Firma la petizione, inviando un email a: francesco.cecchini2000
http://umbvrei.blogspot.com/2014/05/per-la-liberta-dei-cinque-prigionieri.html
El trueno cae y se queda entre las hojas. Los
animales comen las hojas. Los animales comen las hojas. Los animales comen las
hojas y se ponen violentos. Los hombres comn los animales y se ponen violentos.
La tierra se come a los hombres y
empieza a rugir como el trueno. Il tuono cade e resta
tra le foglie. Gli animali mangiano le foglie e diventano violenti. Gli uomini
mangiano gli animali e diventano violenti. La terra mangia gli uomini ed inizia
a ruggire come il tuono. (da una leggenda di un popolo
originario del Paraguay)
E in Paraguay, di questi tempi, la terra sta proprio
ruggendo. Una terra color rosso, non solo perché impregnata di titanio, il
Paraguay ha le maggiori riserve mondiali di questo minerale, ma perché
macchiata dal sangue di molti contadini assassinati dai vari regimi. Sangre seca sobre tierra roja, sangue
secco su terra rossa, è il titolo un articolo del settimanale uruguaiano Brecha
su questo paese. Solamente dalla caduta della dittatura di Stroessener, nel
1989, si sono registrati circa 200 assassini di dirigenti sindacali campesinos.
Ai quali si sono aggiunti gli undici contadini massacrati a Curuguaty, due
anni fa.
SAN ISIDRO LABRADOR DE CURUGUATY.
Mappa del
Paraguay
Curuguaty, prende il nome da una parola guaraní, Curuguá, una pianta da frutti, si
trova nel nord est del paese a circa 250 km da Assunción e non lontano dai
confini con il Brasile. Ora non è solo un luogo geografico, ma l’emblema di
tutta la storia del Paraguay.
Un agile documentario, 12 minuti, di un giovane regista, Marcelo
Martinessi, La tierra en Paraguay ,
aiuta a capire la storia del latifondo, dalla guerra della triplice alleanza ad
oggi e delle sue conseguenze sociali e politiche compreso il conflitto per la
terra a Curuguaty.
L’ espulsione
dalle campagne dei contadini paraguaiani ha le sue radici
nell’ esproprio generale che segui alla sconfitta subita dal Paraguay nel 1870 da
Brasile, Argentina e Uruguay quando il
sistema di proprietà pubblica della terra costruito dal governo di Gaspar
Rodriguez de Francia venne liquidato. Bernardino Caballero, presidente dal 1880
al 1886, decretò la vendita di milioni di ettari per far fronte alle spese e ai
debiti della guerra e per incentivare lo sviluppo economico attraverso l ‘
azione privata. I contadini sopravvissuti alla guerra furono costretti ad
abbondonare le terre dove avevano vissuti per generazioni a diventare proletari
in città o braccianti dei nuovi padroni.
In Paraguay l’ 85% della terra è in mano al
2,5% della popolazione, i terratenintes, ma Il sentimento dei campesinos che la terra appartiene naturalmente a loro, il desiderio di riconquistarla, le loro
lotte per questo obiettivo sono il filo rosso che unisce la storia paraguaiana dal
saccheggio che seguì la guerra della Triplice Alleanza fino ai giorni nostri.
A Curuguaty l’ ex presidente del Partido Colorado Blas Riquelme, morto il
2 settembre 2012, aveva, ora è degli
eredi, una proprietà di 70.000 ettari, acquisita, assieme ad altre, durante la
dittatura di Stroessener. Inoltre asseriva di essere il legittimo proprietario, attraverso sua
impresa Campos Morombi, di Marina
Kué . Marina Kué è un caso
esemplare di quella che in Paraguay viene chiamata “ tierra mal habida”, terra mal ottenuta. Sia durante lo stroenismo
che dopo enormi quantità di campi che avrebbero dovuto essere oggetto di
riforma agraria furono consegnati a politici, impresari e miltari in maniera
fraudolenta. È il caso di Marina Kué. Nell’ anno 1967, Industrial Paraguaya S.A. donò allo Stato una proprietà e lì si
installò un distaccamento della Marina fino al 1999 quando per problemi
economici abbandonò il presidio. Per questa ragione il luogo è conosciuto come Marina Kué, la Vecchia Marina. La Marina
paraguaiana rimase sul posto per circa trent’ anni operando secondo i criteri
della Doctrina de Seguridad Nacional. Dopo
un lungo abbandono da parte dello stato famiglie contadine iniziarono a fare
pratiche per abitare legalmente e coltivare i campi. Riquelme iniziò ad
interessarsi allora allora per avere Marina
Kué quando si rese conto che le pratiche dei contadini presso l’ INDERT (Istituto Nacional de Desarollo Rural y de la
Tierra) andavano avanti. Il 4 ottobre del 2004 il potere esecutivo dichiarò
le terre di interesse sociale per iniziare un processo di riforma agraria.
Contemporaneamente Riquelme iniziò una causa per usucapione ed un giudice
corrotto emise una falsa sentenza, confermata anche in seconda istanza, che le
terre gli appartenevano. Una sentenza che i campesinos
non riconobbero e non accettarono sia sul piano giuridico che su quello
delle azioni pratiche di riappropriazione. I campesinos consideravano e considerano che Marina
Kuè non sia proprietà del terrateniente Riquelme, ma dello stato. Va sottolineato che la Comision
de la Verdad sulla dittatura di Stroessner provò l’ esistenza di gravi
irregolarità negli acquisti di tutti i
terreni che Riquelme fece in quel periodo.
A maggio 2012 una sessantina di contadini con donne e bambini occuparono i 2000 ettari di Marina Kuè .Il metodo di lotta fu
quello utilizzato in altri paesi dell’ America Latina, innanzitutto in Brasile
dal movimento dei sem terra: occupare
i campi, coltivarli, negoziare con il governo per tenerli in possesso. Il terrateniente Riquelme che
si credeva padrone, oltre che di migliaia e migliaia di ettari, anche dei 2000
di Marina Kué, reagì chiedendo lo
sgombero perché ritenne l’occupazione illegale. La sua richiesta, invece, non era legale; lo mise in evidenza anche un
editoriale del giornalista Alcibiades
Gonzales Del Valle apparso su ABC
Color, il maggior quotidiano paraguaiano e non certo di sinistra. La
richiesta venne però accolta dal l Ministro dell’ Interno del governo di LUGO,
Carlos Fillizola, che inviò il Grupo
Especial de la Policia Nacional, specializzato in sgomberi di terre
occupate. Va detto che in seguito Lugo dimise Fillizola.
Il mattino di venerdì 15
giugno 2012 iniziano le operazioni di sgombero. “Mba’ére peju
péicha.Oi orendive kuña ha mitá .Pepytána ñañemongeta”, “Perché vengono così. Tra di noi ci ono
donne e bambini. Si fermino a parlare.” Queste furono le parole di Rubén
Villalba, leader dei campesinos a Erven Lovera, capo del contingente di
polizia, ma non ci fu conversazione; la parola passò alle armi e rimasero
uccise 17 persone, 11 contadini e sei agenti di polizia. Un massacro. La versione
immediata ed ufficiale dell’accaduto fu che i contadini armati avevano teso
un’imboscata, si parlò anche di infiltrazione dell’ EPP ( Ejercito del Pueblo Paraguayo), alla quale il contingente di
polizia reagì, difendendosi e reprimendo l’ attacco.
Un’ immagine del massacro.
In base a
queste bugie il 9 ottobre 2012 dodici contadini vennero incriminati dal
Procuratore della Repubblica Jalil Rachid per associazione criminale, invasione di proprietà privata, omicidio
doloso, etc., etc..
Anche molti
giornali e televisioni di Assunción raccontarono storie parziali, mostrarono
immagini di poliziotti feriti o morti, ma non quelle dei contadini. Fecero eccezione TV Publica de Paraguay
diretta allora da Marcelo Martinessi ed articoli apparsi qua e là.
Immagini
prese con il telefono cellulare da giovani reporters raccontarono invece la storia non ufficiale di quanto avvenuto.
Anche Radio Comunitaria Popular gridò che la
verità non era quella raccontata dal potere.
Un libro
edito nel 2013, “ Masacre de Curuguaty, golpe sicario en Paraguay”, scritto dal
giornalista Julio Benegas Vidallet,
racconta in 124 pagine l’ intera verità. Il modello del lavoro è il miglior
giornalismo investigativo latino
americano, quello di Rodolfo Walsh , di Rogelio Garcia Lupo e di Horacio
Verbintski. Il libro di Benegas, ex
giornalista di ABC Color ed ora collaboratore dei settimanale on line E’a, è il frutto di quattro mesi di
ricerca sul campo. Raccoglie testimonianze di contadini ed agenti e rivela che le prime pallottole sparate
furono di poliziotti con un fucile mitragliatore israeliano Galil. Vi fu
ovviamente risposta dei contadini armati di escopetas,
fucili da caccia, ma la reazione fu tremenda, furono uccisi anche feriti che giacevano inermi al suolo.
In una dichiarazione apparsa in Paraguay.com
del 21 marzo del 2013 Benegas affermò: “Tutta l’operazione fu illegale, perché le terre appartengono allo stato. Dovrebbero
essere processati il giudice, il fiscal il ministro dell’interno. I contadini
aspettavano che andassero a parlare con loro, mostrassero i documenti di proprietà.
Non andarono a parlare, furono sloggiati con violenza, con un’ ordine di perquisizione
e non di sgombero, tutto questo processo deve dichiararsi nullo, assolutamente
nullo e mettere sotto processo i
responsabili di quest’ operazione infame.”
Copertina del libro di Benegas.
Ha
contribuito a sbugiardare le menzogne ufficiali un reportage della giornalista
brasiliana Natalia Viana dell’ Agencia Publica del Periodismo Investigativo del
Brasile pubblicato da El Puercospin e ripreso tra l’altro da E’a e da Brecha .
Prima ancora
sono da segnalare: il consistente Informe de
derechos humanos sobre el caso Marina Kue redatto dalla Coordenadora de
Derechos Humanos del Paraguay
e l’ Informe
preliminar misión de investigación caso Marina Cué della Via Campesina. Entrambi i lavori risalgono a settembre 2012.
È
intressante inoltre guardare il documentario Detrás de Curuguaty della
giornalista e regista paraguaiana Daniela Candia fatto a sette mesi dai fatti.
La
narrazione si svolge su 6 assi tematici: i fatti del 15 giugno 2012, l’
investigazione, lo smembramento famigliare dei contadini, la giustizia, i
duemila ettari all’origine del conflitto e la speranza.
Dall’
analisi dei difensori dei contadini sono
emerse con chiarezza delle contraddizioni che permettono di definire l’eventuale
processo del 26 giugno una farsa:
-
La proprietà della terra, come abbiamo visto, non è di Riquelme, ma
dello stato.
-
Il materiali sequestrati sono fucili da caccia in cattivo stato, una carabina
ad aria compressa, cellulari, cinture, una borsa militare, chiavi di
motocicletta, colla per giunti, inadatti a causare una strage di quelle
dimensioni
-
La criminalizzazione arbitraria dei contadini. Non ci sono prove inoltre
la richiesta di habeas corpus è stata respinta.
-
Tutti gli accusati sono contadini, nessun poliziotto è stato
incriminato. Per la morte degli 11 campesinos
nessuno è stato incriminato,fatto indicativo dell’unilateralità delle
indagini.
-
Investigatori e giudici parziali. Per esempio chi condusse
l’investigazione è stato Jalil Rachid, figlio di Blader Rachid, ex presidente del
Partido Colorado come Blas Riquelme. La famiglia Rachid è coinvolta
nell’assegnazione fraudolenta di quantità ingenti di terre.
-
Violazione dei diritti basici dei detenuti: ritardi a dare risposta a
reclami ed in molti casi nessuna risposta, assistenza medica insufficiente a
prigionieri in sciopero della fame, dichiarazioni di testimoni strappate con la
tortura.
-
Non vennero analizzate le prove a carico e a discarico.
-
La scena del crimine venne contaminata.
-
Introduzione di prove precostituite.
-
Violazione del diritto di difesa.
Cresce la
mobilitazione nazionale ed internazionale. Una campagna organizzata da
sindacati ed organizzazioni politiche, da comunità contadine che reclamano la
terra, da Oxfan ed Articulación por Curuguaty, 40 organizzazioni e collettivi
paraguaiani si sta sviluppando negli Stati Uniti, Messico, Brasile, Colombia,
Perú, Nicaragua, Honduras, Guatemala, El Salvador ed Europa, innanzitutto in
Spagna. A Madrid la penultima settimana di Aprile 1500 persone hanno firmato
una petizione diretta al governo paraguaiano. Hanno preso posizione
Amnesty International e La Confederación
Sindical de Trabajadores de Las Americas ( CSA). Anche l’ ONU si è espressa per un processo
giusto.
Una prima
vittoria è stata la decisione di concedere gli arresti domiciliari ai cinque
campesinos in sciopero della fame, anche se uno di loro, Rubén Villalba è stato
subito dopo incarcerato per un altro caso.
Il processo del 26 giugno avverrà in una
situazione politico e sociale locale , non normalizzata, ma in movimento.
L’ obiettivo
della libertà per i prigionieri politici diventa quindi possibile La dichiarazione di Rubén Villalba di ritorno
alla prigione: “ Ritorneremo a Marina Kué”, può diventare realtà
Ritorno a Curuguaty.
HUELGA GENERAL,SCIOPERO GENERALE.
Manifestazione
a ad Assunción.
Lo sciopero generale dello scorso 26 marzo,
contro il governo neoliberale e di destra di Horacio Cateres proclamato dalla Federación Nacional Campesina
(FNC), la Corriente Sindical Clasista (CSC), il Partido Paraguay Pyahurã (PPP)
y la Organización de Trabajadores de la Educación (OTEP-SN). è stato un fatto storico, il primo dopo 20
anni ed il terzo in tutta la storia dl
Paraguay. Le rivendicazioni: aumento
salariale del 25%, stop all’aumento dl costo del trasporto pubblico e di altri
prodotti e servizi pubblici, difesa del diritto di organizzazione e libertà
sindacale, deroga delle leggi di Alianza Publico-Privada e la Ley de Defensa Nacional, contro il modello neoliberale ed
autoritario e per uno sviluppo negli interessi del popolo hanno dato un
carattere fortemente politico e di lotta: contrastare la linea del governo
Cateres che implementa, la supremazia del mercato nell’ economia e nella
società, del privato sul pubblico dei più ricchi sui più poveri. Gli effetti
positivi dello sciopero sono stati vari:
- la scesa in campo di un vasto schieramento.
Oltre i promotori lo sciopero ha avuto l’appoggio di un vasto arco di forze
politiche e sociali di opposizione, dal Frente
Guazú al Partido Comunista del
Paraguay, ad altri soggetti.
- il ritorno di un movimento contadino ed
innanzitutto operaio sulla scena nazionale. In Paraguay l’azione del movimento operaio non fu una costante della
storia di questo paese. La lotta di classe fu sempre condizionata da
un’economia poco industriale e poco urbana. Il confronto sindacale vero e proprio fu sostituito in
genere dal clientelarismo
- la partecipazione allo sciopero fu molto
alta: parteciparono l’ 80% dei lavoratori del paese. Coinvolse 35 regioni del paese e vi furono 40
punti di moblitazione. 30.000 attivisti e militanti
organizzarono l’evento. Vi furono 30 sbarramenti di strada compreso il Puente
de la Amistad con Brasile e 10 picchetti nella capitale e nella sua area
metropolitana che fecero collassare il traffico automobilistico. Anche il lontano
Chaco, el impenetrable partecipò.
Asunción fu invasa da migliaia e migliaia di operai, contadini, coomercianti,
impiegati amministrativi, popoli originari, gay, lesbiche ed altri soggetti
- l’ aver costretto il governo
a riconoscere la magnitudine del reclamo popolare e a prendere in considerazione
le rivendicazioni. Non è certamente la vittoria, ma un’indice della forza del
movimento. Significative sono le parole le parole della dirigente
femminista socialista del partito Kuña Pirenda: “ Dopo settimane di discorsi aggressivi
e minacciosi, d’interferire con i sindacati del settore pubblico, di
propaganda pagata per disattivare lo sciopero, di minacce di violenza e d’
invenzioni di cospirazioni; tra ieri ed oggi, Cateres ed i suoi portavoce hanno
dovuto chinare la testa chieder negoziazione e perfino lodare lo sciopero Oggi,
a Cartes non gli rimane che capire che le sue misure di impresario prepotente e
incapace di comprendere il valore del bene collettivo hanno stufato la gente.
Può favorire i suoi amici potenti e calpestare i diritti della maggioranza, ma
difficilmente il silenzio e la rassegnazione saranno la risposta di tutta la
gente. Bisogna cambiare la direzione, perché questo non è una barca privata, ma
un paese di cui sono padrone tutte le persone che abitano il Paraguay.”
Un punto di debolezza fu una sostanziale
separazione tra operai, contadini ed altre categorie sociali in lotta.
Sindacati contadini ed operai fecero coincidere l’ annuale marcia campesina con lo sciopero degli operai,
degli autisti, degli insegnanti. Lo stesso, la stessa ora, la stessa direzione,
ma non uniti. Ci sono due velocità, altre condizioni, interessi ed esperienze.
Operai e contadini paraguaiani non sono ancora un collettivo.
La conquista degli obiettivi dipende dal
rafforzamento dell’unità non perfetta, dalla continuazione della lotta e dalla capacità
di cambiare il quadro economico politico e sociale generale. La partita è
aperta, ma il cammino lungo..
UNA VALUTAZIONE DEL PARAGUAY D’
OGGI.
Valutare, anche sinteticamente, la situazione del Paraguay attuale,
significa prendere in considerazione il passato prossimo di questo paese e
rispondere ad alcune domande: cosa ha significato il governo Lugo? Quali sono le cause che hanno portato alla
destituzione di Lugo? Qual è la natura del governo di Horacio Cartes? Qual’ è
la situazione del movimento di opposizione?
La vittoria di Fernando Lugo nel 2008 fu la fine di 60 anni di governi del
Partido Colorado, compresi i 35 anni ( 1954-1989) della dittatura di Alfredo Stroessner.
Negli anni novanta il Paraguay visse la crisi del regime di clientele e di
prebende del Partido Colorado che sopravvisse alla caduta di Stroessner e fu
caratterizzato da tentativi di colpi di stato, da omicidi politici, quello del Vice Presidente Luis Maria Argaña nel 1999 e
da elezioni fraudolente in presenza di forti mobilitazioni popolari. La rottura di questo quadro fu l’ elezione di
Lugo a Presidente, ex vescovo di San Pedro, una delle regioni più povere del
paese sempre molto vicino alle lotte campesinas.
Per vincere Lugo dovette allearsi con il PLRA ( Partido Liberal Radical Autentico) molto lontana da posizioni
progressiste. La sinistra quasi non ottenne dei seggi in Parlamento che furono
occupati da liberali, colorados ed
altri partiti di destra come Patria Querida
y la Unión de Ciudadanos Eticos.
Nel parlamento Lugo aveva l’appoggio solo di tre senatori e di una deputata.
Lugo tentò di democratizzare lo stato, promuovendo la partecipazione
politica sociale, negoziò favorevolmente con Brasile una ripartizione più equa
dei benefici della diga di Itaipú, che aumentarono in maniera considerevole le
entrate dello stato paraguaiano, promosse un sistema di assistenza sanitaria
gratuita, coperture sociali per i più poveri ed altro. Ma non fu un governo di
fronte popolare o di sinistra, in quanto non esisteva di fatto un fronte
popolare che lo sostenesse. Nella
sostanza un programma iniziale basato su 3 punti cardini una democratizzazione
della società, su una riforma agraria integrale con partecipazione popolare e
sulla sovranità nazionale con particolare riguardo alla questione enrgetica, non venne attuato se non in maniera molto
parziale. Per molti aspetti il governo di Lugo fu di destra. Lugo non contrastò,
anzi promosse, l’ingernza degli Stati Uniti in Paraguay attraverso l’ USAID e i
Plan Umbral I e II o Iniciativa zona Norte (IZN), nel settembre del 2008 strinse un patto con
l’allora narco presidente della Colombia Alvaro Uribe. Vi furono grandi
capitolazioni antinazionali ed antipopolari quali i progetto di privatizzazioni
di strade, vie fluviali ed areoporti. Non si oppose anzi sembra agì in favore
all’ installazione di una multinazionale dell’alluminio Rio Tinto Acan, che
oltre acreare pochi posti di lavoro è altamente inquinante, consuma tanta
energia elettrica quanto l’industria nazionale e chiede che questa venga
somministrata a prezzo di favore. Quindi se si fa un bilancio del governo Lugo
sono molte di più le misure a sfavore del popolo paraguaiano che quelle a
favore.
Il golpe istituzionale che portò
alla caduta di Lugo fu il culmine di un processo che iniziò il giorno stesso
che Lugo diventò capo del governo, il 15 agosto del 2008. Durante il suo
governo fu minacciato di giudizio politico e destituzione in più di venti
occasioni. Alla fine il golpe fu
messo in atto da un fronte di partiti di desta che rappresenta l’ oligarchia
paraguaiana. Il governo Lugo con tutti i limiti elencati favorì uno spazio di
crescita ed influenza politica insopportabile. Come descrisse bene il
giornalista argentino Rogelio Garcia Lupo nei suoi articoli e nel suo lavoro IL
Paraguay
de Stroessner il stroesnismo
costruì una solida società fatta di
affari più o meno puilti, di narcotraffico e anticomunismo che perdurò dopo la
caduta del dittatore e che il pur timido
e contraddittorio riformismo di Fernando Lugo metteva in discussione. In poche
parole il governo di Lugo costituiva un ostacolo ad modello di potere politico e
di società rappresentato da quello attuale di Cartes.
Il governo di Cartes è quello degli sfruttatori dei settori
agroesportatori, dei latifondisti, degli impresari impresari speculativi, tutti nemici di uno sviluppo nazionale che favorisca
il popol paraguaiano. Una delle prime importanti decisioni è stata quella di
concentrare il potere nell’ Esecutivo sminuendo il ruolo del parlamento. Con la
modifica della Ley de Defensa Nacional Cartes come presidente può decidere
direttamente senza consultarsi con nessuna istituzione l’ impiego delle forze armate. La
ley de Alianza Público Privada significa saccheggio
consegna di imprese produttrici di beni e servizi a capitali privati e
stranieri. . Con questa
legge tutti i beni statali ( strade, idrocarburi,
elettricità, comunicazione acqua, energia, etc) a capitali privati e multinazionali pr un
periodo di 30 anni con possibilità di un’estensione di ulteriori 10 anni.I n questa
legge esiste una clausola che prevede che lo Stato paraguaiano garantisca l’
investimnto privato; se un’impresa investe nella costruzione di una strada e
questa non genera profitti lo Stato deve intervenire a compensare perdite e
mancati profitti. È questa una delle ragioni per cui in questo momento Paraguay
attira capitali privati di rapina. La Ley
de responsabilidad fiscal serve essenzialmente a
mantenere i privilegi dei pochi padroni del paese.
La caduta di Fernando Lugo ha prodotto disillusione e rabbia nel popolo
paraguaiano. Lugo fu eletto con più di 840.000 voti e fu tolto di mezzo con gravi violazioni
costituzionali da 117 parlamentari. L’ opposizione si manifestò in
manifestazioni di protesta, Lugo poi non chiamò ad una resistenza popolare
contro il golpe, ma non riuscì ad
affermarsi nelle elezioni del 2013, caratterizzate da vari brogli. Punto di
partenza per una alternativa al governo di Cartes è lo sciopero generale del 26
marzo scorso
PROSPETTIVE.
Il Paraguay di oggi è un paese autoritario ed ultra librale dove Il
sentiero verso il futuro non è completamente luminoso. Vi sono luci, certo, ma
anche ombre. Una di queste è un’ unità politica delle opposizioni che lo
sciopero generale non ha consolidato. Significativa è stata la celebrazione
separata dello scorso primo maggio. La CNT (
Central Nacional de Trabajadores)che
dopo lo sciopero del 26 marzo partecipa a negoziazioni con il governo si è
riunita con il ministro del Lavoro, Guillermo Sosa e parallelamente ha
denunciato licenziamenti per attività sindacali e processi in corso di sub contrattazioni
che violano diritti dei lavoratori. La CSC ( Corriente Sindical Classista)
organizzò un atto separato ed il
suo presidente Eduardo Ojeda dichiarò : “ Denunciamo i dirigenti che
partecipano al tavolo delle negoziazioni per voler svendere lo sciopero”. Altre organizzazioni realizzarono una
manifestazione al Panteón de los Héroes dove
riposano i resti di ex-presidenti paraguaiani.
Uno dei gravi problemi che ha il movimento sindacale e
politico in genere è che i suoi
dirigenti non si sono rinnovati. C’ è una dirigenza burocratizzata che si è
formata nelle lotte contro la dittatura e occupa le cariche sindacali,
politiche e sociali. Lo si è notato anche durante il governo Lugo che incorporò
parte di questo personale che si convertirono in burocrati ed in un certo modo
impedirono l’approfondimento dei cambi. È vitale che si promuova un processo di
rinnovamento orientato verso l’unità . Tanto più che esiste una piattaforma
programmatica comune per l’immediato futura che quella dello sciopero generale
del 26 marzo: un modello economico produttivo al servizi degli interessi del
popolo paraguaiano, lotta contro la politica ultraliberale di Cartes, la revoca
delle leggi di Alianza
Público-Privada e di Militarización, fine alla repressioni delle lotte sociali, libertà
per i prigionieri politici di Curuguaty, riforma agraria recupero delle terre mal habidas, male ottenute, aumenti salariali ed altro.
Le divisioni che attraversano il movimento politico e sindacale sul
rapporto con il governo: negoziazione o lotta frontale o lotta e negoziazione
allo stesso tempo, sono indicative delle difficoltà attuali.
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