Tito Pulsinelli La
Russia si è assicurata la Crimea e gli Stati Uniti hanno messo
sullo scanno presidenziale un uomo di paglia
che non controlla l'Ucraina. Ha innescato una reazione a catena in cui la
frammentazione territoriale modificherà
frontiere, economia e geopolitica. Odessa
e Donetsk, la zona orientale e meridionale, con le miniere, complessi siderurgici, industrie
e agroalimentari (qui)-nocciolo duro dell'economia nazionale- non
potranno sfuggire
all'attrazione gravitazionale esercitata dalla
Crimea. Non si tratta solo
di una questione di identità culturale,
religiosa o linguistica -che comunque non è poca cosa- ma
dei legami con la Russia come mercato naturale e storico
delle esportazioni ucraniane. E' questione di una recente appartenenza
all'universo che ha Mosca come epicentro, vista come un'opzione
preferibile alle forche caudine prospettate dalla UE e alle incertezze
del suo neoliberismo predatore.
Il
golpe prolungato della Casa Bianca, una volta
in più dimostra che forzare illegalmente il “regime change”, con l'obligatoria alleanza con la feccia politica (1) e con le oligarchie più
retrive, non garantisce il controllo pieno di una
nazione. La prevedibilità dovuta alla reiterata
e meccanica applicazione del manuale operativo "ingerenzista",
con l'aggiunta dell'uso più intensivo dell'arsenale
mediatico, è insufficiente. Stride con la lucidità del Cremlino che si assicura
senza colpo ferire quel che gli stava più a cuore. Risalta
l'inerzia opaca e la subordinazione della vassalla dirigenza dell'UE. Svanisce il miraggio di “invadere un mercato” di 40 milioni di
persone, poche settimane dopo aver fatto la voce grossa
contro Yanukovich, con velleitari diktat a un presidente legittimo.
Oggi,
il traballante fantoccio occidentale Arseniy Yatsenyuk
(qui), che non regna nè
governa, è sorretto da un contingente di
mercenari Blackwater e dalla minaccia di sanzioni anti-russe, agitate come uno spauracchio, incoerente o autolesionista.
Nessuno ha scordato che gli USA e UE, furono promotori attivi del separatismo imposto dalla NATO
che smembrò la Yugoslavia. Come la
metteranno con gli applausi del 17 febbraio del 2008 al separatismo
del Kosovo che proclamò unilateralemente la sua independenza dalla Serbia?
Dopo il Sud Sudan, stanno
impugnando un'arma spuntata che farà cilecca. Hanno
perso ogni credibilità.
Sanzioni contro Mosca
La
Russia può replicare all'arma economica con un'ampio ventaglio di risposte, proporzionali e simmetriche. L'esclusione dal G7 è cosa trascurabile poichè da tempo sono ex-7-grandi,
vista l'assenza della Cina o la presenza dell'Italia, del Regno Unito e
Francia in picchiata. Putin esige da Kiev il pagamento della fattura
arretrata del gas (1,2
miliardi di dollari) o immediata sospensione parziale delle
forniture ai golpisti, che stanno violando i diritti civili e umani dei
russofoni e russofili.
In
nessun caso permetterà l'istallazione di
basi della NATO o USA senza intervenire sulle forniture dell'oleodotto
che alimenta l'Europa meridionale. Ai fantocci di Kiev e agli
oligarchi sionisti istallati come governatori delle “zone ricche”
russofone, verrebbe a mancare un gettito fiscale considerevole.
Putin
aveva offerto all'Ucraina 12 miliardi di dollari, l'UE solo vaghe
promesse a futuro e un immediato restyling oneroso dell'economia. Dopo l'arrivo negli USA dei lingotti della riserva
monetaria, Obama elargisce 1 miliardo che in realtà esce dalle casse del FMI. Viene accompagnato dalla lista della spesa, vale a
dire i comparti da svendere alle banche e multinazionali
anglosassoni. In pratica, hanno investito molto di più per demolire
l'Ucraina e affondare un governo a fine mandato. Appena 24 ore dopo la firma
di un accordo che prevedeva l'anticipazione delle elezioni, c'è
stato il finale con il tiro libero dei cecchini sui manifestanti e poliziotti
(qui) e (qui)
Il
cinismo di Washington è senza frontiere, consapevole che
il danno maggiore ricadrebbe sull'UE con la perdita delle
esportazioni all'immenso mercato russo, vitali in tempi di crisi. A
parte Berlino, rifornita direttamente dalla costa russa con
l'oleodotto North Stream che attraversa il mar Baltico, nel resto d'Europa sarebbe a
rischio la stabilità energetica. Si dovranno trovare in fretta nuovi fornitori che rimpiazzino i 5 milioni di barili e il 40% del gas provenienti dalla Russia. L'ingovernabilità della Libia
“democratizzata” dalla NATO, alle prese con una guerra civile permanente,
e il Mediterraneo solcato sempre più da navi da guerra, non
garantiscono la continuità delle forniture.
Contro-sanzioni
Gli
occidentali non hanno i soldi per una guerra alla Russia, in ogni
caso l'UE non può permettere di farsi coinvolgere ulteriormente
in velleitarie sanzioni, stavolta antirusse. La Georgia fu abbandonata al suo
destino dopo l'improvvida guerra contro l'Ossetia e Abkazia, fermata in secco dai russi.
Il
Cremlino dimostra che dispone di due mosse in
più sullo scacchiere rispetto al prevedibile copione del Pentagono e vassalli. La subordinata UE sembra giocare
a mosca cieca. Il 6 marzo, la banca centrale russa rimpatriò
immediatamente varie decine di miliardi di dollari depositati nelle
banche nordamericane o li spostò verso i paradisi fiscali (2). Fino allo scorso settembre, i depositi della Russia
nelle banche di 44 paesi occidentali ammontava a 160 miliardi di
dollari, mentre 24 paesi hanno depositi per 242 miliardi nel sistema
bancario russo (3). La Francia ben 50 miliardi e gli USA 35 miliardi. Chi
danneggia chi?
Rinuncia al dollaro a favore d'altre monete e creazione di un proprio sistema di pagamenti, è lo scenario ventilato da Sergei Glaziev, consigliere del presidente Putin. Nell'immediato, Master Card, Visa e tutte le carte di credito verrebbero estromesse dalla Federazione Russa. Sarà un propellente per una nuova moneta comune all'area del BRICS, o per un paniere costituito da monete nazionali e materie prime. Se il sostegno al governo de facto di Kiev porta a vie di fatto di tipo finanziario e commerciale, si rinsalderà la complementarietà del BRICS e dei suoi stretti alleati (Iran, Venezuela). Con provvedimenti convergenti verso la s-dollarizzazione del petrolio e accorciare i tempi del varo della Opec del gas. In ogni caso, vi sarà la moltiplicazione degli scambi in valuta nazionale, già in corso.
Rinuncia al dollaro a favore d'altre monete e creazione di un proprio sistema di pagamenti, è lo scenario ventilato da Sergei Glaziev, consigliere del presidente Putin. Nell'immediato, Master Card, Visa e tutte le carte di credito verrebbero estromesse dalla Federazione Russa. Sarà un propellente per una nuova moneta comune all'area del BRICS, o per un paniere costituito da monete nazionali e materie prime. Se il sostegno al governo de facto di Kiev porta a vie di fatto di tipo finanziario e commerciale, si rinsalderà la complementarietà del BRICS e dei suoi stretti alleati (Iran, Venezuela). Con provvedimenti convergenti verso la s-dollarizzazione del petrolio e accorciare i tempi del varo della Opec del gas. In ogni caso, vi sarà la moltiplicazione degli scambi in valuta nazionale, già in corso.
Fallisce Bis a Caracas
E' da ricordare che mentre i cecchini spianavano la strada al golpista Yatsenyuk, simultaneamente i suoi sponsor innescarono
la destabilizzazione del Venezuela, con l'obiettivo di estromettere il
presidente Maduro, eletto appena un anno fa. Washington toglie la
museruola all'estremismo di destra più radicale e ultraminoritario,
infarcito con narco-paramilitares colombiani, e vende al mondo una "rivolta dei quartieri residenziali" (qui)
come una "guerra civile in sviluppo" da evitare ad ogni costo. La mossa
del Pentagono fallisce, così pure i tentativi di trovare
fiancheggiatori per l'ingerenza in Venezuela. L'Unasur e 29 su 32 paesi
latino-americani appoggiano il Venezuela. Gli USA sono soli. Vengono
allo scoperto le sue consuetudinarie manovre illegali, che stavolta
mostrano un certo affanno per contrastare il declino egemonico, però con mezzi inappropriate e narrative obsolete.
(1) Oscurantismo
dei Fratelli Musulmani in Egitto, alqaedisti in Siria, nazisti in
Ucrania, destra razzista e neocoloniale in Venezuela
(2) giornale
economico francese Challenge, 7 marzo 2014
(3)
Agenzia
Bloomberg,7 mars 2014
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