Negli USA
raddoppieranno le imposte nei prossimi sei anni. Obama, come Bush, toglie ai
poveri per dare ai ricchi.
Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 24/04/2011
Negli USA, dopo mesi di frenetiche trattative sulla legge finanziaría del prossimo anno (anno fiscale 2012, che inizia il primo ottobre 2011), repubblicani e democratici hanno raggiunto l’accordo e scongiurato il pericolo di un blocco dell’attività amministrativa.
L’accordo
L’accordo
prevede un taglio di 38 miliardi di dollari. I grandi media USA e del mondo,
nel loro patetico tentativo di schierarsi sempre e comunque dalla parte degli
USA, non perdono occasione per esaltare questo accordo e parlano di pericolo
scongiurato, del più grande taglio, in termini reali, mai operato nella storia
degli USA e cavolate del genere. Parlano a vanvera!
Sebbene il taglio in questione
possa sembrare alto, nessuno ha specificato l’ammontare del bilancio. Il
bilancio presentato da Obama (consultabile on line nel sito della Casa Bianca), per il prossimo anno
ascende a 3.729 miliardi di dollari, cifra destinata a salire a 5.697 miliardi
per il 2021. Ricordiamo, che accanto al bilancio preventivo per il 2012, il
Governo ha presentato anche il bilancio preventivo decennale al 2021. Dunque,
un taglio di 38 miliardi rappresenta un misero 1%! Per la stampa USA e
mondiale, questo misero taglio è decantato come un miracolo in grado di
risolvere i problemi USA! Ovviamente,
nessuno ha tenuto a specificare che questi tagli non riguardano in alcun modo
le spese militari o gli aiuti alle imprese in crisi di Wall Street.
Per rendersi
conto di quanto sia ridicola una cifra del genere basta dire che nell’era
Obama, in ben 51 giorni (tabella a lato) gli USA hanno avuto debiti superiori a
questi tagli previsti per l’intero anno fiscale 2012!
Come si vede dalla
tabella allegata, in 6 occasioni (30/06/2009, 21/12/2009, 30/06/2010, 31/12/2010, 30/09/2009 e 30/11/2009), durante il governo di Obama, il deficit USA è
cresciuto di oltre 100 miliardi, con il massimo toccato il 30/06/2009 quando
il debito pubblico è aumentato di 186 miliardi. Cosa possono mai rappresentare 38
miliardi di tagli per un paese che presenta debiti per quasi 14.300 mliardi!
Se i media
ufficiali fanno credere ai loro lettori che siamo di fronte ad una operazione
praticamente miracolosa, in grado di risolvere tutti i mali degli USA, noi
diciamo che tale taglio non avrà nessun effetto; non farà neppure il solletico.
Oltre al
fatto che tale cifra è del tutto ridicola, bisogna aggiungere che c’è anche chi dubita che i tagli ammontino
effettivamente a 38 miliardi, indicando in 353 milioni di dollari la cifra
realmente tagliata! In ogni caso, anche ammettendo che i tagli siano pari a 38
miliardi, la situazione non cambia.
Il raddoppio delle imposte in 6 anni
Il bilancio
presentato, oltre ai tagli prevede l’incremento delle imposte, anzi il
raddoppio in sei anni. Ovviamente, nessun media ha avuto il coraggio di dire ai
propri lettori che a partire dal 2012 iniziano ad aumentare fortemente le tasse
e - per ammissione dello stesso governo di Obama - per non annegare è necessario raddoppiarle nei prossimi anni.
Semplicemente per rimanere a galla bisogna raddoppiare le tasse. Questo il
succo! Come sempre, gli USA anticipano delle tendenze per cui prossimamente
questa filosofia sarà portata anche in Europa ed in Italia, perchè la
situazione di molti paesi europei ed italiana non è differente da quella USA.
Nei prossimi
sei anni le imposte delle persone fisiche raddoppieranno. Nel 2016, infatti è
previsto che i cittadini statunitensi paghino imposte per 1.765 miliardi di
dollari, contro gli 899 miliardi del 2010. Praticamente un aumento di poco
inferiore al 100%. Nello stesso periodo il PIL USA aumenterà del 36%, pertanto
l’aumento delle imposte non è imputabile ad un aumento del reddito.
Cinque anni
dopo, nel 2021, è previsto che le imposte arrivino ad oltre 2.400 miliardi, il
triplo rispetto al 2010. Il PIL, invece tra il 2010 ed il 2021 aumenterà del
70% e pertanto si conferma che l’aumento delle imposte non è dovuto ad un
aumento del reddito; anzi, in considerazione di un aumento più che doppio delle
imposte, rispetto alla crescita del PIL, gli statunitensi vedranno ridotto il
loro potere d’acquisto.
Bisogna
ancora aggiungere, che nel 2012 scade il provvedimento di Bush che prevedeva un
congelamento delle imposte per le grandi imprese ed in particolare per le
imprese petrolifere e per le famiglie con i redditi alti, con oltre 250.000
dollari. Pertanto, per il 2012 rispetto al 2011 è prevista una crescita del 65%
delle imposte pagate dalle imprese: i 198 miliardi di dollari in imposte del
2011 saliranno a 327 miliardi nel 2012.
Obama, come Bush, toglie ai poveri per dare ai
ricchi
Obama, il
primo presidente negro della storia, eletto anche coi voti delle classi più
deboli, vuole apparire come una persona giusta che non fa favoritismi ai
ricchi, come faceva Bush e quindi elimina il provvedimento del suo
predecessore. Tale provvedimento era considerato ingiusto, in quanto favoriva
sfacciatamente i ricchi. Obama è
differente dal suo predecessore che toglieva ai poveri per dare ai ricchi?
Niente di più falso. Obama effettivamente, per il 2012, elimina, o meglio non
ripropone questo provvedimento sommamente ingiusto che faceva pagare meno tasse
ai ricchi ed alle grandi imprese, ma negli anni successivi le imposte pagate
dalle imprese diminuiranno progressivamente, in modo da favorirle nella stessa
proporzione del suo predecessore.
Nel 2010 le
imposte pagate dalle imprese ammontarono a 191 miliardi, contro gli 899
miliardi pagati dalle persone fisiche, ossia le imprese pagarono il 21% di
quanto pagarono le persone; nel 2011, ancora in vigore il provvedimento di
Bush, le imprese pagheranno 198 miliardi contro i 956 miliardi dei cittadini;
si conferma, anche per il 2011, una quota del 21% di imposte pagate dalle
imprese rispetto a quanto pagato dai cittadini. Nel 2012, con lo scadere del
provvedimento di Bush, anche le grandi imprese torneranno a pagare le imposte e
pertanto complessivamente le imposte pagate dalle imprese ammonteranno a 327
miliardi, contro i 1.145 miliardi di imposte pagate dalle persone fisiche; la
quota delle imposte pagate dalle imprese sale al 29% rispetto elle imposte
pagate dalle persone fisiche.
Negli anni
successivi, senza introdurre provvedimenti ritenuti ingiusti, il volpone di Obama riduce
progressivamente le imposte alle imprese, riportandole esattamente alla stessa
quota di quando era in vigore il provvedimento di Bush! Nel 2021, è previsto
che le imprese paghino 502 miliardi, contro i 2.404 miliardi delle persone
fisiche. Ciò rappresenta esattamente il 21%, come nel 2010 e nel 2011. Quel
furbacchione di Obama, che voleva apparire differente dal suo predecessore, che
voleva apparire un pacifista ed un uomo giusto che aiuta i più poveri con la
falsa riforma sanitaria e riporta la giustizia, facendo pagare le imposte anche
ai ricchi, in realtà non è differente in niente dal suo predecessore, o meglio
per essere precisi è peggiore perché è più spendaccione di Bush.
Il
presidente Bush nei suoi 2.922 giorni di governo, dal 20/01/2001 al 19/01/2009,
ha fatto crescere il debito pubblico USA di 4.899,10 miliardi di dollari, in
media 1,68 miliardi al giorno; il furbacchione di Obama in soli 819 giorni, dal
20/01/2009 al 19/04/2011 ha fatto crescere il debito pubblico di 3.693,59
miliardi di dollari, ossia 4,51 miliardi al giorno. Se analizziamo gli ultimi
819 giorni di governo di Bush, dal 24/10/2006 al 19/01/2009, riscontriamo una
crescita del debito pubblico USA di 2.072,39 miliardi di dollari, ossia 2,53
miliardi al giorno. Praticamente, il pacifista Obama nei suoi 819 giorni di
governo ha raddoppiato il deficit rispetto agli ultimi 819 giorni del governo
di Bush.
I principali dati del bilancio di previsione
2012.
Nella
tabella, riportiamo non solo i principali dati del bilancio di previsione del
2012, ma anche quelli per i successivi 10 anni, fino al 2021, oltre ai dati
dell’ultimo bilancio chiuso, relativo al 2010, ed a quelli dell’anno in corso.
I redattori
del bilancio USA, per il prossimo decennio, prevedono un aumenta costante del PIL, attorno al 4/5% all’anno; le uscite, invece, aumentano
consistentemente per l’anno in corso, il 2011, quindi dopo la diminuzione
prevista per il 2012, aumentano in maniera costante, attorno al 5% annuo; le entrate aumentano in maniera sostenuta
nel 2012 a causa dell’aumento delle imposte per le imprese (in virtù dello
scadere del provvedimento di Bush); negli anni successivi, anche per le entrate
sono previsti aumenti costanti dell’ordine del 5% annuo.
Riguardo le imposte, detto del forte aumento di
quelle per le imprese nel 2012, successivamente le imprese saranno nuovamente
favorite, prima con riduzioni (2015 e 2016) e poi con aumenti minimi
dell’ordine dell’1%/2% (tra il 2018 ed il 2021). Mediamente nei 9 anni
successivi al 2012 le imposte per le imprese aumenteranno del 5,9% all’anno, mentre
quelle delle persone fisiche aumenteranno del 12,2% all’anno.
Come
preannunciato da Obama, per rimanere a galla, per non affondare è necessario
raddoppiare le imposte. E dunque, fra il 2010 ed il 2016, raddoppieranno le
imposte sul reddito delle persone fisiche.
Il deficit fiscale, nell’anno 2010 è stato
di 1.293 miliardi, ossia il 37% delle spese governative ed il 9% del PIL; per
il 2011 il deficit rappresenterà il 40% delle spese e l’11% del PIL; nel 2012
rappresenterà il 30% delle spese ed il 7% del PIL; negli anni successivi si
stabilizzerà attorno al 14/15% delle uscite ed al 3% del PIL.
Il dato del
deficit ci spiega esattamente il cancro che si annida all’interno della società
statunitense. Di fatto, il governo USA spende più di quanto possa permettersi:
nel 2010 le spese sono state del 60% superiori alle entrate; per l’anno in
corso, a fronte di entrate per 2.174 miliardi, addirittura sono previste spese
superiori del 75%, ossia 1.645 miliardi di deficit. Tale modello di
spendere molto di più di quanto si abbia a disposizone si riscontra non solo a
livello di govenro centrale, ma in tutta la società statunitense, a livello di
governi locali, famiglie ed imprese.
Insomma,
negli USA tutti vivono al di sopra delle proprie possibilità. Fino ad ora
c’erano paesi come Cina, Giappone e Regno Unito disposti a finanziare il suo
deficit, attraverso l’acquisto di buoni del debito pubblico, ma adesso la
pacchia sembra essere finita.
L’analisi
del bilancio ci dice che nelle intenzioni cercheranno di ridurre il deficit, ma
non possono azzerarlo e quindi sostanzialmente il deficit, anche se in maniera
meno accentuata degli ultimi anni, continuerà ad aumentare; in sintesi, gli USA
pensano di poter continuare a spendere più di quanto hanno a disposizione e per
continuare a farlo non possono fare altro che incrementare la stampa di
dollari, accellerando quel processo di svalutazione della propria moneta già in
atto.
Numeri al lotto
I dati dei
bilanci successivi al 2012, con le ottimistiche previsioni di una crescita
costante del PIL e delle entrate, ed una diminuzione delle uscite sembrano in
realtà più dei numeri al lotto, che i dati di bilancio di quella che un tempo
fu la prima economia del mondo, avviata verso un inesorabile tramonto.
I redattori
del bilancio, ad esempio, si fregano le mani pensando alle entrate che
arriveranno sotto forma di imposte da parte delle imprese e non hanno pensato
che più realisticamente le imprese, di fronte alla ulteriore caduta del saggio
di profitto (aumentano le imposte, quindi si riducono i profitti; ma i
profitti si riducono anche perché i cittadini dovendo pagare più imposte
avranno meno soldi da spendere in beni e servizi) decideranno di incrementare
gli investimenti all’estero. Così come di fronte ad un raddoppio delle imposte
dei cittadini, è ipotizzabile una caduta della domanda e quindi della
produzione e conseguente aumento della disoccupazione. In sostanza, tutto
sembra indicare che le cose andrano di male in peggio e sostenere una crescita
abbastanza sostenuta del 5% annuo sembra ipotesi azzardata.
Noi pensiamo
che gli USA andranno incontro a problemi dal prossimo mese di giugno, quando di
fronte alle difficoltà di trovare i finanziatori del loro deficit, non potranno fare altro che ricorrere alla
stampa dei dollari, come ha già lasciato sottintendere la Federal Reserve. Dal
prossimo autunno, poi vedremo un acuirsi della crisi e le possibilità di un
default si faranno sempre più concrete. E’ bene ricordare un nostro precedente articolo "Il macrobuco del debito USA", in cui analizzavamo come il debito reale USA non fosse di 14.000
miliardi, secondo quanto riportato dai dati ufficiali, ma probabilmente il doppio. Sta per iniziare la vera crisi degli USA e dell’occidente.
Prepariamoci.
Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas
24/04/2011
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