Il Venezuela a 18 mesi dalla morte di Hugo Chavez
Attilio Folliero, Caracas 09/09/2014
L’Istituto
Nazionale di Statistica del Venezuela (INE) ha recentemente pubblicato i dati sulla povertà in Venezuela. Se si esclude
il periodo del colpo di stato e del sabotaggio petrolífero, negli anni
2002-2003, con l’avvento al governo di Hugo Chavez gli indici di povertà e della
miseria sono continuamente scesi fino al 2012. Nel 2013 c’è stata una
inversione di tendenza.
Fonte: Elaborazione Attilio Folliero su dati INE
Alla
fine del 1998, alla vigilia dell’avvento di Hugo Chavez al governo, il 50,4%
della popolazione venezuelana viveva in povertà ed il 20,3% viveva in miseria, in
povertà estrema. Con l’avvento al governo di Hugo Chavez e l’adozione di nuove
politiche economiche e sociali, le condizioni economiche dei venezuelani sono
continuamente migliorate e con l’esclusione del biennio 2002-2003, gli indici
relativi alla povertà, di anno in anno sono sempre scesi. Nel 2012 l’indice di
povertà toccava il punto più basso: solo il 25,4% della popolazione viveva al
di sotto della soglia di povertà e solamente il 7,1% viveva in estrema povertà,
in miseria.
Con
la morte di Hugo Chavez, la situazione è cambiata: una feroce guerra economica,
scatenata dall’oligarchia e dalle classi ricche, da un lato ed un governo
indubbiamente non all’altezza hanno determinato una inversione di tendenza. La
classe oligarca con la morte di Hugo Chavez era convinta di riprendersi il potere
e ritornare al governo; le urna, però hanno consegnato il governo a Nicolas
Maduro, sia pure con uno stretto margine di vantaggio (solamente 223.599 voti in più del candidato dell’oligarchia).
Ciò
ha scatenato, da parte delle classi ricche del paese, oltre ad atti di profonda
violenza che si sono protratti per vari mesi, praticamente fino ad aprile del
2014, anche una vera e propria guerra economica: accaparramento dei prodotti,
aumento indiscriminato dei prezzi, contrabbando e mercato nero hanno finito per
far scarseggiare perfino prodotti di prima necessità e medicine.
Indubbiamente
il nuovo governo non ha saputo reagire in fretta e con l’opposizone ha cercato di
dialogare, intavolando trattative ed installando i cosiddetti dialoghi di pace.
Tutti hanno assistito in TV agli incontri, ai diloghi tra il governo e gli
oligarchi, tra i quali spiccava la presenza di Lorenzo Mendoza, propietario della
Polar, la principlae impresa alimentare del paese.
Il
governo alla fine è riuscito a pacificare il paese, ma ha finito per adottare
misure economiche che hanno contribuito a determinare l’innalzamento degli
indici di povertà.
Nicolas
Maduro dopo aver allontanato dal governo il ministro Jorge Giordani, braccio
destro di Chavez e responsabile dell’economia praticamente durante tutta l’era
Chavez (1999-2012), escluso un breve periodo, ha affidato la direzione economica
del paese al ministro del petrolio e presidente di PDVSA (l’industria petrolifera
statale), l’ingegnere Rafael Ramirez, che assumeva l’incarico di vicepresidente
per l’area economica.
In
precedenza, nel febbraio del 2013, quando era ancora vivo Chavez che sarebbe
morto pochi giorni dopo, il 5 marzo del 2013, il governo di Nicolas Maduro,
presidente ad interim, aveva attuato una prima svalutazione del Bolívar: il
cambio col dollaro era passato da 4,30 a 6,30 con una svalutazione quindi di
quasi il 50%.
Successivamente,
fermo restante il cambio a 6,30 utilizzato per l’importazione dei beni di prima
necessità, per gli altri prodotti venne introdotto una cambio oscillante attorno
ai 10/12 bolivares, denominato SICAD 1.
In
pochi mesi, mentre i prodotti di prima necessità hanno subito un aumento del
50% circa, gli altri beni sono passati ad essere importati con un cambio più
che doppio, quasi triplicato, da 4,30 a circa 12.
A
partire da Marzo 2014, c’è stata una nuova svalutazione del Bolivar, con
l’introduzione del cambio denominato SICAD 2: il dollaro, che può essere
acquistato ad un cambio praticamente libero, sta oscillando attorno ai 50
bolivares. Tale cambio è utilizzato per beni e servizi non di prima necessità.
Il costo di un volo per l’Europa, per esempio è passato dai circa 7.000 bolivares
di inizio 2013 ai 50.000 bolivares circa di oggi.
La
svalutazione del bolívar ha avuto ovviamente una incidenza sulla crescita degli
indici di povertà. Gli ultimi dati pubblicati sulla povertà si riferiscono al
2013, ma è prevedibile un aumento anche per il
2014.
L’inflazione
è l’altro problema che sta incidendo sull’aumento della povertà in Venezuela.
Uno dei grandi meriti della política economica di Chavez era stato proprio il
controllo dell’inflazione; prima di Chavez, l’inflazione in Venezuela era altissima,
arrivando a superare anche il 100% in alcuni anni. Con Chavez arriva ad essere
inferiore al 20% e in determinati momenti si è parlato della possibilità che
potesse scendere anche al di sotto del 10%.
Nel
2013, con la guerra economica, l’inflazione è stata del 56,2%. Riguardo il 2014
c’è da dire che la Banca Centrale del Venezuela, da alcuni mesi ha smesso di
fornire i dati; l’ultimo è relativo al mese di maggio e nei primi 5 mesi
dell’anno l’inflazione è stata del 23%. In questi ultimi mesi c’è stata sicuramente
una accelerata ed è possibile che nel 2014 arrivi a superare il 100%. Molti
prodotti, come biglietti aerei, computer e cellulari hanno abbondantemente
superato il 100% durante questi ultimi mesi. I prezzi degli appartamenti e
delle auto sono letteralmente schizzati. Oggi in Venezuela – come denunciava il
filosofo e opinionista televisivo Miguel Angel Perez Pirela – gli appartamenti sono diventati
incomprabili perfino da parte di un importante settore della società, quali
sono i professori universitari. Essere critici non significa essere “controrivoluzionari”;
la critica è fondamentale per correggere i possibili errori commessi da chi
governa.
Rimpasto di governo. La
settimana scorsa, il Presidente Maduro ha proceduto ad un rimpasto di governo;
la novità più importante riguarda proprio il settore economico: Rafael Ramirez
vicepresidente per l’aerea economica, oltre che Ministro dell’Energia e
Petrolio e presidente della statale PDVSA, è stato sollevato da tutti e tre
questi incarichi ed è stato nominato Ministro degli Esteri. L’area econmica è
stata affidata all’economista Marcos Torres, già ministro della banca pubblica.
Da parte del popolo c’è
stata una forte avversione alle decisioni economiche prese da Rafael Ramirez e
soprattutto a quelle annunciate; infatti, oltre ad aver deciso in un certo modo
la liberalizzazione del prezzo del dollaro per alcuni beni e servizi non di
prima necessità (il cambio denominato SICAD2), aveva preannunciato
l’unificazione dei tre cambi e l’aumento dei prezzi della benzina, dell’eletricità e
del gas.
Negli
ultimi mesi la popolarità del presidente era scesa al 40% ed il famoso
giornalista Jose Vicente Rangel aveva avvertito del pericolo di una vittoria
dell’opposizone nelle elezioni parlamentari del prossimo anno; anzi ha allertato
del pericolo di un
golpe parlamentare, simile a quello realizzato in Paraguay.
Il
presidente Maduro con questo rimpasto ha cercato di fare marcia indietro sulle
politiche economiche adottate o annunciate dal sollevato vicepresidente per l’area
economica, Rafael Ramirez ed è tornato a parlare di “socialismo”, di lotta alla
povertà, della necessità di potenziare le missioni.
L’alta
inflazione, la svalutazione del Bolivar ed il mancato adeguamento dei salari al
reale tasso d’inflazione ha determinato una perdita del potere d’acquisto dei
cittadini ed il conseguente aumento degli indici di povertà.
Il
salario minimo venezuelano, punto di riferimento per tutte le analisi
economiche, a gennaio 2013 era il più alto dell’America Latina, essendo di 2.047,52
bolivares, pari a 476 dollari al cambio ufficiale di 4,30; dopo vari aumenti, alla
data di oggi, il salario minimo è arrivato a 4.251,40 bolivares. Quale cambio
adottare per calcolare il salario minimo in dollari? Se si adotta il cambio a
6,30 utilizzato per i generi di prima necessità vale oltre 600 dollari; se
adottiamo il cambio a 11 (SICAD1), vale circa 380 dollari, ma se adottiamo il
cambio a 50 (SICAD2) vale solamente 80 dollari circa; se addirittura prendiamo
in considerazione il prezzo del dollaro venduto al mercato nero, arrivato a
circa 90, il salario minimo vale meno di 50 dollari o circa 35 euro. Il salario
minimo e per conseguenza tutti gli altri salari sono certamente aumentati, ma a
mala pena riescono a coprire gli aumenti dei beni di prima necessità (pane,
pasta, farina, di mais, riso, latte, etc.).
Circa
un terzo della popolazione venezuelana vive con il salario minimo. Oltre ai
lavoratori anche le pensioni sociali sono agganciate al salario minimo. Per avere
una idea della sua svalutazione basta confrontare i prezzi degli appartamenti.
All’inizio del 2013 una famiglia con due salari minimi riusciva a comprarsi un appartamento
popolare il cui prezzo oscillava a Caracas attorno ai 500.000 bolivares: con un
salario pagava un mutuo ventennale e con l’altro viveva.
Da
quest’anno, invece i prezzi degli appartamenti sono schizzati alle stelle;
basta guardare le offerte degli appartamenti in Mercadolibre (la consociata di Ebay per l’America Latina)
relativi a Caracas; è difficile riuscire a trovare un appartamento in vendita a
meno di 10 milioni di bolivares. Le banche per concedere un mutuo del valore di
2 milioni richiedono uno stipendio equivalente a 15 salari minimi (vedasi ad esempio le condizioni del Banco Mercantil, una delle
principali banche del paese). Prima di tutto, ottenere un mutuo di 2 milioni
non permette l’acquisto di un appartamento, neppure nell’estrema periferia di
Caracas; in secondo luogo avere uno stipendio mensile equivalente a 15 stipendi
minimi non è cosa da tutti; perfino un altissimo funzionario dello stato o un
quadro importante dell’impresa privata che magari prende 20.000/30.000
bolivares al mese non ha la possibilità di ottenere un mutuo. Ricordiamo che
oltre al salario minimo, nella Pubblica Amministrazione esiste il salario
massimo, attualmente pari a 10.462,06.
Nominalmente,
secondo le condizioni sopra riportate, una famiglia con 4 salari minimi può accedere
ad un mutuo non eccedente i 390.000 bolivares, ma come visto tale somma non
serve per comprare un appartamento.
In
definitiva, nei diciotto mesi intercorsi dalla morte di Hugo Chavez, la
situazione economica e sociale dei
venezuelani è mutata.
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