jueves, 20 de agosto de 2015

Alcedo Mora, il primo politico “Desaparecido” della V Repubblica in Venezuela

Attilio Folliero, Caracas 31/07/2015 – Tradotto all’Italiano in data 20/08/2015


I comunisti, i rivoluzionari veri sono sempre in pericolo, sia in dittatura che in democrazia. Cinque mesi fa si son portati via Alcedo Mora per aver denunciato la corruzione in PDVSA. Vivo se lo portarono, vivo lo rivogliamo!

Vedasi sito web: Operación AlcedoMora;

Alcedo Mora è un funzionario del governo regionale dello stato Merida, regione andina del Venezuela. Anche a Merida, come nella maggir parte delle altre regioni del venezuela governa il Partito Socialista. Alcedo Mora è un socialista, un rivoluzionario sincero.

Il 27 Febbraio del 2015 Alcedo Mora ha lasciato la sua casa a Merida per dirigersi alla sede del governo regionale, sempre a Merida, dove lavora. Da quel momento si sono perse le tracce; non si è saputo più niente di lui. Alla data attuale, ad oltre cinque mesi dalla sua sparizione non si sa assolutamente niente di lui.


Alcedo Mora rappresenta il primo caso di “desparecido”, di scomparso nella storia della V Repubblica del Venezuela, fortemente voluta da Hugo Chávez.

Alcedo Mora è un dirigente político, un attivista sociale che ha sempre aiutato i bisognosi; è un socialista, chavista, antimperialista e un rivoluzionario convinto e sincero.

Al momento della sua scomparsa stava indagando la corruzione nello stato Merida e in particolare casi di corruzione in cui erano coinvolti funzionari di PDVSA, l’impresa petrolífera statale (1). A tal fine aveva consegnato al Governatore dello stato Merida, Alexis Ramirez, anche lui chavista e socialista ed al Segretario del Governo, Luis Martinez Rico, prove riguardanti i casi di corruzione indagati.



Quando è stato chiesto al Segretario del Governo di Merida, Luis Martinez Rico, come stessero andando le indagini sulla scomparsa di Alcedo Mora, secondo la testimonianza del figlio di Mora, l’importante rappresentate del Governo ha risposto con le seguenti parole: “Questo succede a tuo padre per parlare di cose futili”, che tradotto in linguaggio comprensibile significa “questo succede a tuo padre per intromettersi in affari che non gli riguardano” (2). Naturalmente si tratta di una risposta molto insolita e quindi sarebbe opportuno che questo funzionario spiegasse alla famiglia, alla comunità di Merida ed all’intero paese il senso delle sue parole.

Alcedo Mora è dunque un politico scomparso, il primo della V Repubblica. La sua scomparsa duole ai suoi familiari, ai suoi amici ed a tutti i rivoluzionari veri e sinceri. Purtroppo non è l’unico caso di sparizione forzata: dal mese di marzo 2015 sono scomparsi anche i fratelli Esneider ed Eliezer Vergel, residenti rispettivamente nello stato Barinas e nello Zulia. I due fratelli erano di origine colombiana ed erano in Venezuela come rifugiati. La scomparsa dei due fratelli è legata a quella di Alcedo Mora, come ha speciificato il difensore civico e presidente del Potere Cittadino, Tarek William Saab (3).

Alcedo Mora: padre, rivoluzionario e poeta

Molte volte ho avuto l'opportunità di conversare con amici rivoluzionari non solo venezuelani, ma anche cileni, argentini e peruani sui pericoli che corrono i comunisti, i rivoluzionari sinceri, quelli che vogliono veramente cambiare il mondo.

Quando il potere, qualunque esso sia, teme i veri rivoluzionari, i comunisti, le persone che vogliono davvero cambiare il mondo, finisce per reagire sempre allo stesso modo: emanando leggi speciali, incarcerando, ammazzando o facendo sparire chi da fastidio al potere.

I rivoluzionari in pericolo durante le dittature

Io sono originario dell’Italia, un paese oggi democratico (ma come ebbe a dire Lenin "La democrazia è il migliore involucro del capitale”, ovvero “una forma di governo in cui si cambia tiranno ogni quattro anni"), dove è esistito un Partito Comunista (PCI) che arrivò ad essere il più grande partito d’Italia (4). In una democrazia, o meglio, in una socialdemocrazia il fatto di avere un grande partito comunista o socialista e addirittura al governo non rappresenta nessuna garanzia per i veri rivoluzionari.

Anteriormente all’attuale "democrazia", in Italia c'è stato il fascismo; 20 anni di una feroce dittatura, che oggi i revisionisti della storia stanno tentando di riabilitare, presentando il fascismo come un movimento dagli aspetti positivi che ha apportato benefici al Paese e agli italiani (5).

Naturalmente i rivoluzionari, i comunisti ed i socialisti sono le principali vittime dei regimi dittatoriali e fascisti.

Prendendo come esempio l'Italia, possiamo certamente dire che l'uso sistematico della violenza contro gli oppositori politici, contro le loro famiglie e contro le loro organizzazioni è stata una delle principali armi usate dal fascismo soprattutto agli inizi: i rapimenti, le torture, le percosse, le umiliazioni o il semplice far bere olio di ricino erano tra le forme di violenza più diffuse.

Molti oppositori del fascismo sono morti a causa di queste violenze. Tra il 1919 e il 1922, agli albori del fascismo ci sono stati circa 500 morti causati dalle spedizioni punitive. Tra i casi più famosi di sparizione, sequestro ed omicidio troviamo: il socialista Giacomo Matteotti, prima scomparso e poi trovato morto; Piero Gobetti, che soffrì un vile attentato nel settembre del 1924 e morì due anni dopo, in esilio, proprio a causa delle conseguenze di quell’attentato; Giovanni Amendola morì per le ferite riportate nell’aggressione fascista del luglio 1925; il parroco Don Giovanni Minzoni, assassinato da una spedizione fascista.

Il fascismo è arrivato a commettere omicidi politici perfino all’estero; i fratelli Carlo e Nello Rosselli, che vivevano esiliati a Parigi, furono assassinati per mano di Arturo Bocchini, capo della polizia fascista per ordine dello stesso Mussolini e di suo genero, il Ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano.

Il fascismo istituì un Tribunale speciale per giudicare militanti e simpatizzanti di sinistra. Durante la sua attività, questo tribunale ha giudicato 5.619 persone, delle quali 4.596 furono condannate; le condanne a morte furono 42. Tra i condannati anche Antonio Gramsci ed il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini.

Un altro strumento violento con il quale ha agito il fascismo italiano contro i rivoluzionari fu l’arresto ed il confino, ovvero la deportazione in aree remote del paese o sulle isole più disperse del Mediterraneo; oltre 15.000 sono stati i condannati al confino e di questi 177 antifascisti sono morti.

Naturalmente non si può dimenticare la politica anti-ebraica e le leggi razziali del 1938: più di 10.000 ebrei italiani finirono nei campi di sterminio tedeschi.

Dopo l'armistizio, firmato il 3 settembre del 1943 e reso pubblico l'8 settembre 1943, e la costituzione della Repubblica Sociale Italiana (RSI) da parte di Mussolini nel nord Italia, centinaia di migliaia di soldati italiani che non aderirono alla RSI, furono deportati in Germania.

Ovviamente la maggior violenza ascrivibile al regime fascista è aver portato l’Italia in guerra. La seconda guerra mondiale ha comportato la morte di quasi mezzo milione di italiani, fra militari e civili; più di 320.000 soldati feriti e 621.000 militari furono fatti prigionieri.

Neppure possiamo dimenticare, come fanno i revisionisti, gli etiopi ammazzati col gas durante la guerra per l'Impero, o i libici torturati e impiccati durante la repressione degli anni Venti e Trenta, o gli jugoslavi uccisi nei campi di concentramento in Croazia.

Il regime fascista si caratterizzò anche per il furto, la corruzione e l'arricchimento dei principali componenti della dittatura fascista a partire dallo stesso Mussolini, da suo fratello Arnaldo, dalla figlia  Edda e dal genero Galeazzo Ciano. Le denunce delle irregolarità degli alti funzionari fascisti, da parte degli esponenti della sinistra furono tra le cause della loro scomparsa ed uccisione. Emblematico è il caso della Sinclair Oil, la società statunitense che pagò tangenti per l'introspezione petrolífera sul suolo italiano. Furono proprio le accuse di corruzione in Parlamento da parte del deputato socialista Giacomo Metteotti la causa della sua scomparsa e successiva uccisione.

Attualmente il revisionismo sul fascismo sta diffondendo una serie di bugie per riabilitare questo movimento violento. Approfittiamo questo scritto per chiarire alcune di queste menzogne che vengono diffuse.

I revisionisti dicono che il fascismo ha istituito la pensione, che durante il ventennio tutti stavano bene, che non c'era la disoccupazione, che vennero costruite grandi opere, come le grandi vie di comunicazione, che ha favorito l'uso che della bicicletta, che tutto funzionava alla perfezione e perfino i treni arrivavano in orario. Sono tutte bugie.

La pensione in Italia venne istituita nel 1898, con il versamento volontario dei contributi previdenziali da parte dei lavoratori; il versamento divenne obbligatorio nel 1919, quindi prima dell'avvento del fascismo.

Premesso che durante il fascismo furono sistematicamente ridotti gli stipendi di operai e impiegati, riguardo la favola che non c’era disoccupazione va detto che tutte le aziende, grandi o piccole, riconvertite all’industria bellica operavano in regime di piena occupazione, ma è anche vero che impiegavano solo gli iscritti al partito fascista; centinaia di migliaia di italiani, che non accettarono l’iscrizione al partito fascista non trovavano lavoro, non potevano partecipare a concorsi pubblici e furono costretti all’esilio, costretti ad emigrare all'estero in cerca di lavoro.

Riguardo le grandi opere pubbliche, le grandi infrastrutture, le vie di comunicazione, non furono realizzate dal fascismo ma furono pianificate dall’anteriore Governo di Giolitti, il quale comprese che l’Italia per potersi sviluppare aveva bisogno innanzitutto di grandi vie di comunicazione e grandi infrastrutture; però né il Governo di Giolitti, né il successivo e tanto meno Mussolini riuscirono a realizzare le grandi infrastrutture, che in Italia furono costruite solo negli anni sessanta.

Che tutto funzionasse e che perfino i treni arrivassero in orario è solo un mito: durante il fascismo si censuravano tutte le notizie relative ad incidenti di treni, interruzioni e ritardi.

Totalmente falsa anche la storia che il fascismo incoraggiò l'uso della bicicletta; in realtà per favorire la nascente azienda automobilistica della famiglia Agnelli, proprietaria della Fiat, mise addirittura una tassa sull’uso della bicicletta e favorì la FIAT acquistando le sue auto date in dotazione ai principali funzionari dell stato, ovviamente pagandole con soldi pubblici (6).

Il fascismo in Italia, dunque fu un regime dittatoriale violento come tutti i regimi dittatoriali ed attuò contro gli oppositori politici mediante leggi costruite ad hoc, tra le quali spicca il Codice Penale del 1932, noto come "Codice Rocco", dal nome del ministro della Giustizia, Alfredo Rocco, che fu uno dei principali redattori. La semplice menzione del comunismo, il solo pensare ad una società differente, in base alle norme del codice penale significava rischiare cinque anni di carcere.

I rivoluzionari in pericolo durante i regimi democratici

In Italia quando cade il fascismo ed arriva la "democrazia" e la repubblica (7), la classe dominante e la classe dirigente del paese, che era stata tutta fascista, si cambia la camicia: si toglie la camicia nera del fascismo e indossa quella bianca della Democrazia Cristiana, il nuovo partito che si apprestava a guidare il paese ed avrebbe governato per i successivi 40 anni. Così, leggi e codici fascisti, tra cui il codice penale, si sbiancarono e si adattarono al nuovo regime, alla democrazia.

Le uniche norme che mai si sbiancarono, che mai furono oggetto di riforma furono quelle relative ai “reati” dei comunisti. Essere comunista è un reato in dittatura come in democrazia.

L'attuale codice penale italiano è lo stesso codice penale dell'epoca fascista e gli articoli 272 e seguenti contengono le stesse norme che si applicavano durante il fascismo contro i comunisti e contro tutti coloro che pensano in una società differente.

Dopo il periodo fascista, le carceri dell’Italia democratica continuarono a riempirsi di comunisti, condannati sempre in base alle stesse leggi dell’epoca fascista (art. 272 ​​e seguenti del Codice Rocco), nonostante la presenza al governo dei partiti di sinistra (Partito Comunista e Partito Socialista) nell'immediato dopoguerra; anzi, il segretario del Partito Comunista, Palmiro Togliatti arrivò ad essere vice primo ministro, dal 12 dicembre 1944 al 21 giugno 1945 e Ministro della Giustizia dal 21 giugno 1945 al 1 Luglio 1946.

Nei 40 anni della prima Repubblica italiana, dalla caduta del fascismo alla caduta del muro di Berlino ed alla fine della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista si ebbero morti, feriti, dispersi ed imprigionati per motivi politici. Essere un comunista, essere un rivoluzionario, essere una persona che vuole cambiare il mondo, che lotta contro la fame, la povertà, la disuguaglianza, la corruzione ... significa sempre essere in pericolo, qualunque sia il regime, sia esso dittatura (formale, come nell’Italia del ventennio fascista o di fatto come si ebbe ad esempio in Venezuela durante i quarant’anni della IV Repubblica, quando formalmente si era in democrazia, ma di fatto attuava una feroce dittatura) o democrazia; un esempio di democrazia o meglio di socialdemocrazia è quella che si ebbe in Italia all’epoca della Prima Repubblica con la Democrazia Cristiana ed i pariti socialisti e comunisti (PSI, PSDI, PCI); un altro esempio è la attuale socialdemocrazia in Venezuela, patria dello scomparso Alcide Mora.

Per inciso, ricordiamo che il Partito Comunista Italiano (PCI), fondata nel 1926, non è lo stesso Partito Comunista d'Italia - Sezione della Terza Internazionale fondato da Bordiga e Gramsci nel 1921. Il PCI di fatto abbandona gli ideali del comunismo ed abbraccia quelli della socialdemocrazia, basati su una più equa redistribuzione delle ricchezze del paese fra tutte le classi sociali, affinché anche i più umili abbiano la possibilità di studiare, curarsi, avere una pensione, avere una abitazione dignitosa, ecc.. In definitiva con la socialdemocrazia le classi dominanti concedono maggiori diritti ai più poveri affinché abbandonino l’idea della rivoluzione e gli ideali del socialismo e del comunismo.

Il PCI abbandonò i principi del marxismo incentrati sugli interessi inconciliabili fra le classi sociali e quindi la lotta di classe per abbracciare i principi della socialdemocrazia e del consociativismo. Già all’indomani della caduta del fascismo con la cosiddetta “Svolta di Salerno”, su iniziativa di Palmiro Togliatti, segretario del PCI, impulsato da Stalin, si arrivò ad un compromesso tra partiti antifascisti, monarchia e Badoglio, che permise la formazione di un governo di unità nazionale; in sostanza un accordo tra le varie parti sociali portò il 22 aprile del 1944 alla formazione del governo di unità nazionale con Pietro Badoglio come Presidente del Consiglio dei Ministri e Palmiro Togliatti come Vicepresidente. Importante ricordare che il Generale Badoglio era stato membro del Partito Fascista e su richiesta dell’Etiopia era stato inserito dall’ONU nella lista dei criminali di guerra, anche se non venne mai processato. 

Successivamente, negli anni settanta si ebbe il Compromesso storico, con il quale il PCI si avvicina alla Democrazia Cristiana, al partito di governo; altro importante capitolo di una politica basata sulla conciliazione fra le classi sociali portata avanti dal PCI di Enrico Berlinguer.

Quando il PCI scompare nel 1991, si forma il “Partito Democratico" (che arriva a tale denominazione dopo una serie di cambiamenti nel nome del partito), in cui convergono una parte del PCI, una parte della pure scomparsa Democrazia Cristiana, una parte del Partito Socialista e altri piccoli partiti.

Il Partito Democratico, che continua a dirsi di sinistra, pur trattandosi di un partito la cui politica è incentrata apertamente sul neoliberismo, attualmente governa l'Italia, congiuntamente alla destra, di cui Angelino Alfano, attuale Ministro degli Interni ed ex braccio destro di Berlusconi è il suo massimo rappresentante.

In conclusione, oggi l'Italia è governata da una grande coalizione di centro-sinistra e centro-destra al servizio della classe dominante ed ovviamente contro gli interessi del proletariato italiano, con un programma tendente fortemente a ridurre i diritti conquistati in passato dalle classi subalterne, grazie a lotte sindacali, scioperi, proteste, manifestazioni di piazza, morti, feriti e tanti manifestanti finiti in galera.

È opportuno chiarire anche la situazione dell’ormai scomparso o comunque del tutto invisibile Partito della Rifondazione Comunista di quel Fausto Bertinotti, che quando arrivò in Venezuela venne accolto come un re.

L'attacco al proletariato italiano era cominciato negli anni ottanta da parte dell’oligarca Agnelli (FIAT) e dei loro lacchè nel governo (di cui rimangono ancora in giro i vari Prodi, Amato e l’anziano Napolitano, fino a pochi mesi fa Presidente della Repubblica) e nel sindacato, includendo l’organizzazione sindacale più di sinistra, ovvero la CGIL di Luciano Lama e di uno dei suoi principali collaboratori, Fausto Bertinotti. Ricordiamo che quando Lama muore, già nel primo anniversario della morte nessuno si ricordava di lui, ad eccezione dell’oligarca Gianni Agnelli, che in suo onore fece pubblicare una intera pagina nel quotidiano "Il Sole 24 Ore" (8) Tanti furono i favori di Lama all’oligarchia italiana! Uno dei principali collaboratori di Lama era dunque quel Fausto Bertinotti, che in futuro sarebbe stato premiato con la Presidenza della Camera dei Deputati.

Quando il PCI scomparve, alcuni militanti non accettavano l’idea che il nome del Partito Comunista sparisse per sempre. Per evitare che questi militanti potessero finire nell’estrema sinistra, in qualche organizzazione rivoluzionaria, viene confezionato un vestito, ovvero un partito per tenerli buoni e ancorati ai principi della socialdemocrazia. Il partito venne chiamato Partito della Rifondazione Comunista, a capo del quale in definitiva venne messo come segretario proprio quel Fausto Bertinotti, già collaboratore di Lama. Strano personaggio questo Bertinotti, tra l'altro perché da un lato andava in Venezuela ad incontrare e lodare Chávez e dall'altro il suo quotidiano "Liberazione", l'organo ufficiale del Partito della Rifondazione Comunista un giorno si e l’altro pure attaccava Venezuela, Cuba e tutto ciò che potesse definirsi di sinistra (9).


Essere un comunista, un socialista, un rivoluzionario significa essere sempre in pericolo, in dittatura, come in democrazia. Bisogna essere consapevoli di questo e bisogna sempre lottare per chi cade vittima di una qualsiasi forma di repressione, ovunque nel mondo. La lotta e la solidarietà dei proletari non conosce confini. L’internazionalismo è uno dei principi fondamentali del marxismo.

Questo è il caso di Alcedo Mora, "desaparecido", scomparso da oltre 5 mesi nella democratica “Quinta Repubblica” del Venezuela. Ad Alcedo Mora, ai suoi familiari, ai suoi amici e collaboratori tutta la nostra solidarietà e la solidarietà internazionale. Ovviamente il nostro pensiero, la nostra solidarietà va anche ai fratelli Vergel, scomparsi anche loro e coinvolti nella scomparsa di Alcedo Mora.

Alcedo Mora è uno scomparso ed è un político rivoluzionario, quindi un politico scomparso. Vivo se lo portarono e vivo lo rivogliamo. (10). Nonostante tutti i falsi socialisti.


Hablan familiares del desaparecido Alcedo Mora


En Mexico actividad de Yuri Valecillo en apoyo a Alcedo Mora
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Note

(1)  Per informazioni dettagliate sulle denunce di Alcedo Mora, vedasi http://www.radiofeyalegrianoticias.net/web/2015/04/lider-revolucionario-lleva-49-dias-desaparecido-audio/

(2)  Fonte: Articulo “Alcedo Mora se lo llevaron vivo y vivo debe aparecer, ¡Carajo!”, Url:http://www.aporrea.org/contraloria/n270101.html

(3)  Vedasi artículo in spagnaolo di AVN “Investigan denuncia de presunta desaparición forzada de tres personas en Mérida”, Url: http://www.avn.info.ve/contenido/investigan-denuncia-presunta-desaparici%C3%B3n-forzada-tres-personas-m%C3%A9rida;

(4)  Il PCI arrivò al suo massimo storico nelle elezioni del 1976, quando ottenne il 34.4% dei voti ed era il secondo partito italiano; nelle elezioni europee del 1984 arrivò ad essere il primo partito italiano con il 33,33% dei voti, contro il 32,97% della Democrazia Cristiana.

(5)  Il fascismo storicamente parlando va dal 28 di ottobre del 1922, giorno della "Marcia su Roma" al 25 luglio julio del 1943, giornod ella destituzione di Mussolini da parte del Re Vittorio Emanuele III, od anche fino al 28 di aprile del 1945 giorno della fucilazione di Mussolini.

(6)  Per informazioni sul fascismo vedasi articolo “Le bufale sul fascismo”, Url: http://ceifan.org/index2.htm.

(7)  Con la destituzione di Mussolini, il 25 luglio del 1943, comincia un periodo di transizione che alla fine della Seconda Guerra Mondiale porterà il popolo italiano a decidere la forma di stato nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946; vincendo l'opzione “Repubblica” termina la monarchia in Italia; l'Assemblea Costituente approvò la nuova Costituzione il 22 dicembre del 1947, ed entra in vigore il primo gennaio del 1948.

(8)  Il fatto è citato nell'articolo “Bruno Trentin, morte di un combattente”, Url: http://www.carmillaonline.com/2007/08/25/bruno-trentin-morte-di-un-comb/.

(9)  Vedasi quello che scriveva “Liberazione” relativamente a Venezuela e Cuba, Url: http://www.lapatriagrande.net/02_italia/liberazione_e_informazione/liberazione.htm.

(10)              Vedasi articolo in spagnolo "Llamamiento al Presidente Maduro para hallar a Alcedo Mora" di Zulay Farías, Url: http://www.aporrea.org/ddhh/a207663.html
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3 comentarios :

  1. capita a fagiolo questa "chicca " successa a Reggio Emilia stasera ,non contenti di aver cooptato Lotta Continua ora si appropriano pure della parte più pura del movimento .falsi e bastardi allestiscono teatrini per riscrivere la storia a loro uso e consumo ma ci sarà sempre un compagno ,un vero compagno a sputtanarli

    http://www.carmillaonline.com/2015/08/22/radio-alice-e-il-pdiavolo/

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    1. Eh si. Come avrai certamente notato, il mio articolo parte dal Venezuela, pero' la mia vuole essere una critica alla situazione italiana che parte da lontano, al PCI di Togliatti, alla svolta di salerno, all'abbandono dei principi del marxismo per abbracciare la politica della concertazione,del consociativismo, della solidarietà nazionale, che nelle anni settanta prese il nome di compromesso storico. Io non ho mai nascosto le mie ideologie, di essere marxista-leninista; fin da "bambino" ho frequentato la sezione del PCI, ma poi grazie allo studio ho preso coscienza che il PCI non era un partito comunista, ma un semplice partito elettoralistico votato ai principi della socialdemocrazia. Quando Berlinguer, segretario del PCI, venne a Lucera, il mio paese, il 29 gennaio del 1983 per rendere omaggio a Giuseppe di Vittorio, che era stato rinchiuso appunto nel carcere di Lucera fui a vederlo; ero davanti al carcere, in prima fila assieme a tantissima gente. Tutti gli stringevano la mano e lui allungava la mano a tutti; ad un certo punto la allungò anche a me, ma io rimasi immobile; la mia mano non si protese verso la sua; per un attimo i nostri occhi si incrociarono, chiedendomi: "Che starà pensando? Si sarà chiesto perché non ho voluto stringergli la mano?"

      Avevo 17 anni e non avevo una solida formazione ideologica, però già allora ero cosciente che il PCI non era un partito comunista. Non volli stringergli la mano perché comunque ero molto critico verso il PCI, verso la sua politica del compromesso storico. Mio padre era operaio e fin da bambino ho assitito alle lotte per conservare il posto di lavoro. E per bambino intendo 7 anni. Nel 1972 la fabbrica di laterizi dove lavorava mio padre, la ILCA di Lucera, chiuse e lui e gli altri operai nel tentativo estremo di conservare il posto di lavoro la occuparono. Ricordo i carabinieri schierati a difesa della fabbrica e dei padroni. Ricordo lo squallido intervento del vescovo che in prossimità del natale (del 1972) andò nella fabbrica occupata a dire messa e portare i panettoni agli operai (Panettone San Siro), ovviamente facendo finta di essere solidale con gli operai, ma in fondo appoggiava i padroni; il vescovo pensaba di comprare corrompere gli operai con un panettone. Praticamente sono vissuto con la convizione che la società fosse divisa in classi, ricchi e poveri, i padroni e gli operai. La DC (appoggiata dal vescovo e dalla chiesa) per me bambino, era il partito di governo, quindi il partito dei padroni. Per conseguenza qualche anno dopo, essendo ancora bambino, ma con le idee chiare di come era la società, quando Berlinguer parlava di compromesso storico, di collaborazione con la DC, per me significava collaborazione con i padroni, con quelli che avevano chiuso la fabbrica di mio padre. Non potevo accettarlo. Non si può ingannare la gente; prima o poi la gente prende coscienza, assume che la si sta ingannando. La storia non si può riscrivere.

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  2. bella testimonianza,Attilio,che dimostra da un lato come un semplice 2+2 ti renda consapevole e dall'altro, vuoi per interesse personale vuoi per cecità ideologica vuoi per lassismo,c'è chi la matematica resta materia opinabile

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