miércoles, 6 de mayo de 2009

Fino a quando la Cina finanzierà gli USA? (Tito Pulsinelli di Selvas intervista Attilio Folliero)

Tito Pulsinelli, Selvas, 06/05/2009 - Intervista ad Attilio Folliero

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Art Martin Iglesias di Selvas
In principio fu che lo Stato non si doveva impicciare delle cose dell'economia, e che il centro di tutto era l'impresa, a favore delle quali doveva essere svenduta ogni proprietà pubblica. Più tardi, sotto l'egida del libero mercato, fu chiaro che il vero centro del tutto erano le Borse e il capitale finanziario.

Dopo il patatrac, si usano con disinvoltura le riserve e le finanze pubbliche per "intervenire", e lo Stato è legittimato a farlo, tirato per la giacca, però solo a favore.. delle banche e del settore finanziario, non per sostenere i consumi o il reddito lavorativi. Non per alimentare la domanda.


Gli Stati Uniti continuano, intanto, ad aumentare il loro colossale debito estero e moltiplica la quantità di dollari circolanti. Fino a quando la Cina potrà rifornire il mercato nordamericano vendendo a credito? Continuerà ad assorbire ed accumulare i "titoli" sempre più svalutati di Washington? Ne parliamo con Attilio Folliero (*).

A Londra, il G20 ha deciso di ri/capitalizzare il malandato FMI con dollari freschi. Significa che gli Stati Uniti ne produrrà un surplus di nuovo conio. La Cina continuerà ad accumulare "titoli" svalutati? Per poter continuare ad esportare a tutto vapore, Pechino continuerà a far credito a Washington. Negli ultimi mesi, che ci dicono le riserve monetarie cinesi?

La Cina attualmente (alla data del 30/03/2009) ha riserve internazionali in dollari pari a circa 2.000 miliardi di dollari; per l’esattezza 1.953,74. Per avere un’idea della grandezza di tale cifra è sufficiente far notare che è praticamente equivalente all'intero PIL italiano. La Cina è di gran lunga il paese con la riserva più alta al mondo e la crescita nell'ultimo decennio è stata poderosa: infatti, meno di dieci anni fa, alla fine del 1999 disponeva solamente di 154 miliardi di dollari. (Vedasi: Tabella e Grafico delle riserve cinesi trimestrali dal 1999 al I Trimestre 2009).

A parte la quantità, è però interessante notare un altro aspetto circa le riserve internazionali cinesi: negli ultimi 4 trimestri la Cina ha accumulato dollari in maniera decrescente, fin quasi ad azzerarsi nell'ultimo trimestre (il primo del 2009). Ossia, se fino al I trimestre del 2008 le riserve cinesi aumentavano al ritmo di 100/150 miliardi di dollari ed oltre a trimestre, negli ultimi 4 trimestri la cifra si è progressivamente e drasticamente ridotta: nel I trimestre del 2008 aveva accresciuto le riserve di oltre 153 miliardi, nei 4 trimestri successivi la crescita è stata di 126 miliardi nel II trimestre, 96 nel III, 40 nel IV e solamente 7 miliardi di dollari nel I trimestre del 2009.

Contemporaneamente, però sono aumentati gli investimenti cinesi diretti all'estero: nel 2008 ha investito all'estero capitali per oltre 50 miliardi di dollari, raddoppiando la cifra investita nel 2007. Quest’anno, i cinesi stanno investendo fortemente all'estero, se è vero che nel solo mese di febbraio hanno investito 65 miliardi, più di quanto avevano investito in tutto il 2008.

Se alle cifre sopra descritte aggiungiamo la dichiarazione del Governatore del Banco Popolare Cinese (la Banca Centrale della Cina), Zhou Xiaochuan, che parla della necessità di sostituire il dollaro e di utilizzare una nuova valuta di riferimento per gli scambi internazionali, si comprende che la Cina non è più intenzionata a finanziare la disastrata economia statunitense; quindi, ha progressivamente smesso di accumulare riserve al ritmo precedente e sta aumentando gli investimenti all'estero. E’ possibile che nei prossimi mesi la Cina non solo azzeri totalmente la crescita delle riserve in dollari, ma cominci a liberarsi di quelle di cui è in possesso, aumentando ulteriormente gli investimenti all'estero.

Perché tale scelta?

La Cina nell'ultimo decennio è stato il principale finanziatore delle politiche statunitensi, attraverso l’acquisto di titoli di stato e titoli di credito in genere. Se il dollaro viene sostituito come moneta per gli scambi internazionali e quindi come moneta di riserva di tutti gli Stati, significa che tutti gli stati saranno costretti a cambiare i dollari in loro possesso per la nuova o le nuove monete che si utilizzeranno negli scambi internazionali; ciò determinerebbe una forte svalutazione della moneta statunitense e per conseguenza, continuare ad avere enormi quantità di dollari significherebbe ritrovarsi con una quota di riserva fortemente svalutata.

Se oggi, i circa 2.000 miliardi di dollari in riserve cinesi ammontano a circa 1.500 miliardi di Euro, un domani con un dollaro svalutato ad esempio di un 50%, rispetto all'Euro, le attuali riserve cinesi passerebbero a valere circa 1.000 miliardi di Euro. Tra l’altro la svalutazione del dollaro è praticamente l’unica strada percorribile e sicuramente auspicabile dal governo USA per ridurre drasticamente l’ingente debito pubblico accumulato e che continua a crescere incessantemente: nel 2009 potrebbe raggiungere e superare il 100% del PIL nazionale USA. Si comprende dunque, la necessità per i cinesi di liberarsi dei dollari accumulati o ridurre drasticamente questa cifra; maggiore sarà la riduzione, minori saranno le perdite.

C'è chi dice che ci sarebbe una intesa di fondo e una complicità tra la Cina e gli Stati Uniti. Più che ingenuità è un auspicio che fa a pugni con la tendenza al declino -o al sorgere- dell'egemonia. La fine dell'egemonia del dollaro apre le porte a cinque grandi aree geo-economiche ed altrettante monete. Nel frattempo, come si riprogrammerà l'apparato produttivo cinese?

Indubbiamente fino ad oggi c’è stata una certa complicità tra Cina ed USA e non poteva essere altrimenti. La Cina essendo diventato il maggior creditore degli USA ha dovuto sostenere il dollaro. Da qualche anno sta chiedendo – invano - agli USA di cambiare politica; di fronte alla mancata adozione di cambiamenti, da parte di Washington e di fronte alla forte crescita economica che sta sperimentando, la Cina sta chiedendo la fine dell’egemonia del dollaro.

Oggi la Cina è la terza economia del mondo e nel 2010, secondo stime del FMI, sarà la seconda, con un sensibile avvicinamento a quella USA; nel 2008 il PIL cinese era pari al 29% di quello USA, nel 2014, sarà pari ad oltre la metà. Fino ad ora, la crescita è stata assicurata soprattutto grazie alle esportazioni e paradossalmente il punto di forza dell’economia cinese sta nel fatto che non ha ancora un mercato interno; riprogrammare la produzione verso il mercato interno significa continuare la corsa alla crescita.

In sostanza, la Cina se in questi ultimi 20/30 anni ha fondato lo sviluppo sulle esportazioni, nei prossimi anni dovrà riprogrammare l’apparato produttivo verso il mercato interno, per stimolare il quale dovrà concederà maggiori benefici ai propri lavoratori. Non sarà ovviamente una operazione automatica ed indolore, ma questa è la strada, che ha già cominciato a percorrere da qualche mese. La Cina ha sicuramente davanti un grande futuro e rappresenta il futuro dell’attuale sistema economico.

Al momento, all'orizzonte si profila un mondo multipolare che sostituirà progressivamente l’attuale mondo dominato dallo strapotere USA. Uno dei poli è precisamente incentrato sulla Cina e l’Asia. Gli altri poli saranno costituiti dal blocco latinoamericano, dal blocco che fa capo alla Russia, dal mondo Arabo ed ovviamente dall'attuale occidente (USA, Canada, Europa occidentale ed Australia/Nuova Zelanda), che ovviamente sia pure in declino continuerà a svolgere un ruolo importante a livello mondiale. E’ probabile che in ognuno di questi poli si affermi una moneta di riferimento e quindi può succedere che il dollaro sia sostituito, almeno in una fase di transizione, non da una sola moneta, ma da un paniere di monete regionali.

L'appuntamento di fine anno del G20 potrebbe registrare almeno l'arresto dell'emorragia che ha colpito -soprattutto e in modo più grave- l'economia della "famiglia occidentale"? L'euro si distanzierà dal dollaro per entrare nel paniere delle divise-forti che porteranno alla nuova moneta internazionale?

Per rispondere a questa domanda è necessaria una premessa importante. Nella storia economica recente (dal 1971 in poi) è successo un fatto di cui si parla poco. Fino al 1971 il dollaro, che dalla fine della seconda guerra mondiale è l’unica moneta di riferimento internazionale, era ancorato all'oro. Questo significava che i dollari immessi in circolazione dagli USA, dovevano trovare un controvalore proporzionale alle quantità di oro di cui erano in possesso; ossia gli USA potevano stampare un numero di dollari, proporzionale alle proprie riserve auree.

Nel 1971 il governo USA dichiarò l'inconvertibilità del dollaro in oro; in tal modo si è potuto espandere la quantità di dollari in circolazione senza alcun limite. Perchè è stata adottata questa decisione? Si dice che venne adottata per impedire il prosciugamento delle riserve auree dello stato. Secondo me, invece tale decisione venne adottata per creare una crescita economica artificiale, ovvero rompere con i limiti naturali che ha il sistema.

Il sistema economico, infatti ha dei limiti oggettivi, oltre i quali non può andare, ossia la crescita, l’accumulazione capitalistica trova un limite nel numero definito di coloro che possono accedere al mercato, nell'ipotesi massima l’intera popolazione mondiale (che rappresenta la domanda massima di beni e servizi) e nel numero anch'esso definito e limitato dei lavoratori, utilizzando i quali è possibile il profitto e quindi l’accumulazione.

Rompendo con la convertibilità in oro del dollaro, ha significato poter mettere in circolazione una enorme quantità di dollari in più; questa quantità, redistribuita anche fra coloro che fino a quel momento non potevano accedere al mercato, ha prodotto la crescita artificiale. Con la fine della convertibilità e l’aumento del denaro circolante, gli Stati possono aumentare le loro spese e quindi i loro debiti e la storia ci dice proprio che da quel momento in poi aumentano anche i debiti pubblici degli Stati. Tutto quello che è stato speso dagli stati ha permesso una espansione dell’economia, con una crescita mai vista prima. In sostanza, con la decisione di inconvertibilità del dollaro in oro si è creata l’illusione che il sistema potesse andare oltre i limiti naturali e crescere all'infinito, con l’espansione del credito.

Il sistema, prima o poi si sarebbe inceppato. Ed è quello che è successo, che sta succedendo. Il nostro sistema economico, il capitalismo, si fonda su un unico assunto: il profitto! Con l’espansione del credito le imprese si sono sopravvalutate così tanto che diventa sempre più difficile continuare a fare profitto. Per poter tornare a farlo debbono svalutarsi, liberarsi di tutto il capitale accumulato artificialmente. E’ quello che sta succedendo.

Nel 1971 hanno cercato di accelerare la crescita economica, ma l’effetto provocato è la crisi attuale. I governi ed il G20 possono solo rimettere il sistema sul vecchio binario, ancorando l’economia alla realtà, che potrà tornare ad essere l’oro, o un altro bene come il petrolio. Ovviamente non è il bene in se il punto importante, quanto il fatto che una moneta, che in fondo è solo un pezzo di carta, sia ancorata ad un bene reale, appunto l’oro, le riserve petrolifere, le riserve acquifere, o qualsiasi altro bene importante o un paniere di beni.

Il dollaro deve essere necessariamente soppiantato e sostituito probabilmente non da una sola moneta di valenza internazionale, ma da un paniere di monete locali, regionali.

La risoluzione del problema, della crisi delle economie occidentali, non è negli "aiuti", che hanno come effetto, solamente di ritardare la caduta, ma tornare ad una economia reale, non fondata sui debiti e le cartacce di Wall Street; sulle imprese quotate e gonfiate a dismisura, ma sulle imprese che producono profitti, profitti veri.

In ogni caso c'è da dire che il sistema economico attuale, il capitalismo, ha carattere transitorio: i governi e coloro che veramente decidono le sorti dell'umanità non possono impedire il tracollo del sistema; semplicemente possono contribuire a spostare in avanti nel tempo il momento del collasso definitivo che irrimediabilmente arriverà. Qualcuno dice e sta scrivendo che la crisi attuale rappresenta la fine del capitalismo. Niente di più falso: siamo di fronte ad una forte crisi, ma una crisi che sta ristrutturando il capitale, con una forte espansione del sistema verso aree che fino a pochi decenni fa vivevano nel medioevo economico. Il capitalismo, al contrario, oggi è in una fase di forte espansione in Asia, nel Mondo Arabo (Medio Oriente e Nord Africa), in America Latina ed in un futuro non tanto lontano anche nell'Africa sub-sahariana.

Il prossimo G20?

Non sappiamo cosa apporterà di nuovo la prossima riunione del G20, ma sappiamo che la precedente riunione di qualche settimana fa, non ha apportato niente di buono, se non tentare di rifinanziare il FMI, che in fondo è una delle cause dei mali. Come dice Chávez, rifinanziare il G20 è come sperare che l'incendiario spenga il fuoco, che lui stesso ha appiccato!

Comunque, credo che non potrà apportare niente di nuovo, per il semplice fatto che coloro che fino ad oggi si sentono i padroni indiscussi del mondo non vogliono e probabilmente non possono accettare che il mondo sta cambiando. L’occidente è in fase discendente; l’egemonia economica dei paesi occidentali, incentrata sugli USA e la sua moneta, lascerà progressivamente il campo ai nuovi paesi emergenti: i paesi asiatici, latinoamericani, arabi ed il blocco che fa capo alla Russia.

E l’euro?

L’euro potrebbe continuare ad avere un peso ed essere la moneta di riferimento del blocco occidentale; l’occidente - come detto - è in declino, ma ovviamente continuerà ad avere la sua importanza a livello mondiale, non più come unico blocco egemonico. L’occidente continuerà ad avere un peso, ma solo se il suo baricentro si sposta dagli USA all'Europa, la cui economia non si basa esclusivamente sul credito, qual’è quella USA, che sta cadendo a pezzi. Per gli USA, la soluzione è probabilmente nella svalutazione del dollaro. L’euro sicuramente si rivaluterà sul dollaro, ma per poter continuare ad essere una delle monete di riferimento mondiale, i governi dei paesi europei debbono sganciarsi dalle attuali politiche statunitensi fondate sul credito e le bolle d’aria.

(*) Attilio Folliero è un politologo italiano, laureato in Scienze Politiche presso l'Università  "La Sapienza" di Roma; attualmente vive a Caracas (Venezuela) e scrive per vari siti Web. E' disponibile a collaborare con riviste, giornali e media in generale, come corrispondente dall'America Latina e/o su temi di carattere economico e di politica internazionale.
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