lunes, 5 de junio de 2017

Stevia, una piccola pianta contro l’industria saccariera

Corinne Smith (*) – Tratto da “L’Ecologist italiano” nr. 4
Fonte: Disinformazione.it

Originaria del Paraguay, la Stevia rebaudiana Bertoni presenta delle foglie che hanno un potere dolcificante quaranta volte superiore a quello dello zucchero. La Stevioside estratta dalla pianta è, a sua volta, trecento volte più dolcificante! La Stevia è attualmente utilizzata come edulcorante in Giappone, in America latina, in Cina, e come complemento alimentare negli Stati Uniti ma è... proibita in Europa.

Un'alternativa allo zucchero, ai dolcificanti di sintesi... e agli industriali del settore?

La Stevia rebaudiana Bertoni fa parte della famiglia delle Asteracee e del genere Stevia che raggruppa 154 specie. Questa pianta alta circa 60-100 cm, resistente e non selvatica, è originaria del nord-est del Paraguay. Gli indiani Guaranì utilizzarono questa "erba dolce" fin dai tempi precolombiani per dolcificare la loro bevanda principale, il màte. Il nome della specie, "rebaudiana", le è stato conferito in omaggio al chimico Rebaudi che per primo è riuscito ad isolare la sostanza edulcorante contenuta nella pianta. Moises Bertoni, direttore della facoltà di agraria di Asuncion in Paraguay, è stato invece il primo a pubblicare una descrizione della pianta nel 1899, ma l'aveva confusa con un'agrimonia e l'aveva chiamata infatti Eupatorium rebaudiarium. E qualificativo "Bertoni" sarà accolto solo più tardi, in seguito a ricerche portate avanti da botanici tedeschi che hanno corretto l'errore. Si può comunque ascrivere a merito di Bertoní il fatto che la sua "scoperta" ha facilitato la diffusione e portato in tutto il mondo la fama della Stevia.

Così questa pianta, per il grandissimo potere dolcificante delle sue foglie, è attualmente coltivata e commercializzata in Paraguay, in Messico, in Brasile, in Giappone - dove è presente nel 50% dei prodotti dolcificanti - in Cina, in Malesia e in Corea del Sud. Le sue foglie sono lasciate seccare per essere poi ridotte ad una polvere più o meno raffinata, che può essere verde o bianca. Il suo successo commerciale in quei paesi è dovuto al grande potere dolcificante conferitole dal composto molecolare "stevioside" che rappresenta all'incirca il 10% della materia secca della pianta.

Commercializzazione limitata

La Stevia , molto popolare in America Latina e in Asia, non può essere commercializzata in Europa; non essendoci infatti mai stati dei consumi significativi di essa all'interno dell'Unione Europea, è considerata fuori legge.Le decisioni della Commissione Europea sono particolarmente chiare: la Stevia , "pianta e foglie secche", non può essere messa sul mercato come “alimento o ingrediente alimentare" (1) o come edulcorante (2) - ma nulla ne vieta la commercializzazione come pianta ornamentale.

La Commissione si basa non su una presunta tossicità, ma sulla mancanza di dati disponibili. Il deputato europeo Graham Watson in una petizione rivolta alla Commissione (3) fa notare che i dati sono insufficienti sia per autorizzare che per proibire definitivamente la commercializzazione della Stevia a fini alimentari. Il commissario Byrne di rimando sostiene, nella sua replica del 3 luglio del 2000, che possono esser presentate nuove domande. In pratica, la decisone della Commissione ha portato ad un quasi totale abbandono delle varie iniziative in favore della Stevia in Europa e in particolare di un programma di coltivazione di questa pianta nel sud Europa (4).

Tuttavia alcuni scienziati, come il Dottor Jan Geuns della Università Cattolica di Lovanio, la cui richiesta di autorizzazione è all'origine della presa di posizione da parte della Commissione, hanno continuato le ricerche e sono categorici sull'innocuità della pianta.

Il dossier della Stevia potrebbe dunque essere riaperto, su pressione scientifica e mediatica, visto che una società francese che distribuiva polvere di Stevia è attualmente sotto processo.

La Stevia fa concorrenza ai dolcificanti

La Stevia è una concorrente diretta dei dolcificanti di sintesi poiché come questi non contiene calorie e ha un grande potere dolcificante. Anzi sembra che la Stevia non presenti rischi per la salute. La questione del possibile effetto cancerogeno dei dolcificanti di sintesi è stata più volte sollevata. 7000 reclami contro l'aspartame sono stati inviati tra il 1982 e 1995 alla Food and Drug Administration (FDA) americana, mentre nessun reclamo è mai stato registrato finora sulla Stevia.Non esiste alcuno studio sulla salute degli Indiani Guaranì che abbia sollevato dubbi riguardo ai possibili effetti negativi del loro consumo quotidiano di 10 caraffe di màte dolcificato con la Stevia. Può essere la Stevia oggetto di censura? Negli Stati Uniti nel 1991 la FDA aveva proibito l'uso della Stevia come additivo alimentare e ne aveva vietata l'importazione. Sotto la pressione di consumatori e produttori, la FDA ha accettato nel 1995 di autorizzare la vendita della Stevia a titolo di "complemento alimentare", ma la sua commercializzazione come dolcificante è tuttora vietata.

La commercializzazione della Stevia è autorizzata in Giappone e nei paesi dell'America Latina dove gli studi necessari a consentire l'immissione sul mercato hanno determinato la sua innocuità. E governo canadese sta sviluppando attualmente un programma scientifico per incoraggiare la produzione della Stevia.

Un sostituto dello zucchero

Certamente la Stevia è un concorrente per l'industria dello zucchero, dato che non è calorica e può facilmente essere coltivata, come il basilico, da chiunque per uso personale. L'Afssa ha raccomandato in un recente rapporto una diminuzione del 25% nel consumo quotidiano di zucchero, responsabile, almeno in parte, del sovrappeso che affligge, secondo alcune stime, A 19% dei bambini.

E’ meglio trovare i glucidi negli zuccheri lenti, che si digeriscono e si assimilano lentamente, favorendo l'aumento regolare e la stabilizzazione del tasso di glucosio nel sangue. Secondo i sostenitori della Stevia, questa pianta, diversamente dallo zucchero, presenta dei vantaggi per la salute, come ad esempio la regolazione del diabete e dell'ipoglicemia, a condizione di un consumo sufficiente di zuccheri lenti che la Stevia non rimpiazza, permettendo però di soddisfare il nostro fabbisogno profondo, e difficilmente eludibile, di zucchero.

Una pianta per uso industriale?

La questione non si può ridurre tuttavia all'opposizione tra gli zuccherifici chimici "grandi e cattivi" e i "piccoli” produttori di Stevia, perché nei paesi in cui la Stevia è entrata nel mercato a pieno titolo, è diventata un prodotto industriale come tutti gli altri. Così ad esempio nel 1970 il Giappone ha bandito l'uso degli edulcoranti artificiali (aspartame e saccarina) per motivi sanitari e nello stesso momento un consorzio giapponese metteva a punto un metodo per l'estrazione dei glucosidi della Stevia. Lo Stato giapponese ha allora autorizzato l'estratto di Stevia come dolcificante alimentare e in questo paese l'estratto è ormai presente in una grande quantità di prodotti agro-alimentarí: dalla salsa di soia alle bevande gassate, dalla gomma da masticare alle focacce e ai dolci di riso.

Se si vuole consumare la Stevia in Europa, dunque, il mezzo più sicuro per sfuggire alla logica industriale è di coltivarsela da soli: le foglie si possono consumare così come sono, al naturale!

Note

(1) Decisione della Commissione del 22 febbraio del 2000 n'2000/196/CE relativa A rifiuto di autorizzazione di immissione sul mercato della Stevia rebaudiana Bertoni: "pianta e foglie secche" considerata come nuovo alimento o nuovo ingrediente alimentare, in conformità alla normativa (CE) n'258/97 sugli alimenti nuovi.

(2) Commissione Europea, Scientific Committee on Food, CS/ADD/EDUL/167 finale, 17 giugno 1999, "Opinion on stevioside as eweetener".

(3) Official Journal of the European Communities, written question E- 1466/00. Il documento è del 10 maggio del 2000, la risposta del Commissario Byrne è del 3 luglio del 2000 e la pubblicazione del 18 aprile 2001.

(4) Studio realizzato presso l'Istituto di tecniche agrarie dell'Università di Hobenheim dal prof. Thomasjungbluth in collaborazione con l'università di Algarve de Faro in Portogallo. Sito: http://www.uni-hohen-heim.de

(*) Corinne Smith, editorialista dell’edizione francese de L’Ecologiste
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