miércoles, 21 de septiembre de 2016

Dichiarazione Finale del 17° Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL)



17° Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Movimento dei Paesi Non Allineati
Isola di Margarita, Repubblica Bolivariana del Venezuela
17 e 18 settembre 2016

I Capi di Stato e di Governo del Movimento dei Paesi Non Allineati, riuniti nell’Isola di Margarita (Venezuela) in occasione del XVII Vertice tenutosi il 17 e 18 settembre 2016, uniti dal motto “Pace, sovranità e solidarietà per lo sviluppo” hanno preso in esame lo stato della situazione internazionale:

Consapevoli che la storia e la realtà del mondo di oggi mostrano che i paesi in via di sviluppo soffrono maggiormente il disconoscimento del diritto internazionale, le invasioni, i postumi della guerra e i conflitti armati principalmente motivati dagli interessi geopolitici dei grandi centri di potere, così come i conflitti prolungati ereditati dal colonialismo e dal neocolonialismo.

Coscienti che molte delle attuali crisi si siano verificate per la violazione dei propositi e dei principi sanciti nella Carta delle Nazioni Uniti e nei Principi di Bandung.

Riconoscendo che la solidarietà, massima espressione del rispetto, dell’amicizia e della pace tra gli Stati, è un concetto ampio che include la sostenibilità delle relazioni internazionali, la convivenza pacifica e gli obiettivi di trasformazione dell’equità e del rafforzamento dei paesi in via di sviluppo, il cui obiettivo principale è raggiungere un pieno sviluppo economico e sociale dei popoli.

Nel 55° anniversario del Movimento, hanno deciso di difendere il diritto alla pace, alla sovranità ed alla solidarietà per lo sviluppo dei popoli

· Guidati dallo spirito visionario dei fondatori e dai principi e propositi del Movimento dei Paesi non Allineati, consacrati a Bandung (1955) e a Belgrado (1961), così come dal loro impegno per la costruzione di un mondo di pace, rispetto, amicizia fraterna, solidarietà, cooperazione e sviluppo;

· Riaffermando i principi e i propositi della Carta dellle Nazioni Uniti, così come le norme e i principi del diritto internazionale e della Dichiarazione sulle Relazioni di Amicizia e Cooperazione tra Stati;

· Animati dalla vigenza dei principi fondatori del Movimento e dalle conquiste che ne hanno segnato lo sviluppo storico, che confermano che la lotta contro il colonialismo e il neocolonialismo, il razzismo e tutte le forme di intervento, aggressione, occupazione straniera, dominio o egemonia, così come l’intento di rappresentare un fattore di equilibrio nelle relazioni internazionali, al di fuori delle alleanze militari dei centri di potere, costituiscono ancora espressioni concrete della politica di non- allineamento;

· Confermando l’impegno comune nei principi fondatori del Movimento dei Paesi Non Allineati e nei principi espressi nella Dichiarazione sui Propositi e i Principi e il Ruolo del Movimento dei Paesi Non Allineati, nell’attuale scenario internazionale, approvata in occasione del XIV Vertice del MNOAL tenutosi a La Habana;

· Consapevoli della necessità di garantire un impatto significativo del Movimento nella dinamica delle relazioni internazionali e nel raggiungimento degli obiettivi che ne hanno sostenuto la vigenza;

· Esprimendo un profondo ringraziamento al Presidente de la Repubblica Islamica dell’Iran, Sua Eccellenza Hassan Rouhani, per il valoroso contributo al processo di consolidamento e riattivazione del Movimento dei Paesi Non Allineati;

· Adottando la Dichiarazione Finale del XVII Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Movimento dei Paesi Non Allineati, realizzato nell’Isola Margarita, Repubblica Bolivariana de Venezuela, il 17 e 18 settembre 2016, Dichiarano che l’applicazione effettiva del Documento Finale dell’Isola Margarita richiede il massimo impegno e volontà da parte di tutti i paesi membri del Movimento, con il fine di assumere in modo deciso le sfide che si presentano in materia di pace, sviluppo sociale ed economico, diritti umani e cooperazione internazionale, per cui saranno realizzati sforzi comuni per perseguire i seguenti obiettivi:

1. Consolidamento e riattivazione del Movimento: riaffermano il pieno e decisivo sostegno dei paesi membri al consolidamento, rafforzamento e riattivazione del Movimento dei Paesi Non Allineati, come unica garanzia per preservarne il legato e la vigenza storica e garantirne il rafforzamento, la coesione e la capacità di recupero sulla base dell’unità nella diversità e della solidarietà tra gli stati membri.

2. Consolidamento dell’ordine internazionale: riaffermano la volontà di proseguire nella promozione della soluzione pacifica delle controversie, in conformità con l’Articolo 2 e il Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite, così come con la Risoluzione 26/25 delle Nazioni Unite del 24 ottobre 1970 e il diritto internazionale, al fine di contribuire al raggiungimento di tale obiettivo e proteggere le generazioni future dal flagello della guerra e del conflitto militare. Allo stesso modo, sottolineano che la soluzione dei conflitti ed il raggiungimento di una pace stabile e duratura richiedono un approccio interdisciplinare capace di affrontare le cause strutturali dei conflitti, con il fine di perseguire i tre fondamenti delle Nazioni Unite: pace, sviluppo e diritti umani. In tal senso, riaffermano l’impegno nel rispetto della sovranità, dell’unità nazionale, dell’integrità territoriale e dell’uguaglianza sovrana degli Stati, così come la non ingerenza negli affari interni, la soluzione pacifica delle controversie e l’astensione dalla minaccia o dall’uso della forza.

Infine, rifiutano le politiche illegali volte a rovesciare governi costituzionali, in violazione del diritto internazionale.

3. Diritto alla libera determinazione: riaffermano il diritto inalienabile alla libera determinazione di tutti i popoli, inclusi quelli residenti in territori non autonomi o in territori che si trovano sotto occupazione straniera o dominazione coloniale o straniera. Nel caso di popoli sottomessi a occupazione straniera o dominazione coloniale o straniera, l’esercizio della libera determinazione risulta valido ed essenziale per garantire l’eradicazione di tali situazioni, nel rispetto universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

4. Disarmo e sicurezza internazionale: riaffermano la volontà di moltiplicare gli sforzi per rimuovere la minaccia, alla specie umana, costituita dall’esistenza di armi di distruzione di massa, in particolare di armi nucleari. In tal senso, risolvono di ingegnarsi per un mondo libero da armi nucleari. Inoltre, stabiliscono l’istituzione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente, in conformità con gli impegni assunti in occasione della Conferenza sul Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP), tenutasi nel 1995, e dei successivi incontri. Lanciano un appello per l’avvio urgente di negoziati sul disarmo nucleare in occasione della Conferenza sul Disarmo, in particolare attraverso una convenzione integrata sulle armi nucleari, al fine di vietarne il possesso, lo sviluppo, la produzione, l’acquisto, il collaudo, il deposito, il trasferimento, l’uso o la minaccia di utilizzo, promuovendone la distruzione entro un determinato periodo di tempo. Infine, ribadiscono il diritto sovrano degli Stati di sviluppare l’energia nucleare per scopi pacifici in conformità con i principi di indipendenza e sviluppo economico.

5. Diritti Umani: riaffermano l’impegno nella promozione e la protezione di tutti i diritti umani, che sono universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi, attraverso il dialogo costruttivo e cooperativo, lo sviluppo delle competenze, l’assistenza tecnica e il riconoscimento delle buone pratiche, garantendo al tempo stesso la piena realizzazione di tutti i diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo come diritto inalienabile, fondamentale e universale, parte integrante dei diritti umani universalmente riconosciuti, per promuovere la pace e la prosperità collettiva e sostenibile in tutto il mondo. Sottolineano l’importanza storica dell’adozione, trent’anni fa, della Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo, promossa dal Movimento dei Paesi Non Allineati, che richiede un profondo cambiamento della struttura economica internazionale, includendo la creazione di condizioni economiche e sociali migliori per i paesi in via di sviluppo. Infine, ribadiscono ancora una volta che i diritti umani devono essere consolidati aderendo ai principi fondamentali di universalità, trasparenza, imparzialità, non selettività, non politicizzazione e obiettività, nella ricerca della realizzazione dei diritti umani per tutti, in conformità ai principi contenuti nella Dichiarazione di Vienna del 1993.

6. Sanzioni unilaterali: esprimono condanna unanime all’approvazione e applicazione di misure coercitive unilaterali nei confronti dei paesi del Movimento, in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, con particolare riferimento ai principi di non ingerenza, autodeterminazione e indipendenza degli Stati soggetti a tali pratiche. A tale proposito, confermano la decisione di denunciare e chiedere l’annullamento di tali misure, che violano i diritti umani e impediscono il pieno sviluppo economico e sociale dei popoli sottoposti alle stesse.
Allo stesso modo, ribadiscono che ogni Stato possiede piena sovranità delle proprie ricchezze e risorse naturali, così come della propria attività economica, in modo da disporne liberamente;

7. Terrorismo: ribadiscono che il terrorismo costituisce una delle più gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale. Per questo, rinnovano la ferma condanna degli atti terroristici in tutte le forme e manifestazioni, quali che siano le motivazioni, ovunque e da chiunque siano stati commessi. Condannano, inoltre, la distruzione di siti culturali e religiosi, così come i crimini di lesa l’umanità commessi da parte di gruppi terroristici, per motivi di religione o credo. Riconoscono la minaccia attualmente rappresentata da tale ignobile piaga, in particolare, dalle attività svolte da gruppi terroristici come Talebani, Al Qaeda, EIIL (Daesh) ed entità associate, Jabhat Al Nusra, Boko Haram, Al Shabab ed altr gruppi indicati dalle Nazioni Unite, tra cui il fenomeno dei terroristi stranieri e la diffusione dell’estremismo violento che può portare al terrorismo, situazione che rende necessario da parte degli Stati un’azione definitiva e coordinata volta a prevenire e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, tra cui il finanziamento e il trasferimento illegale di armi, in conformità con le disposizioni contenute nella Carta delle Nazioni Unite e nelle altre norme di diritto internazionale. In tal senso, osservano che l’adozione di una futura Convenzione sulla lotta al terrorismo internazionale potrebbe completare il quadro degli attuali strumenti giuridici internazionali esistenti, tra cui l’attuazione della Strategia Globale delle Nazioni contro il Terrorismo. Ribadiscono, inoltre, che il terrorismo e l’estremismo violento come strada che conduce al terrorismo, non possono e non devono essere associati a nessuna religione, nazionalità, cultura o gruppo etnico, e che tali poteri non dovrebbero essere utilizzati per giustificare il terrorismo né le misure di lotta al terrorismo, ivi compresa l’elaborazione di profili di sospetti terroristi e l’intromissione nella vita privata degli individui.

8. Dialogo tra le civiltà: sottolineano l’importanza di incoraggiare il rispetto per la diversità culturale, sociale e religiosa, al fine di promuovere una cultura di pace, tolleranza e rispetto tra le società e le nazioni, attraverso il dialogo interculturale e interreligioso tra le civiltà. Riconoscono l’importanza del dialogo interreligioso e interculturale e il prezioso contributo che possono offrire per accrescere il livello di consapevolezza e comprensione dei valori comuni condivisi da tutti gli uomini, così come la promozione del sociale, lo sviluppo economico, la pace e la sicurezza.

9. Situazione in Medio Oriente, inclusa la questione Palestina: dichiarano nuovamente che l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Orientale, costituisce un fattore destabilizzante nella regione e, come tale, chiedono il ritiro della Potenza che occupa tali territori dal 1967, in conformità con le Risoluzioni 242 e 338 e le altre relative Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ribadiscono che la continua ingiustizia subita dal popolo palestinese, come risultato dell’occupazione israeliana e delle politiche e pratiche ad essa correlate, inclusa la costruzione e l’espansione degli insediamenti, la demolizione di case, gli atti di punizione collettiva contro la popolazione civile, come la detenzione e l’arresto di migliaia di civili e il blocco illegale della Striscia di Gaza, costituiscono la principale fonte di violazione dei diritti umani del popolo palestinese, negando loro il proprio legittimo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza. Esortano le parti a compiere ogni sforzo per riprendere e sostenere un processo di pace efficace, basato su termini e parametri di lunga data, per il raggiungimento di una pace globale duratura ed equa, che si basi su una soluzione a due stati, con le frontiere riconosciute a livello internazionale prima del 1967, in considerazione dell’iniziativa di pace araba.

Ricercano una soluzione integrata e giusta alla causa dei rifugiati palestinesi, in accordo alla Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e all’iniziativa di pace araba, con il fine di preservare la sicurezza, la stabilità e la pace di tutti i paesi della regione.

Infine, condannano le misure adottate da Israele, potenza occupante, volte a modificare lo status giuridico, territoriale e demografico del Golan siriano occupato.

In tal senso, chiedono ancora una volta il rispetto, da parte di Israele, della Risoluzione 497 (1981), il completo ritiro dal Golan siriano occupato ai confini del 4 giugno 1967, in conformità alle Risoluzioni 242 (1967) e 338 (1973).

10. Riforma delle Nazioni Unite: ribadiscono la necessità di recuperare e rafforzare l’autorità dell’Assemblea Generale come organo democratico, responsabile, universale e rappresentativo dell’Organizzazione. Esortano la creazione di una relazione armoniosa ed equilibrata tra i principali organismi dell’Organizzazione, sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Avanzano l’ipotesi di una riforma del Consiglio di Sicurezza, con l’obiettivo di rendere l’organo più democratico, efficace, efficiente, trasparente, rappresentativo, in accordo alle realtà geopolitiche attuali.

11. Selezione e nomina del Segretario Generale delle Nazioni Unite: evidenziano il ruolo primario che svolge l’Assemblea Generale nel processo di selezione e nomina del Segretario Generale delle Nazioni Unite ed affermano la necessità di una maggiore trasparenza e inclusione nel processo di selezione e nomina del Segretario Generale, in conformità con i principi di rotazione geografica e uguaglianza di genere.

12. Operazioni per il mantenimento della pace: ribadiscono che le operazioni per il mantenimento della pace debbano svolgersi in stretta ottemperanza ai principi e agli scopi sanciti dalla Carta. Al riguardo, il rispetto dei principi di sovranità, integrità territoriale, indipendenza degli Stati e non ingerenza negli affari interni, rappresenta un elemento fondamentale per la promozione della pace e della sicurezza internazionale. Al tempo stesso, ribadiscono che il rispetto dei principi di mantenimento della pace, consenso delle parti, imparzialità e non utilizzo della forza eccetto per legittima difesa, costituisce un elemento indispensabile al successo delle operazioni di mantenimento della pace. Prendono atto dei Rapporti del Gruppo Indipendente di Alto Livello delle Nazioni Unite sulle Operazioni di Pace delle Nazioni Unite e del Gruppo Consultivo di Esperti sull’Esame delle Strutture per il Consolidamento della Pace, in cui si evidenzia l’importanza di mantenere contatti periodici e una stretta collaborazione nell’applicazione delle raccomandazioni
pertinenti.

13. Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: si impegnano per la piena attuazione dell’Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile, ricordando che il programma si basa sulle persone ed è universale e modificabile. Ribadiscono la necessità, da parte di tutte le nazioni, i popoli e i settori della società, di perseguire in modo integrato e indivisibile sia i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dal Programma sia i relativi 169 obiettivi, tenendo conto delle tre dimensioni della sviluppo sostenibile: dimensione economica, dimensione sociale e dimensione ambientale. L’eradicazione della povertà e della fame in tutte le sue forme e dimensioni costituisce la più grande sfida globale e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. A tal fine, rinnovano i principi elencati nel Programma, in particolare il principio delle Responsabilità Comuni ma Differenziate.

Sottolineano altresì la necessità del rispetto degli impegni presi da parte dei paesi sviluppati per quanto riguarda la concessione di finanziamenti, il trasferimento di tecnologie adeguate e lo sviluppo di competenze nei paesi in via di sviluppo, al fine di garantire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Si impegnano a consolidare il sistema commerciale multilaterale, con l’obiettivo di creare un ambiente favorevole per lo sviluppo che garantisca parità di condizioni nel commercio internazionale. Ciò costituisce uno strumento per il raggiungimento di una crescita economica inclusiva, attraverso cui ridurre la povertà e, allo stesso tempo, contribuire alla promozione dello sviluppo sostenibile. A questo proposito, esprimono la volontà comune di proseguire nel quadro dell’Agenda di Doha per lo Sviluppo, tenendo in considerazione le esigenze di crescita dei paesi in via di sviluppo.

Sottolineano l’importanza di aumentare il sostegno al commercio e allo sviluppo di competenze al fine di rafforzare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo nelle Catene di Valore Globali e promuovere l’interconnessione e integrazione economica interregionale.

14. Promozione dell’istruzione, delle scienze e delle tecnologie per lo Sviluppo: si impegnano a combattere l’analfabetismo come strumento per sconfiggere la povertà e l’esclusione sociale. L’istruzione è un diritto umano inalienabile che deve raggiungere tutti i settori della società. L’uso della scienza e della tecnologia è essenziale per affrontare le sfide dello sviluppo dei paesi del Sud. Il trasferimento tecnologico dai paesi sviluppati è indispensabile per garantire lo sviluppo sostenibile che porta benefici a tutti i popoli del mondo.

15. Cambiamenti climatici: il cambiamento climatico rappresenra una delle più grandi sfide del nostro tempo. Il continuo aumento delle emissioni di gas serra nel mondo preoccupa tutti i paesi, così come l’aumento degli effetti negativi dei cambiamenti climatici, in particolare nei paesi in via di sviluppo, che stanno gravemente minando gli sforzi di questi ultimi nell’eradicazione della povertà e nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.

A questo proposito, ricordano le peculiarità di tutti i paesi in via di sviluppo, sulla base delle disposizioni della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in particolare in relazione al principio delle responsabilità comuni ma differenziate, e alla luce delle responsabilità storiche dei paesi sviluppati. Pertanto, invitano i paesi sviluppati a rispettare gli impegni presi per quanto riguarda i finanziamenti, il trasferimento di tecnologie adeguate e la trasmissione del know-how necessario ai paesi in via di sviluppo.

A tale proposito, attendono lo svolgimento della XXII Conferenza degli Stati firmatari della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si svolgerà dal 7 al 18 novembre 2016 a Marrakech, in Marocco.

16. Governance economica: ribadiscono che la riforma dell’architettura finanziaria internazionale richiede la democratizzazione delle istituzioni di Bretton Woods, quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Pertanto, sottolineano la necessità di ampliare e rafforzare il livello di partecipazione dei paesi in via di sviluppo nei processi decisionali internazionali, nell’elaborazione delle leggi economiche e nella governance di un nuovo ordine economico mondiale. Esprimono altresì preoccupazione per gli effetti negativi che i paradisi fiscali possono avere sull’economia mondiale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

17. Cooperazione Sud-Sud: confermano che la Cooperazione Sud-Sud costituisce un elemento importante della cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile dei popoli, come complemento e non come istituto della Cooperazione Nord-Sud, che permette il trasferimento delle tecnologie adeguate, in condizioni favorevoli e in termini preferenziali. Ratificano, in tal senso, che la Cooperazione Sud-Sud è un’espressione di solidarietà e collaborazione tra i paesi e i popoli del Sud, che contribuisce al benessere nazionale di ciascuno stato e che si basa sui principi di rispetto della sovranità e indipendenza delle nazioni, sull’uguaglianza, la non ingerenza negli affari interni e il mutuo beneficio.

18. Solidarietà Internazionale: riconoscono che la risposta della comunità internazionale alle epidemie che minacciano la salute pubblica, e in caso di calamità naturali, rappresenta un esempio per la solidarietà e la cooperazione internazionale.

Sottolineano, a tal fine, gli sforzi della comunità internazionale per contrastare e sradicare la diffusione di diverse epidemie, tra cui l’ebola, e per affrontare le conseguenze dei disastri naturali in tutto il mondo.

19. Rifugiati e migranti: accolgono all’unanimità l’invito a partecipare alla Riunione di Alto Livello che si svolgerà il 19 settembre a New York per discutere dei grandi flussi migratori e dei rifugiati. Tale evento rappresenta un’opportunità per la comunità internazionale di confrontarsi e trovare delle soluzioni a questo crescente fenomeno mondiale che coinvolge per lo più donne e bambini. Si soffermano sul problema delle emergenze umanitarie causate dall’elevato numero di rifugiati, dovuto ai conflitti nei territori degli Stati membri del Movimento. Sottolineano l’importanza di tradurre le dichiarazioni politiche in un sostegno concreto ai paesi più colpiti da tale fenomeno,
così come idel sostegno ai paesi e le comunità ospitanti.

Il contributo storico che la migrazione internazionale ha dato alle nazioni dal punto di vista economico, politico, sociale e culturale è importantissimo. Pertanto ribadiscono la responsabilità dei governi per la salvaguardia e protezione dei diritti dei migranti in conformità con il diritto internazionale e le legislazioni nazionali.

Sottolineano la necessità di migliorare le leggi esistenti contro tutti gli atti illegali o violenti, in particolare contro coloro che incitano alla discriminazione etnica, razziale, sessuale e religiosa, e contro i crimini commessi contro i migranti con motivazioni razziste o xenofobe da parte di individui o gruppi, considerato che l’attuale crisi economica mondiale aumenta la vulnerabilità dei migranti nei paesi di accoglienza.

20. Giovani, Donne, Pace e Sicurezza: riconoscono l’importante ruolo svolto dai giovani e le donne nella prevenzione e risoluzione dei conflitti e negli sforzi per mantenere e consolidare la pace. A questo proposito, sottolineano la necessità di raggiungere la piena uguaglianza e l’empowerment delle donne, compresa la loro partecipazione a tali processi. Prendono atto della relazione del Gruppo Consultivo di Alto Livello per l’Indagine Mondiale sull’Attuazione della Risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di Sicurezza sulle Donne, la pace e la sicurezza. Ribadiscono il forte impegno comune nella contrasto a tutte le forme di violenza e discriminazione contro le donne.

21. Nuovo Ordine Mondiale per l’Informazione e la Comunicazione: sottolineano la necessità che le strategie d’informazione e comunicazione siano profondamente radicate nei processi storici e culturali e lanciano un appello ai mezzi d’informazione dei paesi sviluppati affinché rispettino i paesi in via di sviluppo nella formulazione delle proprie opinioni, modelli e prospettive, con l’obiettivo di ampliare il dialogo tra le civiltà.

Allo stesso modo, esprimono profonda preoccupazione per l’utilizzo dei mezzi d’informazione come strumenti di propaganda ostile contro i paesi in via di sviluppo nel tentativo di indebolirne i governi. Ribadiscono la necessità di creare dei mezzi e delle fonti di comunicazione alternative, libere, plurali e responsabili che riflettano le realtà e gli interessi dei popoli del mondo in via di sviluppo.
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