Claudio Rossi, L'uomo qualunque, 31/10/2015
Quello milanese è stato il peggior Expo degli ultimi 50 anni. L’esposizione milanese chiude con 18 milioni di visitatori. È la stessa cifra registrata dall’Expo di Hannover 2000, ricordato come “il flop del millennio”. Peggio di così solo l’Expo di Seattle del 1962, con 9 milioni di visite.
Per cercare di arrivare ai 20 milioni di ingressi promessi si è messa in campo una politica di omaggi e prezzi stracciati. Biglietti a 5 euro dopo le 18 e ingressi regalati a destra e a manca.
Anche l’arrivo di turisti stranieri è stato al di sotto delle previsioni. Secondo uno studio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, coordinato da Jérôme Massiani, i risultati preliminari indicano una quota del 16% di stranieri (soprattutto francesi e svizzeri) contro il 25% previsto. All’Expo sono andati sopratutto i lombardi. E anche gli effetti sul Pil e sull’occupazione per ora non si vedono.
Expo è costata, finora, 2,4 miliardi di euro: 1,3 miliardi per la costruzione del sito; 960 milioni per la gestione dell’evento (840 milioni secondo Expo, ma è un conteggio basato su magheggi contabili già censurati dalla Corte dei conti) e 160 per l’acquisto dei terreni, pagati, giusto per ricordare come è partita l’operazione, dieci volte il prezzo di mercato. Il deficit di gestione sarà ben maggiore dei 200 milioni previsti.
E che cosa fare ora che l’Expo è finito dell’area da 1 milione e 100 mila metri quadrati su cui sono stati investiti 2,4 miliardi di denaro pubblico? Tutto ancora da decidere. Le idee, che sono gratis, non mancano. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la realtà. Di solito, la città che progetta un Expo pensa prima a che cosa fare dopo dell’area su cui fa investimenti pubblici colossali. Non in Italia.
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