viernes, 15 de marzo de 2013

La morte di Hugo Chávez e le calunnie de “Il Fatto” - Parte 1

Attilio Folliero e Cecilia Laya da Caracas (*)

Mentre in tutto il mondo, oltre un miliardo di persone assitiva in TV al funerale dello statista venezuelano, al quale rendevano omaggio una sessantina di delegazioni, tra cui una quarantina di capi di stato e di governo, in Italia il quotodiano diretto da Antonio Padellaro, “Il Fatto” metteva in discredito Hugo Chávez ed il popolo venezuelano. Anche il candidato oppositore Henriques Capriles Radonski ha dovuto chiedere perdono per aver dubitato sulle modalità e circostanze della morte di Chavez. Padellaro più papista del papa.

La morte di Hugo Chávez e le calunnie de “Il Fatto”

Il fatto quotidiano, giornale ritenuto di sinistra e diretto da Antonio Padellaro, anche nel giorno della morte di Hugo Chávez continua a gettare discredito e vomitare articoli infamanti sullo statista latinoamericano e contro il popolo venezuelano.

Padellaro ha affidato il commento della figura di Chávez a giornalisti famosi per i loro attacchi continui non solo a Chávez, ma anche a Cuba e a tutto ciò che che si oppone all’imperialismo statunitense ed al neoliberismo: Angela Nocioni, Anna Vullo, Roberta Zunini e Massimo Cavallini sono i paladini prescelti per commentare la morte di Chávez e cominciare l’opera di discredito verso il suo successore, Nicolas Maduro Moros.
Anna Vullo, già dal titolo del suo articolo “Chávez, show man come Berlusconi mai diseredati lo veneravano”, fa intravedere che razza di personaggio fosse per lei Chávez: un pagliaccio alla Berlusconi che però i diseredati veneravano; un totale irrispetto per il presidente venezuelano e  soprattutto per il popolo ed il proletariato venezuelano.
L’articolo inizia parlando di come questa giornalista riuscì ad intervistare Chávez nel 2002, grazie all’aiuto ed all’astuzia di Teresa Maniglia: “… dopo un’anticamera di quasi sei ore a Palacio Miraflores, sede del governo venezuelano. Ero a Caracas per il quotidiano Avvenire e avevo chiesto alla responsabile delle comunicazioni del governo, Teresa Maniglia, un incontro con il presidente. Con astuzia partenopea (aveva origini napoletane), la donna organizzò una serie di incontri pubblici che dovevano preludere a un avvicinamento graduale con il leader bolivariano”; poi parla del tentativo di seduzione da parte di Chávez verso la sua persona “… sfoderando armi da seduttore che farebbero impallidire Berlusconi. Per la Vullo, Chávez è peggio di Berlusconi.

Tutto l’articolo è una totale mancanza di rispetto verso Chávez ed il popolo venezuelano e praticamente termina dandogli del farabutto; infatti scrive: “Chávez era un personaggio controverso e sfaccettato che fa venire in mente Limonov, l’eroe del libro dell’anno: un avventuriero, per certi versi un farabutto“.

Chávez è senza dubbio uno degli uomini più colti che siano mai esistiti sul nostro pianeta; infatti, secondo quanto annunciato da Earle Herrera, in una recente puntata del suo programa domenicale “Kiosko Veráz” è in corso di stesura un libro contenente i titoli delle migliaia di libri che Chávez ha letto e citato nel corso delle sue apparizioni televisive. Per la signora Vullo del quotidiano “Il Fatto”, il caudillo Chávez è un farabutto, un sinvergüenza, un ignorante che non sapeva mettere insieme due parole d’inglese, che veniva rimproverato ed invitato a comportarsi da capo di stato dagli uomini del suo staff (“Gli uomini del suo staff lo spinsero a bordo ricordandogli che lo attendeva un discorso da capo di Stato), che “arringava le masse di derelitti dei barrios e vinceva le elezioni comprando i voti (“C’è chi sostiene che comprasse i voti e mandasse pullmini sin nei barrios più periferici per raccattare manifestanti da sguinzagliare nella capitale all’occasione. Può darsi. E’ prassi in molti Paesi sudamericani”).

Con la scusa della libertà di opinione e di stampa, questi giornalisti si permettono di offendere la memoria di Hugo Chávez e l’intero popolo venezuelano. E’ assolutamente intollerabile  e pertanto invitiamo l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Isaias Rodriguez, ad elevare una formale nota di protesta verso questo giornale ed il suo direttore responsabile, Antonio Padellaro.

Invitiamo la signora Teresa Maniglia a prendere maggiori precauzioni per il futuro, chiudendo ogni possibilità alla maggior parte dei giornalisti e cineasti provenienti dall’Italia, soprattutto a quelli che si dicono di sinistra; degli italiani non c’è da fidarsi! Ricordiamo alcuni “illustri” servizi sul Venezuela da parte di giornalisti e cineasti italiani che presentatisi a Caracas come persone di “sinistra” poi hanno prodotto opere ignobili contro Chávez e contro il Venezuela: i numerosi articoli di Liberazione, organo del partito della Rifondazione Comunista; i numerosi articoli de Il Fatto, per non parlare de L’Unità, capace perfino di trasformare Eduardo Galeano, uno dei piu grandi estimatori di Chávez in un suo critico (1) e La Repubblica, altro bel giornale di sinistra! Ricordiamo tra i documentari, “La minaccia” del duo Silvia Luzi e Luca Bellino, che trasformano Chávez in una minaccia per il popolo venezuelano! E tanti altri.

Oltre all’articolo della Vullo, Padellaro per screditare Chávez si serve anche di Angela Nocioni, un tempo punta di lancia con cui il polverizzato ed ormai inesistente partito della Rifondazione Comunista, presieduto da Fausto Bertinotti, attraverso l’organo ufficiale del partito “Liberazione” attaccava Hugo Chávez, Fidel Castro, Venezuela, Cuba e tutto cio che aveva una parvenza di sinistra.

Nel suo articolo: <<Chávez, eroe o tiranno? Di sé diceva: “Sono un soldato”>>, Angela Nocioni ripercorre la vita del presidente venezuelano, ovviamente alla sua maniera, commettendo una serie di imprecisioni che ovviamente terminano facendolo apparire quello che non era.

L’articolo fin dall’inizio, attaverso una serie di domande (Un eroe degli oppressi? Un tiranno? Un caudillo come l’America latina ne ha conosciuti tanti? O un leader carismatico senza rivali nell’ora della conquista del consenso?) tende a seminare dubbi, sulla sua figura nell’ignaro lettore italiano, che a leggere i commenti non è poi tanto ignaro di fatti venezuelani.

Le nuemrose imprecisioni sulla ribellione militare del 4 febbraio 1992, sui tentativi di colpi di stato di cui è stato vittima Chávez e le imprecisioni riguardanti il personaggio da lei citato, un tale Rangel, ex alleato político fanno pensare che la signora Nocioni non abbia nessun reale conoscimento del Venezuela.  

In questo articolo, la Nocioni cita un tale Rangel, ma di Rangel alleati di Chávez ce ne sono due: il generale Rangel Silva, ex Ministro della Difesa ed oggi governatore eletto dello stato Trujillo e José Vicente Rangel, giornalista, avvovato e político, grande amico e stimatore di Chávez, è stato per 5 anni (2002-2007) Vicepresidente della Repubblica, quindi il principale collaboratore di Chávez; per motivi di età, classe 1929, quindi oggi 84 anni, ha lasciato l’attività política, dedicandosi unicamente alla realizzazione di una trasmissione televisiva domenicale. Nessuno dei due è un ex alleato di Chávez!

Forse, la signora Nocioni voleva riferirsi all’ex Ministro della Difesa Baduel, di cui pure ha scritto vari articoli ed oggi ne confonde il nome. Baduel effettivamente era amico di Chávez ed è finito in carcere per atti di corruzione commessi mentre ricopriva l’incarico di Ministro della Difesa. Baduel è uno dei politici incarcerati o finiti sottoprocesso per corruzione ed altri reati e che sono considerati prigionieri politici dall’opposizone venezuelana e media come “Il Fatto”. Questi non sono prigionieri politici incarcerati, ma politici, magistrati, banchieri e imprenditori corrotti, processati ed incarcerati.

In realtà sono pochi quelli finiti in carcere: a parte Baduel, c’è la ex magistrata María Lourdes Afiuni, giudicata per corruzione: secondo l’accusa, in cambio di un milione di dollari, ha emesso un ordine di scarcerazione per un ricco e famoso banchiere, Eligio Cedeño, accusato di bancarotta fraudolenta della sua banca; tra le tante irregolarità commesse dalla magistrata, c’è addirittura quella che per farlo uscire dal tribunale senza incontrare intoppi, lo ha fatto passare per una porta secondaria, lo ha accompagnato al parcheggio del tribunale e lo ha portato fuori sul seggiolino posteriore di una moto che lei stessa guidava! Una volta fuori dal tribunale, è stato accompagnato sulla pista di un aereoporto di Caracas, in cui era pronto un aereo privato che lo ha portato negli USA, dove ha chiesto asilo político.

In carcere ci sono anche tre commissari della ormai estinta Polizia Metropolitana di Caracas, Iván Simonovis, Lázaro Forero ed Henry Vivas, tutti giudicati in via definitiva e condannati per essere i responsabili dell’omicido di 2 delle 19 persone morte il giorno del colpo di stato (11 aprile 2002); per tale reato sono in carcere anche altri 8 poliziotti, condannati con pene minori. Come mai questi “prigionieri politici” ordinarono ai poliziotti che sparavano con fucili di precisione di utilizzare guanti sterili da chirurgo?

I profughi della giustizia venezuelana sono tanti: Carlos Ortega, Pedro Carmona Estanga, Alfredo Peña e vari militari, accusati del golpe del 2011; Manuel Rosales già governatore dello Stato Zulia, ed ex candidato alla Presidenza della Repubblica (nel 2006), accusato di truffa, corruzione ed ingiustificato arricchimento; Patrizia Polea, giornalista del quotidiano “Nuevo  Pais” di proprietà del padre, è accusata di essere la mandante dell’omicidio del giudice Danilo Andreson, assieme al propietario della TV privata Globovision, Nelson Merzherane, accusato anche di bancarotta fraudolenta per il fallimento della sua banca (Banco Federal); anche l’altro propietario di Globovision, Guillermo Zuloaga, è scappato all’estero, reo confesso di speculazione ed accusato di numerosi reati connessi alla sua attività imprenditoriale, esterna a Globovision; il famoso studente violatore Nixon Moreno, protetto ed aiutato a scappare all’estero dalla Nunziatura Vaticana di Caracas è accusato di tentata violenza sessuale ai danni di una poliziotto; in esilio a Miami, si è poi unito in matrimonio con la profuga Patrizia Poleo. Tutti prigionieri politici? Tutti perseguitati politici? Francamente sono un po troppi! Secondo gli scrivani di Padellaro no!

Numerosi politici per i reati connessi al tentativo di golpe del 2002 hanno usufruito dell’amnistia presidenziale; tra questi Henrique Capriles Radonski, già candidato alle elezioni presidenziali del passato 2012 e Leopoldo Lopez, già sindaco di Chacao, accusato anche di corruzione e per questo inabilitato políticamente. Evitato il carcere per l’amnisitia presidenziale, oggi Leopoldo Lopez è nuevamente sul banco degli accusati, assieme a sua madre, importante funzionario di PDVSA, l’impresa petrolífera statale, la quale ha distolto una enorme qantità di soldi dell’impresa per cui lavorava e li ha trasferiti al figlio, che li ha utilizzati per la costituzione del partito “Primero Justicia”, il partito del candidato dell’opposizone Henrique Capriles Radonski.

Anche alcuni ex governatori, come Lapi dello Stato Yaracuy, sono fuggiti all’estero per sfuggire ad una sicura condanna per corruzione e malversazione di fondi pubblici.

Per l’opposizione, per i media internazionali e per molti media italiani, questi delinquenti sono presentati come prigionieri politici.

Antonio Padellaro affida al noto Massimo Cavallini, il compito di raccontarci cosa resterà di Chávez: “Quel che ci lascia Hugo Chávez”.

L’articolo non merita neppure di essere preso in considerazione, condividendo in pieno il commento lasciato da un lettore, tale Dariodi (che riportaimo a lato): tutto questo scritto per non dire assolutamente niente!



(*) Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 07/03/2013; Aggiornato successivamente
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Note

(1)  L’Unità - Nell’articolo di Leonardo Sacchetti, intitolato “Galeano: «Sostengo Chávez ma ora basta con la retorica»” ed apparso ne “L’Unità”  dell’8 di ottobre del 2007, alla domanda: “Lei ha sempre difeso I'esperienza di Hugo Chávez. Non crede che le ultime riforme (presidenza vitalizia, partito unico, ecc) rischino di portare alla deriva il Venezuela?” Fanno rispondere a Galeano con le seguenti parole: «Ho sempre apprezzato iI tentativo del presidente venezualano di trasformare, caso unico nella storia, un paese ricco di petrolio in un paese generoso. Ma e anche vera che reputo fondamentale poter criticare anche le cose che ci piacciono. Nel caso di queste nuove riforme proposte da Chávez lo faccio. Parlare di presidenza vitalizia o di partito unico mi riporta a esperienze del XX secolo sconfitte e che hanno prodotto tragedie…”. Una totale manipolazione del progetto di riforma costituzionale che stava portando avanti Chávez ed una ovvia manipolazione della risposta di Galeano. Ma l’intervista a Galeano presenta nuemrosi altri punti di manipolazione.

Continua
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1 comentario :

  1. Mette tristezza vedere certi articoli così qualunquisti e pieni di luoghi comuni, cosa peraltro comune nei giornali italiani, di qualuque cosa si parli. Solo un appunto: Il Fatto non è certo un giornale di sinistra, anzi ... basta vedere l'appoggio dato a Grillo per capire di che pasta sono fatti.

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