Attilio Folliero, Caracas 21 marzo 2014
Oggi, 21 marzo è il dodicesimo anniversario del mio arrivo in Venezuela. Sono partito dalla mia città, Lucera, in Puglia, nel sud dell'Italia, la sera del 20 marzo 2002. La mattina seguente avevo un aereo per Madrid e da qui un altro aereo per Caracas, dove arrivai appunto nel pomeriggio del 21 marzo 2002.
Sono feliccismo di aver scelto di trasferirmi in Venezuela, però ricordo con profonda nostalgia proprio il giorno della partenza, appunto dodici anni fa. La nostalgia di dover lasciare i miei genitori, mio padre ancora vivo, mia madre, mio fratello, i miei amici..., il mio amico Franco Garofalo, venuto a mancare 3 anni fa per una malattia incurabile. Fu proprio Franco ad accompagnarmi all'aereoporto di Fiumicino. Franco era un amico straordinario, affabile, generoso e sempre molto disponibile. Lo conobbi a Roma, nel 1986, ai tempi dell'università.
Dopo la laurea in medicina, era tornato ad Avellino dove esercitava la professione di medico. Continuò a vivere ad Avellino, anche dopo essersi sposato. Ogni volta che lo vedevo mi parlava dei due figli, mi raccontava dei loro progressi a scuola; mi parlava soprattutto della figlia femmina a cui piaceva lo spagnolo. Mi diceva che la figlia avrebbe studiato "Lingue", come la madre professoressa d'inglese.
Prima di sposarsi, ma anche dopo, trovava sempre il tempo per venire a trovarmi ovunque io fossi. Quando vivevo a Roma, ogni tanto veniva appunto a trovarmi a Roma. Quando tornavo al mio paese, a Lucera, a circa 100 chilometri da Avellino, appena poteva veniva a farmi visita.
Una o due volte all'anno partivamo per un viaggio in Italia. Lui veniva a prendermi a Lucera con la sua macchina a gas e partivamo soli o con qualche altro amico. Con lui ho visitato tanti posti: Pompei, Paestum, Agropoli, Sorrento, Amalfi, Napoli, Salerno, Canne della Battaglia, Castel del Monte, tutto il Gargano, Troia, Matera, Perugia, Assisi, Loreto, Recanati, Ascoli Piceno, Rimini, Savona, Genova, Finale Ligure, Montecarlo e tantissimi altri posti.
A volte dormivamo in hotel, ma più spesso in qualche ostello della gioventù ed a volte anche in macchina o sulla spiaggia. Un 15 agosto arrivammo a Rimini e fummo costertti a dormire sulla spiaggia perchè non c'era un hotel disponibile. Ma chi se ne importava! Un'altra estate arrivammo di sera a Sorrento ed anche in questo caso non trovammo nessun hotel libero e fummo costretti a dormire in macchina. La mattina seguente ci imbarcammo per Capri; fu la mia prima volta a Capri. Quella volta (eravamo nell'agosto del 1988) visitammo anche la bellissima e famosissima Via Krupp di Capri. Era chiusa al pubblico per pericolo di crolli, ma noi "sprezzanti" del pericolo ci intrufollamo lo stesso e la percorremmo tutta! Uno dei posti più affascinanti del mondo.
Un altro dei posti affascinanti visitati insieme fu Matera, i Sassi di Matera. In questo caso passamo la notte in un albergo ricavato in una grotta.
La maggior parte delle volte andavamo a dormire in un ostello della gioventù. A parte conoscere altri giovani, ragazze e ragazzi spesso provenienti da altri paesi del mondo, dormire in un ostello spesso significava dormire in una residenza storica. Ad esempio, l'ostello di Ascoli Piceno era ricavato in una torre medievale; a Savona l'ostello si trovava all'interno della Fortezza del Priamar, nel Risorgimento luogo di reclusione, dove stette carcerato Giuseppe Mazzini; a Finale Ligure, l'ostello era all'interno del Castello Vuillermin, dall'alto del quale si poteva ammirare il bellissimo panorama del golfo; a Modena, l'ostello era ricavato in una scuola che d'estate veniva utilizzata appunto per dare ospitalità ai giovani; a Pompei era all'interno di un antico convento...
L'ultimo viaggio insieme prima di trasferirmi in Venezuela fu quello del Capodanno 2002. Dopo Natale, venne a prendermi a Lucera e partimmo per l'Umbria ed il Lazio, io, lui, mio fratello ed un altro amico nostro che si chiamava pure Franco. Questo viaggio fu veramente diverso e mistico non solo per i luoghi che stavamo visitando, Assisi, Perugia, Acquasparta, Foligno, la cascata delle marmore, Roma, ma anche per il fatto che sapevo sarebbe stato l'ultimo prima della mia partenza per il Venezuela, decisione che avevo già preso, anche se ovviamente non potevo immagine che sarebbe stato un trasferimento definitivo.
Come detto all'inzio, partii da Lucera il 20 marzo e lui, il mio amico Franco venne ad accompagnarmi all'aereoporto di Fiumicino. Il giorno prima, il 19 marzo 2002, le Brigate Rosse avevano assassinato a Bologna Marco Biagi, consulente del Ministro del lavoro; i telegiornali parlavano di una Roma militarizzata; io dovevo andare a Roma a prendere l'aereo e per questo mia madre era molto preoccupata. Partimmo da Lucera verso le 8 di sera; con me e Franco, venne anche Gino, mio fratello. Ricordo che lungo la strada ci fermammo a cenare al Ristorante "Al Traliccio", nei pressi di Venafro, in provincia di Isernia. Decidemmo di fermarci in quel posto, attirati dallo strano nome del ristorante, che si chiamava così per essere ai piedi di un traliccio dell'energia elettrica.
In quello stesso ristorante mi sarei fermato un'altra volta, alcuni anni dopo, sempre con il mio amico Franco, sempre di notte e sempre durante un viaggio verso l'aereoporto di Fiumicino; questa seconda volta però con noi era Cecilia, mia moglie.
Il 21 marzo del 2002 arrivammo a Roma verso le due di notte. Dato che c'era abbastanza tempo prima del volo, previsto per le 8, decidemmo di fare un giro al centro di Roma; quella che secondo i telegiornali doveva essere una città militariazzata, in realtà non presentava presenza alcuna di poliiziotti o militari, tant'è che entrammo in pieno centro, vietato alle auto dei non residenti e parcheggiammo la macchina in Piazza del Colleggio Romano, proprio davanti ad un commissariato di polizia! Dopo aver visitato, di notte il solitario centro di Roma, dal vicino Pantheon fino a Piazza Navona, verso le 4 ci avviammo all'aereoporto "Leonardo da Vicinci", a Fiumicino. Ricorderò o sempre il caloroso saluto col mio Franco e mio fratello.
Il pomeriggio di quello stesso 21 marzo, dopo aver fatto scalo all'aereopuerto di Madrid, mi ritrovai a Caracas dove mi aspettava Cecilia, che sarebbe diventata mia moglie due anni dopo.
In Venezuela era andato per rimanerci qualche mese, al massimo sei mesi, al fine di conoscere la realtà locale. Invece, alla fine ci sono rimasto. In quel periodo, durante quella mia prima permanenza uscì un concorso di assistente amministrativo presso il Consolato Generale d'Italia. Spinto da mia moglie ed informatomi che potevo partecipare a quella selezione mi iscrissi al concorso; per un caso fortuito - dico io - risultai vincitore e rimasi quindi in Venezuela. Al consolato rimasi a lavorare due anni, dopo di che fui licenziato assieme ad altri 400 impiegati dei consolati italiani di tutto il mondo. Ritenendo di essere stato licenziato senza giusta causa, io e vari altri colleghi intraprendemmo una causa giudiziaria contro il Ministero degli Esteri, causa che alla data odierna è ancora in corso.
Tornando al mio Franco, ogni volta che ritornavo in Italialo ci vedevamo. Non abbiamo mai più avuto il tempo di fare un largo viaggio, simili a quelli che facevanmo un tempo, se non brevi viaggi di pochi giorni.
Ovviamente quando io ero in Venezuela, ci sentivamo spesso per telefono e per Internet. Un giorno mi comunicò la notizia della sua malattia, ma non ne parlò come di qualcosa grave. Quando la volta seguente arrivai in italia, lui era ricoverato a Roma, all'ospedale Regina Elena, all'Eur. Io e mia moglie fummo a trovarlo. In realtà lo trovammo in buone condizioni; stava così bene che decise di uscire dall'ospedale, senza permesso alcuno e come ai vecchi tempi andammo in giro per Roma.
L'avevo conosciuto appunto a Roma, ai tempi dell'università. Io vivevo alla residenza universitaria e lui in un appartamento; ci siamo conosciuti alla mensa universitaria, tramite amici che avevamo in comune. Più di una volta mi è capitato dio doverlo ospitare alla residenza universitaria, quando era in attesa di trovare un nuovo appartamento.
Nel novembre del 1986 io avevo dovuto lasciare la residenza universitaria non essendo riuscito a confermarla; i requisiti per ottenere la residenza universitaria erano molto severi, in pratica bisognava essere in regola con tutti gli esami e se ne mancava solo uno erano problemi. Non essendo riuscito ad ottenere la residenza universitaria fui costretto a trasferirmi in una casetta, una sorta di baracca che un altro mio amico aveva preso in affitto non per viverci, ma per lasciare la roba che aveva. Anche il mio amico Franco in quel momento si trovò a dover lasciare l'appartamento dove viveva ed in attesa di trovarne un altro venne a vivere alla "baracca" di Via de Sabelli, a San Lorenzo, quartiere dove si trova l'Università "La Sapienza".
Sfortunatamente per noi, il mese di dicembre del 1986 fu uno dei più freddi di Roma degli ultimi trent'anni; venne anche a nevicare. Faceva così tanto freddo e non avevamo neppure una coperta. Tralascio come ci procurammo unja sera le coperte... forse lo racconterò un'altra volta. Cosa si è costretti a fare nella vita! Dopo Natale, io rimasi a casa, a Lucera, tornando a Roma solamente in primavera; lui invece si trovò un appartamento.
Sempre legato a quel posto ed a Franco, mi viene in mente l'estate seguente, quella del 1987, mese di luglio. Eravamo entrambi ancora a Roma per motivi di studio; lui stava già facendo la tesi e stavamo nuovamente insieme nella "casetta" di Via dei Sabelli. Avendo dovuto riconsegnare l'appartamento, lui venne nuovamente a passare qualche tempo assieme a me. Una sera uscimmo e ci trattenemmo nel centro di Roma fino a notte fonda; di ritorno verso casa, arrivati alla stazione termini, punto obbligato per arrivare a casa, non essendoci autobus ed essendo stanchissimi per continuare a piedi, ci fermammo a dormire coi barboni, coi senza tetto. della stazione.
Dopo la notizia della malattia, andata avanti per vari anni, ogni volta che tornavo lo chiamavo e lui puntualmente arrivava con la sua auto a gas e facevamo qualche breve viaggio al Gargano o al Subappennino Dauno, io, lui e mia moglie. Questa volta la meta era San Giovanni Rotorndo, Mattinata, Manfredonia, San Marco in Lamisi, Peschici, Vieste, la foresta Umbra, San Severo, Apricena, Marina di Chieuti, Lesina e Marina di Lesina, oppure Biccari, Pietra, Faeto, Troia ... Tutti posti ugualmente bellissimi.
Tante volte aveva promesso che sarebbe venuto con la moglie ed i figli, ma alla fine per un motivo o un altro veniva sempre solo. L'ultima volta che venne a trovarmi a Lucera fu il 26 settembre del 2009. Andammo a visitare la città di Troia, nei pressi di Lucera. Oltre a me e lui c'era anche mio fratello con sua moglie e la figlia di nome Francesca, nata sei mesi prima ed il nostro amico Franco. Non sapevo che quella volta sarebbe stata l'ultima volta che andavamo a fare un viaggio insieme. Quando tornai dal Venezuela l'anno seguente a dicembre, lui era grave, non poteva già camminare. In quella occasione fui io che andai a fargli visita ad Avellino, assieme a mia moglie. Era il 28 dicembre del 2010; era l'ultima volta che lo vedevo. Il 6 gennaio facevo ritorno in Venezuela. Lo sentiii per telefono ancora qualche volta, fino a quando un giorno al telefono rispose la moglie, comunicandomi che Franco non c'era più. Piansi e continuo a piangere.
Sono da 12 anni in Venezuela ed ho voluto dedicare questo mio scritto al mio amico Franco che tanto mi manca.
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