Attilio Folliero e Cecilia Laya da Caracas (*)
Mentre in tutto il mondo, oltre un miliardo di persone
assitiva in TV al funerale dello statista venezuelano, al quale rendevano
omaggio una sessantina di delegazioni, tra cui una quarantina di capi di stato
e di governo, in Italia il quotodiano diretto da Antonio Padellaro, “Il Fatto” metteva
in discredito Hugo Chávez ed il popolo venezuelano. Anche
il candidato oppositore Henriques Capriles Radonski ha dovuto chiedere perdono
per aver dubitato sulle modalità e circostanze della morte di Chavez. Padellaro più papista del papa.
La morte di Hugo
Chávez e le calunnie de “Il Fatto”
Il fatto quotidiano, giornale ritenuto di sinistra
e diretto da Antonio Padellaro, anche nel giorno della morte di Hugo Chávez continua
a gettare discredito e vomitare articoli infamanti sullo statista
latinoamericano e contro il popolo venezuelano.
Padellaro ha affidato il commento
della figura di Chávez a giornalisti famosi per i loro attacchi continui non
solo a Chávez, ma anche a Cuba e a tutto ciò che che si oppone all’imperialismo
statunitense ed al neoliberismo: Angela
Nocioni, Anna Vullo, Roberta Zunini e Massimo Cavallini sono i paladini prescelti per commentare la morte
di Chávez e cominciare l’opera di discredito verso il suo successore, Nicolas Maduro
Moros.
Anna Vullo, già dal titolo del suo articolo “Chávez, show man come Berlusconi mai diseredati lo veneravano”, fa intravedere che razza di personaggio fosse per lei Chávez: un
pagliaccio alla Berlusconi che però i diseredati veneravano; un totale
irrispetto per il presidente venezuelano e
soprattutto per il popolo ed il proletariato venezuelano.
L’articolo inizia parlando di come questa
giornalista riuscì ad intervistare Chávez nel 2002, grazie all’aiuto ed all’astuzia
di Teresa Maniglia: “… dopo
un’anticamera di quasi sei ore a Palacio Miraflores, sede del governo
venezuelano. Ero a Caracas per il quotidiano Avvenire e avevo chiesto alla
responsabile delle comunicazioni del governo, Teresa Maniglia, un incontro con
il presidente. Con astuzia partenopea (aveva origini napoletane), la donna
organizzò una serie di incontri pubblici che dovevano preludere a un
avvicinamento graduale con il leader bolivariano”; poi parla del tentativo di seduzione da parte di Chávez
verso la sua persona “… sfoderando armi da seduttore che farebbero impallidire Berlusconi”. Per la Vullo, Chávez
è peggio di Berlusconi.
Tutto l’articolo è una totale mancanza di rispetto verso
Chávez ed il popolo venezuelano e praticamente termina dandogli del farabutto;
infatti scrive: “Chávez era un
personaggio controverso e sfaccettato che fa venire in mente Limonov, l’eroe
del libro dell’anno: un avventuriero, per certi versi un farabutto“.
Chávez è senza dubbio uno degli uomini più colti che siano mai esistiti sul nostro pianeta; infatti, secondo quanto annunciato da Earle Herrera, in una recente puntata del suo programa domenicale “Kiosko Veráz” è in corso di stesura un libro contenente i titoli delle migliaia di libri che Chávez ha letto e citato nel corso delle sue apparizioni televisive. Per la signora Vullo del quotidiano “Il Fatto”, il caudillo Chávez è un farabutto, un sinvergüenza, un ignorante che non sapeva mettere insieme due parole d’inglese, che veniva rimproverato ed invitato a comportarsi da capo di stato dagli uomini del suo staff (“Gli uomini del suo staff lo spinsero a bordo ricordandogli che lo attendeva un discorso da capo di Stato”), che “arringava le masse di derelitti dei barrios” e vinceva le elezioni comprando i voti (“C’è chi sostiene che comprasse i voti e mandasse pullmini sin nei barrios più periferici per raccattare manifestanti da sguinzagliare nella capitale all’occasione. Può darsi. E’ prassi in molti Paesi sudamericani”).
Con la scusa della libertà di opinione e di stampa, questi giornalisti si permettono di offendere la memoria di Hugo Chávez e l’intero popolo venezuelano. E’ assolutamente intollerabile e pertanto invitiamo l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Isaias Rodriguez, ad elevare una formale nota di protesta verso questo giornale ed il suo direttore responsabile, Antonio Padellaro.
Invitiamo la signora Teresa Maniglia a prendere maggiori precauzioni per il futuro, chiudendo ogni possibilità alla maggior parte dei giornalisti e cineasti provenienti dall’Italia, soprattutto a quelli che si dicono di sinistra; degli italiani non c’è da fidarsi! Ricordiamo alcuni “illustri” servizi sul Venezuela da parte di giornalisti e cineasti italiani che presentatisi a Caracas come persone di “sinistra” poi hanno prodotto opere ignobili contro Chávez e contro il Venezuela: i numerosi articoli di Liberazione, organo del partito della Rifondazione Comunista; i numerosi articoli de Il Fatto, per non parlare de L’Unità, capace perfino di trasformare Eduardo Galeano, uno dei piu grandi estimatori di Chávez in un suo critico (1) e La Repubblica, altro bel giornale di sinistra! Ricordiamo tra i documentari, “La minaccia” del duo Silvia Luzi e Luca Bellino, che trasformano Chávez in una minaccia per il popolo venezuelano! E tanti altri.
Oltre all’articolo della Vullo, Padellaro per screditare Chávez si serve anche di Angela Nocioni, un tempo punta di lancia con cui il polverizzato ed ormai inesistente partito della Rifondazione Comunista, presieduto da Fausto Bertinotti, attraverso l’organo ufficiale del partito “Liberazione” attaccava Hugo Chávez, Fidel Castro, Venezuela, Cuba e tutto cio che aveva una parvenza di sinistra.
Antonio Padellaro affida al noto Massimo Cavallini, il compito di raccontarci cosa resterà di Chávez: “Quel che ci lascia Hugo Chávez”.
Continua
_________________Chávez è senza dubbio uno degli uomini più colti che siano mai esistiti sul nostro pianeta; infatti, secondo quanto annunciato da Earle Herrera, in una recente puntata del suo programa domenicale “Kiosko Veráz” è in corso di stesura un libro contenente i titoli delle migliaia di libri che Chávez ha letto e citato nel corso delle sue apparizioni televisive. Per la signora Vullo del quotidiano “Il Fatto”, il caudillo Chávez è un farabutto, un sinvergüenza, un ignorante che non sapeva mettere insieme due parole d’inglese, che veniva rimproverato ed invitato a comportarsi da capo di stato dagli uomini del suo staff (“Gli uomini del suo staff lo spinsero a bordo ricordandogli che lo attendeva un discorso da capo di Stato”), che “arringava le masse di derelitti dei barrios” e vinceva le elezioni comprando i voti (“C’è chi sostiene che comprasse i voti e mandasse pullmini sin nei barrios più periferici per raccattare manifestanti da sguinzagliare nella capitale all’occasione. Può darsi. E’ prassi in molti Paesi sudamericani”).
Con la scusa della libertà di opinione e di stampa, questi giornalisti si permettono di offendere la memoria di Hugo Chávez e l’intero popolo venezuelano. E’ assolutamente intollerabile e pertanto invitiamo l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, Isaias Rodriguez, ad elevare una formale nota di protesta verso questo giornale ed il suo direttore responsabile, Antonio Padellaro.
Invitiamo la signora Teresa Maniglia a prendere maggiori precauzioni per il futuro, chiudendo ogni possibilità alla maggior parte dei giornalisti e cineasti provenienti dall’Italia, soprattutto a quelli che si dicono di sinistra; degli italiani non c’è da fidarsi! Ricordiamo alcuni “illustri” servizi sul Venezuela da parte di giornalisti e cineasti italiani che presentatisi a Caracas come persone di “sinistra” poi hanno prodotto opere ignobili contro Chávez e contro il Venezuela: i numerosi articoli di Liberazione, organo del partito della Rifondazione Comunista; i numerosi articoli de Il Fatto, per non parlare de L’Unità, capace perfino di trasformare Eduardo Galeano, uno dei piu grandi estimatori di Chávez in un suo critico (1) e La Repubblica, altro bel giornale di sinistra! Ricordiamo tra i documentari, “La minaccia” del duo Silvia Luzi e Luca Bellino, che trasformano Chávez in una minaccia per il popolo venezuelano! E tanti altri.
Oltre all’articolo della Vullo, Padellaro per screditare Chávez si serve anche di Angela Nocioni, un tempo punta di lancia con cui il polverizzato ed ormai inesistente partito della Rifondazione Comunista, presieduto da Fausto Bertinotti, attraverso l’organo ufficiale del partito “Liberazione” attaccava Hugo Chávez, Fidel Castro, Venezuela, Cuba e tutto cio che aveva una parvenza di sinistra.
Nel
suo articolo: <<Chávez, eroe o tiranno? Di sé diceva: “Sono un soldato”>>, Angela Nocioni ripercorre la vita del presidente venezuelano, ovviamente alla
sua maniera, commettendo una serie di imprecisioni che ovviamente terminano facendolo
apparire quello che non era.
L’articolo
fin dall’inizio, attaverso una serie di domande (Un eroe degli oppressi? Un
tiranno? Un caudillo come l’America latina ne ha conosciuti tanti? O un leader
carismatico senza rivali nell’ora della conquista del consenso?) tende a
seminare dubbi, sulla sua figura nell’ignaro lettore italiano, che a leggere i
commenti non è poi tanto ignaro di fatti venezuelani.
Le
nuemrose imprecisioni sulla ribellione militare del 4 febbraio 1992, sui
tentativi di colpi di stato di cui è stato vittima Chávez e le imprecisioni riguardanti
il personaggio da lei citato, un tale Rangel, ex alleato político fanno
pensare che la signora Nocioni non abbia nessun reale conoscimento del
Venezuela.
In
questo articolo, la Nocioni cita un tale Rangel, ma di Rangel alleati di Chávez
ce ne sono due: il generale Rangel Silva, ex Ministro della Difesa ed
oggi governatore eletto dello stato Trujillo e José Vicente Rangel,
giornalista, avvovato e político, grande amico e stimatore di Chávez, è stato
per 5 anni (2002-2007) Vicepresidente della Repubblica, quindi il principale
collaboratore di Chávez; per motivi di età, classe 1929, quindi oggi 84 anni,
ha lasciato l’attività política, dedicandosi unicamente alla realizzazione di una
trasmissione televisiva domenicale. Nessuno dei due è un ex alleato di Chávez!
Forse,
la signora Nocioni voleva riferirsi all’ex Ministro della Difesa Baduel,
di cui pure ha scritto vari articoli ed oggi ne confonde il nome. Baduel
effettivamente era amico di Chávez ed è finito in carcere per atti di
corruzione commessi mentre ricopriva l’incarico di Ministro della Difesa.
Baduel è uno dei politici incarcerati o finiti sottoprocesso per corruzione ed
altri reati e che sono considerati prigionieri politici dall’opposizone
venezuelana e media come “Il Fatto”. Questi non sono prigionieri politici
incarcerati, ma politici, magistrati, banchieri e imprenditori corrotti, processati
ed incarcerati.
In
realtà sono pochi quelli finiti in carcere: a parte Baduel, c’è la ex magistrata
María Lourdes Afiuni, giudicata per corruzione: secondo l’accusa, in
cambio di un milione di dollari, ha emesso un ordine di scarcerazione per un ricco
e famoso banchiere, Eligio Cedeño, accusato di bancarotta fraudolenta
della sua banca; tra le tante irregolarità commesse dalla magistrata, c’è
addirittura quella che per farlo uscire dal tribunale senza incontrare intoppi,
lo ha fatto passare per una porta secondaria, lo ha accompagnato al parcheggio
del tribunale e lo ha portato fuori sul seggiolino posteriore di una moto che
lei stessa guidava! Una volta fuori dal tribunale, è stato accompagnato sulla
pista di un aereoporto di Caracas, in cui era pronto un aereo privato che lo ha
portato negli USA, dove ha chiesto asilo político.
In
carcere ci sono anche tre commissari della ormai estinta Polizia Metropolitana
di Caracas, Iván Simonovis, Lázaro Forero ed Henry Vivas, tutti
giudicati in via definitiva e condannati per essere i responsabili dell’omicido
di 2 delle 19 persone morte il giorno del colpo di stato (11 aprile 2002); per
tale reato sono in carcere anche altri 8 poliziotti, condannati con pene
minori. Come mai questi “prigionieri politici” ordinarono ai poliziotti che
sparavano con fucili di precisione di utilizzare guanti sterili da chirurgo?
I profughi
della giustizia venezuelana sono tanti: Carlos Ortega, Pedro Carmona
Estanga, Alfredo Peña e vari militari, accusati del golpe del 2011; Manuel
Rosales già governatore dello Stato Zulia, ed ex candidato alla Presidenza
della Repubblica (nel 2006), accusato di truffa, corruzione ed ingiustificato
arricchimento; Patrizia Polea, giornalista del quotidiano “Nuevo Pais” di proprietà del padre, è accusata di
essere la mandante dell’omicidio del giudice Danilo Andreson, assieme al
propietario della TV privata Globovision, Nelson Merzherane, accusato
anche di bancarotta fraudolenta per il fallimento della sua banca (Banco
Federal); anche l’altro propietario di Globovision, Guillermo Zuloaga, è
scappato all’estero, reo confesso di speculazione ed accusato di numerosi reati
connessi alla sua attività imprenditoriale, esterna a Globovision; il famoso
studente violatore Nixon Moreno, protetto ed aiutato a scappare
all’estero dalla Nunziatura Vaticana di Caracas è accusato di tentata violenza
sessuale ai danni di una poliziotto; in esilio a Miami, si è poi unito in
matrimonio con la profuga Patrizia Poleo. Tutti prigionieri politici? Tutti
perseguitati politici? Francamente sono un po troppi! Secondo gli scrivani di
Padellaro no!
Numerosi
politici per i reati connessi al tentativo di golpe del 2002 hanno usufruito
dell’amnistia presidenziale; tra questi Henrique Capriles Radonski, già
candidato alle elezioni presidenziali del passato 2012 e Leopoldo Lopez,
già sindaco di Chacao, accusato anche di corruzione e per questo inabilitato
políticamente. Evitato il carcere per l’amnisitia presidenziale, oggi Leopoldo
Lopez è nuevamente sul banco degli accusati, assieme a sua madre, importante
funzionario di PDVSA, l’impresa petrolífera statale, la quale ha distolto una
enorme qantità di soldi dell’impresa per cui lavorava e li ha trasferiti al
figlio, che li ha utilizzati per la costituzione del partito “Primero
Justicia”, il partito del candidato dell’opposizone Henrique Capriles Radonski.
Anche
alcuni ex governatori, come Lapi dello Stato Yaracuy, sono fuggiti
all’estero per sfuggire ad una sicura condanna per corruzione e malversazione
di fondi pubblici.
Per
l’opposizione, per i media internazionali e per molti media italiani, questi
delinquenti sono presentati come prigionieri politici.
Antonio Padellaro affida al noto Massimo Cavallini, il compito di raccontarci cosa resterà di Chávez: “Quel che ci lascia Hugo Chávez”.
L’articolo non merita neppure di
essere preso in considerazione, condividendo in pieno il commento lasciato da
un lettore, tale Dariodi (che riportaimo a lato): tutto questo scritto per
non dire assolutamente niente!
(*) Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 07/03/2013; Aggiornato successivamente
(*) Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 07/03/2013; Aggiornato successivamente
________
(1) L’Unità
- Nell’articolo
di Leonardo Sacchetti, intitolato “Galeano: «Sostengo Chávez ma ora basta con
la retorica»” ed apparso ne “L’Unità” dell’8 di ottobre del 2007, alla domanda: “Lei
ha sempre difeso I'esperienza di Hugo Chávez. Non crede che le ultime riforme
(presidenza vitalizia, partito unico, ecc) rischino di portare alla deriva il
Venezuela?” Fanno rispondere a Galeano con le seguenti parole: «Ho sempre
apprezzato iI tentativo del presidente venezualano di trasformare, caso unico
nella storia, un paese ricco di petrolio in un paese generoso. Ma e anche vera
che reputo fondamentale poter criticare anche le cose che ci piacciono. Nel
caso di queste nuove riforme proposte da Chávez lo faccio. Parlare di
presidenza vitalizia o di partito unico mi riporta a esperienze del XX secolo
sconfitte e che hanno prodotto tragedie…”. Una totale manipolazione del
progetto di riforma costituzionale che stava portando avanti Chávez ed una
ovvia manipolazione della risposta di Galeano. Ma l’intervista a Galeano
presenta nuemrosi altri punti di manipolazione.
Note
Continua
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Mette tristezza vedere certi articoli così qualunquisti e pieni di luoghi comuni, cosa peraltro comune nei giornali italiani, di qualuque cosa si parli. Solo un appunto: Il Fatto non è certo un giornale di sinistra, anzi ... basta vedere l'appoggio dato a Grillo per capire di che pasta sono fatti.
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