Attilio Folliero, Caracas 10/01/2008
Vedasi anche: Chávez apre la campagna per il Referendum della Riforma Costituzionale e parla anche dell'accordo umanitario in Colombia
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La liberazione è avvenuta a San José de Guaviare, nel sud est della Colombia (mappa a lato). Secondo gli accordi presi tra la FARC ed il mediatore Hugo Chávez, le due donne venivano rilasciate a condizione di essere portate a Caracas.
Estremamente emotivo il momento della liberazione. Le immagini di Telesur (video sopra) mostrano il momento della separazione dei prigionieri dai loro carcerieri: sembra più un saluto, un arrivederci, una separazione fra persone che si vogliono bene; non sembra il distacco di due donne che sono state tenute prigioniere, contro la loro volontà per ben sei anni. E' evidente che le due prigioniere, di alto livello politico (Clara Rojas era candidata alla Vicepresidenza della Colombia, in coppia con la candidata presidenziale Ingrid Betancourt) hanno compreso, probabilmente che sono state vittime degli eventi storici, della lunga guerra civile che attanaglia la Colombia da circa 60 anni. I loro carcerieri, uomini e donne, sono a loro volta prigionieri della giungla e degli eventi.
Dopo la loro liberazione nella selva colombiana, due elicotteri venezuelani con le insegne della Croce Rossa, autorizzati dal Governo colombiano a sorvolare il territorio, hanno riscattato le due donne. Nel primo pomeriggio sono arrivate in suolo venezuelano ed esattamente all'Aeroporto di Santo Domingo, nella regione Tachira, ai confini con la Colombia. Un aereo le ha condotte prontamente all'Aeroporto di Caracas, dove sono arrivate alle 4.30. Un'ora dopo erano a Miraflores, il Palazzo presidenziale dove hanno incontrato il presidente Chávez.
L'incontro di Clara Rojas e Consuelo Gonzalez con Hugo Chávez è stato alquanto breve, non più di venti, venticinque minuti. Chávez ha dichiarato che non ha voluto trattenerle per troppo tempo al fine di permettere alle due donne di incontrarsi prima possibile ed in privato con i propri familiari, che sognavano questo momento da oltre cinque anni.
Emmanuel, il figlio di Clara Rojas
Gli accordi con la FARC prevedevano oltre alla liberazione dei due ostaggi liberati oggi, anche quella del figlioletto di Clara Rojas, conosciuto col nome di Emmanuel. La liberazione doveva avvenire verso la fine dell'anno scorso e secondo un comunicato emesso dalla FARC, non si era potuta concretizzare per il fatto che il Governo di Uribe, contrariamente a quanto accordato, aveva continuato le operazioni militari nella zona della possibile liberazione. In tali condizioni non solo era pericoloso per i soldati della FARC condurre i prigionieri dal luogo della detenzione al luogo della liberazione, ma era pericoloso per gli stessi prigionieri.
Per salvaguardare la vita dei prigionieri oltre che quella dei guerriglieri, la FARC ha desistito dall'idea di liberarli a fine dicembre.
Uribe, il presidente della Colombia, aveva detto che i guerriglieri della FARC erano dei bugiardi, che non solo non avevano nessuna intenzione di liberare i prigionieri, ma addirittura non potevano liberare il bambino, in quanto non era in loro possesso. Il bambino, infatti era già nelle mani del Governo colombiano. Le successive analisi del DNA hanno confermato che effettivamente è il figlio di Clara Rojas. In realtà la FARC aveva promesso anche la liberazione del bambino di 5 anni, ma non aveva mai detto né il momento, né il luogo.
A spiegare esattamente la vicenda di Emmanuel ci ha pensato Clara Rojas, la madre del bambino, subito dopo la sua liberazione.
Clara Rojas innanzitutto ha spiegato il momento della nascita del figlio, che è stato alquanto difficile e ci è voluto un cesareo. Ha specificato che nel parto è stata assistita da una infermiere della FARC. Il parto è stato così difficile e pericoloso che si è temuto per la vita del bambino, il quale ha avuto un braccio fratturato proprio per le difficoltà incontrare al momento della nascita; dopo il parto è rimasta immobilizzata a letto per 40 giorni.
Quando si è ristabilita lei stessa ha chiesto più volte al comando della FARC ed allo stesso Marulanda, attraverso varie lettere, di consegnare il bambino a sua madre. Riteneva che la selva non era il luogo più adatto per un neonato. Per motivi di salute, il bambino fu portato via dalla selva e consegnato ad una famiglia che lo ha cresciuto. La madre, Clara Rojas, non sapeva dove fosse il figlio, però veniva informata spesso sulle sue condizioni.
In merito al figlio di Clara Rojas, il punto dunque è questo: la FARC aveva comunicato che il bambino sarebbe stato liberato; però a liberarlo sarebbe stata materialmente la famiglia che lo aveva in affidamento. La FARC non dunque in possesso del bambino e non poteva disporre la sua liberazione quando voleva. L'intervento di Uribe era teso a screditare l'operato del mediatore Hugo Chávez e della FARC; dire che la FARC mentiva, che non aveva intenzione di liberarlo serviva proprio a screditarla. Clara Rojas ha dunque spiegato come sono andati effettivamente i fatti.
Ingrid Betancourt
Clara Rojas ha anche parlato di Ingrid Betancourt, la candidata presidenziale sequestrata assieme a lei. Ha detto che hanno trascorso insieme i primi due anni; poi, furono unite ad altri prigionieri ed in seguito, a causa della vicenda del figlio è stata separata dal resto del gruppo; da allora, ossia da tre anni non vede la Betancourt.
Oggi lei è stata liberata e si augura che presto possa tornare libera anche Ingrid Betancourt e tutti gli altri prigionieri.
Oggi lei è stata liberata e si augura che presto possa tornare libera anche Ingrid Betancourt e tutti gli altri prigionieri.
Oltre alla liberazione delle due donne, la FARC ha consegnato anche la prova della esistenza in vita di altri sedici sequestrati, tra i quali figura il Capitano Guillermo Solórzano, comandante della Polizia Nazionale Colombiana.
I risvolti politici
Il presidente Chávez ha avuto modo di parlare telefonicamente con le due donne appena liberate, quando erano ancora nella selva. Non solo: Chávez ha scambiato telefonicamente alcune parole anche con un combattente della FARC, al quale ha chiesto di salutargli Marulanda, il capo della FARC e di continuare le conversazioni per liberare gli altri sequestrati.
Ricordiamo che sono in mano della FARC circa 750 persone, compresi alcuni stranieri, tra i quali alcuni militari statunitensi.
Stando alle dichiarazioni di Chávez e della Senatrice colombiana Piedad Cordoba, il prossimo passo a seguire è il raggiungimento di un accordo per liberare tutti i civili sequestrati dalla FARC, quindi successivamente arrivare ad un accordo per lo scambio dei prigionieri di guerra: il Governo colombiano dovrà liberare i guerriglieri catturati e la FARC dovrà liberare i militari dell'Esercito Colombiano e alcuni militari statunitensi, caduti prigionieri.
La guerra civile in Colombia è anche la scusa per l'ingerenza militare statunitense in America Latina: attraverso il Plan Colombia, prima ed Piano Patriottico adesso, l'Esercito Statunitense è presente massicciamente in Colombia ed il Venezuela si ritrova le Forze Armata Statunitense alla propria frontiera. Pacificare la Colombia significa anche liberare l'America Latina dall'ingerenza statunitense.
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