Attilio Folliero,
Caracas 20/08/2011
Tutte le principali banche italiane sono in profonda crisi;
la perdita di valore delle azioni di alcune banche, rispetto all’inizio della
crisi è superiore all’80/90%.
Chi ci segue, sa che noi abbiamo assunto come data di
partenza della crisi il 09/10/2007, giorno in cui il Dow Jones aveva fatto segnare
il suo massimo storico per quanto riguarda la chiusura di una giornata
borsistica; in quella occasione avevamo scritto circa la possibilità di una
grande crisi economica, paragonabile a quelle del 1929 e del 1873.
La crisi è puntualemente scoppiata in tutta la sua virulenza
nell’autunno del 2008. I governi dei paesi in crisi reagirono trasferendo alle
imprese in fallimento grandi quantità di capitali. Il Governo USA, il paese
maggiormente coinvolto nella crisi, assieme all’Europa, ufficialmente trasferì
oltre 700 miliardi di dollari. In realtà i trasferimenti furono molto più alti,
migliaia di miliardi di dollari, come evidenziò una
inchiestra di Bloomberg. Noi dicevamo che gli aiuti avrebbero certamente potuto frenare la crisi, ma solo momentaneamente.
Il 9 marzo del 2009 il Dow Jones stava perdendo il 53,78% rispetto al suo
massimo storico raggiunto prima della crisi, il 09/10/2007; la borsa italiana
stava perdendo il 69,27%.
Grazie agli enormi aiuti statali la crisi si arrestò. Mentre
politici e politicanti parlavano della fine della crisi, noi pensavamo che si
sarebbe trattato semplicemente di una ripresa momentanea, esattamente come
nella crisi del 1929, quando dopo il primo crollo, l’economia si recuperò per
crollare nuovamente e questa volta in modo più drammatico. Uno schema a W:
discesa, salita, nuova discesa e quindi risalita e fine della crisi; il secondo
crollo, nella crisi del 1929 fu molto più profondo del primo e portò il Dow
Jones a perderé il 90% del suo valore massimo raggiunto prima della crisi.
Noi dicevamo che la crisi attuale avrebbe potuto eguagliare per dimensione
quella del 1929 e parlavamo di una possibile caduta del Dow Jones fra il 70%
ed il 90%. Ovviamente non potevamo tener conto degli aiuti statali alle
imprese, soprattutto alle banche e dell’intervento della Federal Reserve che ha
immesso nel mercato una grande quantità di denaro, creato dal nulla attraverso
la política del “Quantitative Easing” (QE) o “Alleggerimento quantitativo”.
L’alleggerimento quantitativo è una delle modalità con cui
una banca centrale crea moneta e la immette nel sistema finanziario ed
economico. Una banca centrale, in questo caso la Federal Reserve, la Banca Centrale
degli USA, ha deciso di acquistare attività finanziarie dalle banche del
sistema (azioni o titoli, anche tossici). In sostanza stampa dollari e li
trasferisce alle banche, definite troppo grandi per poter fallire.
Indubbiamente, questa poltica ha contribuito a frenare la
discesa, la crisi, ma non significa che la crisi sia ormai alle spalle; significa
solo che è stata spostata più avanti nel tempo e quando esploderà nuevamente sarà ancora
più catastrofica.
Durante la prima discesa il Dow Jones si è fermato a -53%. Adesso
stiamo vivendo la fase della risalita ed ovviamente non sappiamo fino a che
punto risalirà e quando inizierà nuevamente a scendere; siamo però certi che
prima o poi crollerà nuevamente e questo secondo crollo sarà peggiore del primo.
Per misurare la crisi, noi prendiamo come punto di
riferimento l’indice del Dow Jones, ossia l'indice della più importante borsa del mondo; l’andamento di tutte le altre borse è molto simile a quello di New York. Specifichiamo
che analizziamo gli indici di borsa, in quanto le borse rappresentano lo
specchio dell’economia. Non dimentichiamo che parlare di crisi, significa parlare di aumento della
disoccupazione, di peggioramento della qualità di vita di milioni, anzi miliardi di
esseri umani in tutto il mondo.
Ad oggi, 19/08/2011, il Dow Jones sta perdendo “solamente” il
23,63% rispetto al 9 di ottobre del 2007; la borsa italiana sta perdendo il
64,5%; ma ci sono varie borse che stanno sprofondando dell’80% e perfino oltre
il 90%, come le borse di Cipro (-91,37%) e d’Islanda (-92.30%), rispetto ai
valori che avevano il 09/10/2007.
La borsa italiana, duqnue sta perdendo quasi il 65%, ma ci
sono imprese e soprattutto banche, le cui azioni stanno perdendo oltre il 90%
del valore che avevano il 9 di ottobre del 2007.
Come si evince dalla tabella seguente le azioni di tutte le
grandi banche stanno letteralmente crollando.
Le azioni del Banco Popolare valevano 16,38 euro ed oggi
(19/08/2011) sono a 1,18; il tracollo è del 92,80%; nel mese in corso la Banca
Popolare sta perdendo quasi il 12%, il 65% nel croso del 2011.
Le azioni del MPS sono a 44 centesimi contro i 4,07 euro del
2007; la caduta è del 89,19%; a seguire Unicredit che perde l’84,54%; UBI Banca
con -84.19%; la Banca Popolare di Milano, l’unica che presenta un segno
positivo nel mese in corso, sta comunque perdendo il 36,55% dall’inizio
dell’anno e l’83,01% dal 09/10/2007; Intesa Sanpaolo è in discesa del 76.89%;
Mediobanca cede solo il 53.84% e Mediolanum il 46.10%.
Considerando che il
futuro sarà sicuramente peggiore del presente, cosa si può sperare da imprese
che stanno perdendo l’80%/90%?
N
|
Nome
|
Valore azioni al
|
Variazioni %
|
|||||
09/10/07
|
31/12/10
|
31/07/11
|
19/08/11
|
Agosto
|
Anno 2011
|
Dal 09/10/07
|
||
1
|
BANCO POPOLARE
|
16,38
|
3,34
|
1,34
|
1,18
|
-11,94%
|
-64,67%
|
-92,80%
|
2
|
BANCA MPS
|
4,07
|
0,85
|
0,52
|
0,44
|
-15,38%
|
-48,24%
|
-89,19%
|
3
|
UNICREDIT
|
5,82
|
1,55
|
1,25
|
0,90
|
-28,00%
|
-41,94%
|
-84,54%
|
4
|
UBI BANCA
|
16,38
|
6,37
|
3,36
|
2,59
|
-22,92%
|
-59,34%
|
-84,19%
|
5
|
BCA POP. MILANO
|
9,30
|
2,49
|
1,51
|
1,58
|
4,64%
|
-36,55%
|
-83,01%
|
6
|
INTESA SANPAOLO
|
4,89
|
2,03
|
1,62
|
1,13
|
-30,25%
|
-44,33%
|
-76,89%
|
7
|
MEDIOBANCA
|
13,67
|
6,66
|
6,43
|
6,31
|
-1,87%
|
-5,26%
|
-53,84%
|
8
|
MEDIOLANUM
|
4,49
|
3,09
|
2,90
|
2,42
|
-16,55%
|
-21,68%
|
-46,10%
|
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Le banche italiane che erano in attivo nel 1992 quando erano statali ora sono tutte FALLITE. L'intero sistema bancario italiano ha 14 miliardi di euro di riserve a fronte di 198 miliardi di euro di crediti marci. Sono in piedi solo perchè prendono in prestito il denaro da Draghi allo 0,05%. Molto presto la bolla bancaria scoppierà la Deutsche Banck ha 75 trilioni di derivati marci sul groppone, ti ricordo che l'intero PIL tedesco e di circa 4 trilioni. Il Quantitative Easing di Draghi e di un trilione, cioè occorrono 75 Q.E. di Draghi solo per salvare Deutsche Bank il cui tracollo è ormai vicinissimo.
ResponderEliminarCaro Maska concordo con te; riguardo la Deutsche Bank analizzavamo i suoi dati gia' nel 2012 e risultava avere debiti per oltre 2.000 miliardi di euro, piu' del solo PIL italiano e di tutto il debito pubblico italiano.! L'articolo (in spagnolo) e' qua: http://umbvrei.blogspot.com/2012/06/bancos-espanoles-y-europeos-todos-al_10.html
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