Attilio Folliero, Caracas
24/12/2014
Gli
occidentali, statunitensi ed europei, credono ciecamente in Wall Street; anche ieri,
il Dow Jones ha fatto segnare l’ennesimo massimo storico a 18.024,17. Sono
abituati alle scartoffie.
Anche quando comprano oro, non comprano oro fisico, il metallo giallo perchè pensano che tenere oro è demodé e ingombrante; preferiscono l’oro di carta, le scartoffie. Certo lo fanno anche per una questione pratica: guadagnare (poco) e via, ovvero speculare nell’immediato. Ma investire nella speculazione, nei titoli future non fa guadagnare tutti; certamente c’è chi guadagna a fronte degli altri che perdono, anche perchè ci sono da pagare le commisioni per poter operare; in definitiva a vincere, a guadagnare è sempre la banca.
Anche quando comprano oro, non comprano oro fisico, il metallo giallo perchè pensano che tenere oro è demodé e ingombrante; preferiscono l’oro di carta, le scartoffie. Certo lo fanno anche per una questione pratica: guadagnare (poco) e via, ovvero speculare nell’immediato. Ma investire nella speculazione, nei titoli future non fa guadagnare tutti; certamente c’è chi guadagna a fronte degli altri che perdono, anche perchè ci sono da pagare le commisioni per poter operare; in definitiva a vincere, a guadagnare è sempre la banca.
Di
fatto il mercato dell’oro di carta, il mercato dei contratti “future” ammonta a
circa 350 miliardi ´di dollari al mese, mentre il mercato dell’oro fisico, del
metallo giallo è inferiroe ai 300 milioni di dollari al mese. Una differenza
abissale!
Tra
gli Stati, chi ha comprato oro fisico negli ultimi anni? Per essere più esatti,
quali banche centrali hanno aumentato le proprie riserve auree? Il Brasile alla fine del 2011 aveva 33,61
tonnellate; oggi, secondo l’ultima pubblicazione del World Gold Council (1) detiene
67,20 tonnellate; praticamente ha raddoppiato le proprie riserve in oro; il Kazakhstan nel 2010 aveva riserve in
oro per 67,32 tonnellate ed oggi ne ha 185,90; ha quasi triplicato le sue
riserve; la Corea del Sud nel 2010
aveva 14,44 tonnellate ed oggi 104,44; il Messico
aveva 7,06 tonnellate nel 2010 ed oggi 123; il Nepal è arrivato a 36,33 tonnellate, aumentate di 12,44 tonnellate rispetto
a due anni fa; le Filippine dalle 131,67
tonnellate del 2007 alle odierne 194,85 tonnellate; lo Sri Lanka da 9,98 tonnellate del 2011 alle odierne 23,10; il Tajikistan aveva 1,75 tonnellate nel
2010 ed oggi 9.61; l’India dalle
357,75 tonnellate del 2007 alle 557,75 di oggi.
In assoluto
i paesi che hanno accumulato maggiori quantità di oro in questi ultimi tempi
sono stati Turchia e Russia. La Turchia
è passata dalle 116,10 tonnellate del 2010 alle 521 di oggi. La Russia dalle 386,86 tonnellate del 2005
ha progressivamente e costantemente aumentato le proprie riserve fino ad
arrivare a 1.168,70 tonnellate di oggi. Nel corso del 2014 la Russia ha
acquistato 133,49 tonnellate; è in assoluto il paese che ha accresciuto le
proprie riserve auree ed oggi, escludendo il FMI e considerando solo i paesi, è
la quinta riserva del mondo dopo USA (8.133,46 tonnellate), Germania (3.384,19),
Italia (2.451,84) e Francia (2.435,38).
La
Russia nei dati ufficiali ha superato la Cina, ferma a 1.054,09 tonnellate
(Vedasi Tabella 1 sulle principali
riserve del mondo e Tabella 2
riguardante i paesi con le variazioni, in positivo e in negativo, delle proprie
riserve nel corso del 2014).
Tab. 1
Principali riserve
auree del mondo
Paesi con almeno 100
tonnellate di oro
Anni 2013 e 2014
Tab. 2
Variazioni (+/-)
nelle riserve aurere di paesi e istituzioni durante il 2014
(Dati in tonnellate)
L’oro dei cinesi
Per
la Cina c’è da fare un discorso a parte. La Cina non comunica di volta in volta
i propri acquisti di oro; l’ultima volta che ha comunicato aumenti nelle
riserve auree è stato nel 2009, quando appunto rese di pubblico dominio che le
sue riserve erano passate da 599,99 a 1.054,09 tonnellate. Da allora ha smesso
di comunicare i dati dei nuovi acquisti. Anche se la Cina non ha più diffuso dati
ufficiali, sembra certo che stia continuando ad accumulare oro. Ciò si può
dedurre anche dall’analisi di alcuni suoi importante dati.
La
Cina negli ultimi quindici anni ha sempre presentato bilanci commerciali in
positivo, ossia le esportazioni di beni e servizi sono sempre state superiori
alle importazioni; anzi, per avere una idee dell’enorme saldo positivo della
bilancia commerciale cinese è sufficiente far notare che lo scorso mese di
novembre ha ottenuto un saldo record di ben 54,47 miliardi di dollari, il più
alto della sua storia. Se analizziamo i dati annuali degli ultimi quindi anni, la
bilancia commerciale è sempre stata positiva ed in continua crescita (Vedasi Tabella 3 sui dati della Cina).
Tab. 3
Riserve
internazionali, Bond USA, Bilancia commerciale e Riserve auree della Cina
Anni 2000 - 2014
Negli
ultimi 180 mesi, ossia 15 anni, solamente in 12 mesi le importazioni sono state
leggermente superiori alle esportazioni; per il resto, come si evince dal
grafico, la Cina ha avuto sempre grandi surplus di bilancia.
Riguardo
le riserve internazionali, sono passate da 165 miliardi di dollari del 2000 ai
3.887 miliardi dell’ultimo dato disponibile (30/09/2014). Negli ultimi 15 anni
sono sempre cresciute, anche se fino al 2009 la crescita era molto più
sostenuta rispetto agli ultimi anni, con tassi di crescita superiori al 30%,
40% e perfino 50%; a parire dal 2010 la crescita è stata piu modesta: 18% nel 2010,
11% nel 2011, 4% nel 2012, 15% nel 2013 e meno del 2% nel 2014. A partire da
ottobre 2013, i cinesi hanno accumulato mensilmente sempre meno riserve e negli
ultimi mesi non solo non sono cresciute ma sono diminuite; nell’ultimo mese
disponibile (settembre 2014) le riserve sono diminuite di ben 81 miliardi.
La
Cina come tutti sanno è la principale detentrice dei Buoni del Tesoro
statunitense (Bond); alla data del 31 ottobre 2014 possedeva titoli del debito
estero USA pari a 1.252 miliardi di dollari, ossia il 21% di tutto il suo debito
estero ed il 7% di tutto il suo debito pubblico.
Alla
fine del 2000 aveva titoli per 60 miliardi di dollari, che arrivano a 1.316
miliardi alla fine di novembre del 2013; a partire da quella data, non solo ha
smesso di acquistare nuovi titoli, ma ha cominciato a vendere quelli in suo
possesso ed oggi – come detto – possiede titoli per 1.252 miliardi.
Ebbene,
come visto, la Cina da un lato continua ad incassare enormi quantità di soldi
derivanti dalla bilancia comemrciale e dall’altro lato ha smesso di accumulare
riserve internazionali e titoli del debito pubblico USA.
Dove finiscono i
soldi dei cinesi, ossia in cosa li stanno investendo?
Indubbiamnente
la Cina sta investendo un po ovunque nel mondo, in America Latina, in Africa ed
anche in Europa, ma sicuramente sta investendo anche in oro. La Cina, come la
Russia, anzi più della Russia approfittando dei prezzi manipolati al ribasso
dell’oro sta facendo incetta del metallo giallo. Il giorno in cui la Cina
comunicherà il dato reale delle sue riserve auree sarà una sorpresa per tutti,
ma non per noi.
Gli
occidentali o chi per loro, come la Banca dei Regolamenti Internazionali,
stanno vendedo grandi quantità di oro per tenere artificialmente basso il suo
prezzo e far dirottare gli investimenti sulle scartoffie di Wall Street. Mentre
gli occidentali continano ad acquistare titoli di Wall Street oppure oro di
carta, russi, cinesi e qualcuno dei loro alleati ne approfittano per acquistare
oro vero.
Un
giorno non molto lontano, quando la bolla di Wall Street si sgonfierà (e si
sgonfierà di brutto) l’oro comincerà a rivalutarsi, anche perchè stanno finendo
le scorte di oro (vero) da svendere.
Come
detto in apertura, il Dow Jones ieri ha fatto segnare il nuovo massimo storico,
superiore ai 18.000 punti. Prima della crisi del 2008, la crisi dei subprime e
del fallimento di Lehman Brothers (15 settembre 2008), il Dow Jones aveva fatto
segnare un massimo storico a 14.164,53 il 9 di ottobre del 2007. Dopo quel
massimo storico, l’indice della Borsa di New York comincia a scendere ed il 9
marzo del 2009 tocca il minimo a 6.547,05 punti, ossia perde il 53,78% del suo
valore che aveva nel momento del suo massimo storico, prima della crisi.
La
borsa di New York in questi ultimi tempi sta sperimentando grandi crescite e
record si susseguono a nuovi record; è anche possibile che il Dow Jones arrivi a
superare i 20.000 punti, ma prima o poi si incepperà e comincerà a scendere; questa
volta la discesa non sarà del 53%, ma andrà ben oltre. Nella crisi del 1929 il
crollo del Dow Jones fu del 90%. Nel 2009 la discesa fu arrestata grazie all’immissione
di migliaia di miliardi di dollari, di euro, di sterline e di yen di denaro pubblico
dirottato vero le grandi banche in crisi, troppo grandi per poter fallire e per
le migliaia di miliardi apparsi magicamente dal nulla, ovvero stampati dalla Federal
Reserve e dalle altre banche centrali per acquistare titoli tossici delle
grandi banche e titoli del debito pubblico dei differenti paesi in crisi (politca
del “Quantitative easing”, o “QE”, o per dirla in italiano “Alleggerimento
quantitativo”). Nella prossima ed imminente crisi non solo non sarà possibile
immettere altro denaro pubblico, ma gli effetti della crisi saranno ingigantiti
dalla politica dell’alleggerimento quantitativo utilizzata per mitigare la
crisi passata.
Quando
il crollo del sistema sarà evidente, l’unico bene in cui tutti cercheranno di rifugiarsi
sarà l’oro, ma non l’oro di carta, l’oro reale, il metallo giallo che per
essere un bene molto scarso comincerà a salire di prezzo. A quanto potrà
arrivare il prezzo dell’oro? Ognuno è libero di usare il proprio cervello.
Attilio Folliero,
Caracas 24/12/2014
Note
____________________
(1)
Ultima
pubblicazione del World Gold Council sulle riserve ufficiali di oro,
10/12/2014, Url: http://www.gold.org/research/latest-world-official-gold-reserves
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