Terza parte: L’attacco al Venezuela
Mentire è manipolare,
veritare è rivoluzionare
Lunga coda in una farmacia di Caracas |
Se
analizziamo i dati dell’ultimo quarto di secolo (1989-2013), il Venezuela non è
mai stato così dipendente dal petrolio come attualmente (Vedasi tabella 7).
Nel
1998, alla vigilia dell’avvento di Hugo Chavez al governo, le esportazioni di
petrolio ammontavano a 12 miliardi di dollari; nel 2013 hanno superato gli 85
miliardi e nel 2012 erano arrivate ad oltre 96 miliardi. Quindi negli ultimi 15
anni si è registrato un considerevole aumento delle esportazioni di petrolio in
termini economici, essendo aumentati i prezzi; è altrettanto vero, però che le
esportazioni petrolifere rappresentavano meno del 69% delle esportazioni totali
nel 1998, mentre nel 2013 rappresentano più del 96%. Oggi, a parte il petrolio,
il Venezuela esporta ben poco, mentre importa tantissimo. Le importazioni sono
passate dai 17 miliardi del 1998 agli oltre 65 miliardi del 2012; nel 2013 si
sono contratte del 33%, passando appunto da 65 a 43 miliardi.
La riduzione dei quantitativi importati ha determinato una scarsità di beni sul mercato ed un forte aumento dell’inflazione. Ovviamente, non abbiamo ancora i dati del 2014, ma possiamo senza ombra di dubbio anticipare che le importazioni sono ulteriormente scese; ciò ha contribuito alla scarsità generalizzata di prodotti ed all’aumento vertiginoso dell’inflazione; quest’anno l’inflazione ufficiale sarà vicina al 100%; l’inflazione reale però è ben superiore, perchè l’inflazione ufficiale è calcolata tenendo in conto prodotti che nella realtà non si trovano e quindi il venezuelano è costretto a sostituirli con altri più cari o rocorrendo al mercato nero.
Tab 7
Esportazioni, Esportazioni petrolifere e Importazioni in Venezuela
Anni 1989-2013
Se
il prezzo del petrolio continuasse a scendere, il Venezuela si ritroverebbe in
seri problemi: minori entrate di dollari significa meno dollari destinati
all’importazione e per conseguenza aumento dell’inflazione, impoverimento
generale della popolazione e possibilità di forti tensioni sociali.
Inoltre,
il governo venezuelano di fronte alla crescente necessità di introiti, ha fatto
ricorso all’indebitamento; il debito, sia interno che estero è decisamente aumentato
in questi ultimi anni, a fronte di una riduzione delle riserve internazionali (Vedasi Tab 8).
Nel
1998, anno anteriore all’avvento di Hugo Chavez al governo, il debito pubblico
venezuelano era di 27 miliardi, che rappresentava il 30% del PIL; le riserve
internazionali erano 14 miliardi e rappresentavano il 53% del debito; il debito
estero era 23 miliardi e quello interno 4 miliardi.
Dal
1998 ad oggi, il debito estero è praticamente raddoppiato arrivando a 44
miliardi, alla data del 31 marzo 2014, ultimo dato disponibile; il debito interno
è letteralmente esploso, arrivando a 77 miliardi di dollari. In totale, il
debito pubblico venezolano al 31 marzo del 2014 era pari a 122,25 miliardi di
dollari, il 58% del PIL stimato per l’anno 2014.
E’ bene precisare che
che non solo il debito estero è contratto in dollari, ma anche quello interno è
emesso in gran parte in dollari.
Le riserve internazionali, secondo l’ultimo dato
disponibile (11/12/2014) alla data di stesura di questo articolo, erano 21,36
miliardi e rappresentano il 17% circa del debito totale. Ricordiamo che le
riserve internazionali superavano i 43 miliardi alla fine del 2008, quindi si
sono letteralmente dimezzate.
Tab 8
PIL, Debito pubblico e Riserve internazionali in Venezuela
Anni 1996-2014
Una
annotazione riguardante il PIL. Nelle tabella 2 e 3 abbiamo considerato il PIL
riportato dalla OPEC; nella Tabella 8 quello riportato dall’FMI. Nel corso
degli anni e fino al 2011, i dati del PIL riportati dall’OPEC e dall’FMI sono
sostanzilamente identici; per il 2012 ed il 2013 i dati differiscono. In Venezuela
a partire dal 2012 si introducono vari tipi di cambio, che a volte sono
modificati in corso d’anno; nel 2014 i cambi ufficiali diventano tre: il cambio
a 6,30 (ossia 6,30 bolivares per un dollaro) utilizzato per le importazioni di
prodotti di prima necessità (alimentari e medicine), poi c’è il cambio SICAD1 a
circa 12 e il cambio SICAD2 a circa 50. L’OPEC per il 2013 ha utilizzato per la
conversione in dollari del PIL venezuelano, ovviamente espresso in Bolivares il
cambio a 6,04; mentre FMI utilizza una media; le stime per il 2014 sono
riportate unicamente da FMI.
Si
tenga anche presente che la Banca Centrale del Venezuela e gli altri organismi
statali che diffondono dati, quest’anno stanno ritardando la pubblicazione dei
dati. La banca centrale, alla data odierna, non ha emesso alcun dato sul PIL
dell’anno in corso, quando in passato è sempre stata puntuale a diffonderli alla
fine di ogni trimestre ed ogni semestre; è in ritardo di vari mesi sui dati
dell’inflazione, quando negli anni scorsi, all’inizio di ogni mese forniva il
dato del mese anteriore; l’Ufficio Nazionale del Credito Pubblico (ONCP) che
fornisce i dati sul debito, dopo aver fornito puntualmente i dati del debito
pubblico alla fine del primo trimestre del 2014 ha smesso di aggiornarli.
Riguardo il bilancio per il 2015, preparato a partire da giugno/luglio, il governo è stato molto cauto, prevedendo, come negli anni anteriori, un prezzo del petrolio a 60 dollari, ben al di sotto del prezzo (8) che aveva al momento in cui era predisposto il bilancio (Vedasi Tab. 9).
Tab 9
Prezzo del petrolio venezuelano, media OPEC, WTI e Brent
Periodo 2012-2014 (al 13/12/2014)
Quando
si è cominciato a preparare il bilancio del 2015, i prezzi del petrolio erano
ancora attorno ai 100 dollari, per cui ipotizzare un prezzo a 60 significava
essere molto cauti; ma la realtà è riuscita a superare le previsioni più caute;
a dicembre il prezzo del petrolio venezuelano è già mediamente al di sotto dei
60 dollari previsti nel bilancio per il 2015. Quindi se la tendenza al ribasso
dovesse persistere, il governo si ritroverebbe a dover fare delle manovre
correttive e probabilmente far ricorso a nuovi debiti, nel caso non volesse
tagliare le spese previste.
In realtà il bilancio 2015 prevede già un forte indebitamento. La legge di bilancio è accompagnata dalla legge sull’indebitamento (9) e tale legge per il 2015 prevede:
In realtà il bilancio 2015 prevede già un forte indebitamento. La legge di bilancio è accompagnata dalla legge sull’indebitamento (9) e tale legge per il 2015 prevede:
- Progetti per circa 59 miliardi di bolivares nei settori della difesa, dei trasporti, dell’ambiente, della cultura, della produzione, dell’energia elettrica, dell’agricoltura e della modernizzazione dei servizi doganali finanziati attraverso il ricorso al debito;
- Il pagamento di debiti in scadenza pari a circa 51 miliardi di bolívares;
- Circa 43 miliardi di debiti in scadenza saranno finanziati con nuovi debiti (una ristrutturazione del debito);
- Emissione di Buoni del tesoro per circa 20 miliardi di bilivares (altro debito).
Il
15 diciembre, la Russia a causa della caduta dei prezzi del petrolio e la
svalutazione della propia divisa, il rublo, ha deciso di rivedere il bilancio
per il 2015, tagliando investimenti e spese del 10%. Al momento, il governo
venezuelano continua a mostrarsi ottimista, ma se il prezzo dovesse continuare
a scendere o rimanesse al di sotto dei 60 dollari per molto tempo,
difficilmente potrebbe esimersi da tagli, o dal ricorso a nuove tasse, o dal
ricorso a nuovi debiti, o tutti e tre gli strumenti contemporaneamente.
Intanto
la moneta venezuelana, così come il rublo, continua a svalutarsi. Con il
controllo del cambio, il prezzo ufficiale rimane fisso fino a quando non lo
decide il governo. Maduro ha annunciato che sicuramente rivedrà il cambio
SICAD2, attualmente a circa 50, mentre non sarà variato il cosiddetto cambio
“Cencoex”, ossia il cambio praticato per l’acquisto di dollari destinati
all’importazione di prodotti di prima necessità (alimenti e medicine).
Con
il ribasso del prezzo del petrolio e la mancanza di dollari, per un cittadino
venezuelano l’unico modo di rifornirsi di dollari (per proteggersi dalla
inflazione e dalla svalutazione del bolivar) è attraverso il mercato nero, il
cui prezzo è scandito dalle agenzie di cambio esistenti in Colombia, in particolare
alla frontiera col Venezuela. In queste agenzie, fino al 2011 il Bolívar
sostanzialmente era scambiato al doppio del cambio ufficiale; nel 2012, mentre
il cambio ufficiale rimane fermo a 4,30 il cambio nelle agenzie di Cucuta
(Colombia) passa da 9,46 a 17,43, con una svalutazione dell’84%; nel 2013 il
cambio ufficiale si svaluta del 46,5%, passando da 4,30 a 6.30, il cambio
parallelo passa a 64,10 con una svalutazione di quasi il 270%; nel 2014, si
arriva ai tre cambi ufficiali: quello riservato alle importazioni di prima
necessità (Cambio Cencoex), ai prodotti di media importanza (SICAD1) ed a quelli
ritenuti meno importanti, come i biglietti aerei per voli internazionali
(SICAD2); nel mercato nero il bolívar si svaluta di quasi il 180% arrivando a
circa 180 bs per un dollaro (Vedasi
tabella 10).
Se
il prezzo del petrolio continuasse a scendere o rimanesse al di sotto dei 60,
senza gli ingressi in valuta previsti, il governo potrebbe essere costretto a rivedere
anche il cambio per le importazioni di prodotti di prima necessità. Se ciò
avvenisse il Venezuela potrebbe ritrovarsi a fare i conti con esplosioni
sociali; già oggi la situazione è diffcile con larghe file per comprare
magari un paio di chili di farina di mais o un pacco di pannolini; molti
prodotti sono introvabili da mesi, tipo il detersivo per lavatrice, il sapone,
il deodorante, i tovaglioli di carta, i biglietti aerei per voli
internazionali, lo zucchero, la carne e molti farmaci, tra cui anche quelli salvavita,
come l’Eutirox che prendono le persone a cui è stata asportata la tiroide.
Tab 10
Cambio ufficiale e cambio parallelo del Bolivar
Periodo 2010-2014 (al 14/12/2014)
Indubbiamente
la società va verso la dollarizzazione. La compravendita di dollari era un
reato penalmente perseguibile, ma dal 24 marzo del 2014, con la legge che ha
istituito il SICAD2, c’è stata anche la depenalizzazione del reato di compravendita
del dollaro al mercato nero o parallelo, come si chiama in Venezuela.
Cartello in una agenzia viaggi |
Da allora, molte transazioni si stanno
facendo in dollari ed alla luce del sole; per esempio, gli affitti nelle zone
bene di Caracas e la vendita dei biglietti aerei internazionali. Le agenzie di
viaggio e le compagnie aeree vendono i passaggi aerei solo in dollari ed a
prezzi enormemente maggiorati.
I
cittadini del Venezuela quando acquistavano il biglietto aereo lo pagavano in
bolívares ovviamente, essendo questa la moneta locale; le compagnie, poi
ottenevano dal governo il controvalore in dollari. Il governo, non avendo
soldi, ha smesso di pagare le compagnie e ad oggi si ritrova con debiti
superiori ai 4 miliardi di dollari. Recentemente è intervenuta la IATA,
l’Organizzazione del Trasporto Aereo Internazionale che ha invitato il governo
a trattare con le compagnie. Nella pratica le compagnie non ricevendo il
controvalore in dollari dal governo, hanno deciso di vendere i biglietti solo
in dollari ed a prezzi enormemente maggiorati; queste multinazionali, col
tacito consenso del governo, non solo stanno discriminando la popolazione
favorendo solo l’alta borghesia ed escludendo tutti gli altri che non possono
accedere al mercato nero per comprare i dollari, considerati i prezzi
proibitivi (con uno stipendio minimo di 4.800 bolivares al mercato nero si
comprano ormai 26 dollari circa; ma anche un altissimo funzionario, un professionista,
un avvocato, un professore universitario che magari guadagna 20/30.000
bolivares al mese è escluso dalla possibilità di viaggiare, dato che alla fine
lo stipendio si traduce in 100/150 dollari), ma si stanno anche rivalendo su
chi acquista il biglietto per i debiti non pagati dal governo.
In
sostanza, a parte i riccaccioni, l’alta borghesia, i ladri ed i bottegai
speculatori che possono rubare impunemente ed accedere al mercato nero per
comprare i dollari, a tutti gli altri cittadini le multinazionali del settore
aereo, col tacito consenso del governo, negano il diritto a viaggiare.
Il Venezuela è una
polveriera che può esplodere da un momento all’altro. È possibile una
insurrezione popolare, tipo il “Caracazo” del 1989, ma con una differenza
sostanziale. Nel 1989 ad esplodere fu soprattutto il sottoproletariato che viveva
nelle fasce della miseria attorno alle città. Una esplosione sociale odierna riguarderebbe
non solo le fasce più povere, ma anche le classi medie, i cittadini delle zone
residenziali delle grandi città e perfino i professionisti, che fino a pochi
mesi fa svolgevano una vita agiata ed oggi i loro ingressi a mala pena riescono
a soddisfare le esigenze alimentari.
Il
famoso giornalista e político Jose
Vicente Rangel, già ministro della difesa e vicepresidente di Chavez da
tempo sta avvertendo sulla possibilità di un colpo di stato e di esplosioni
sociali (10).
Il 14 dicembre intervistando il presidente della Repubblica, Nicolas Maduro,
gli ha chiesto cosa pensasse della possibilità di un colpo di stato e di una
insurrezione popolare in Venezuela. Maduro, mostrando profonda ingenuità ha
risposto che lui scarta la possibilità di un colpo di stato perchè la Forza Armata
è leale alla costituzione; scarta anche la possibilità di una insurrezione
popolare perchè da quindici anni il popolo appoggia la rivoluzione bolivariana;
ha aggiunto di conoscere profundamente la realtà perchè lui viene dalla strada
ed è in stretto contatto con il popolo.
Il presidente del Venezuela
Nicolas Maduro e Jose Vicente Rangel
Maduro
sembra non rendersi conto che il colpo di stato, o meglio una ribellione militare
potrebbe arrivare dai militari di sinistra, quelli che appoggiavano incondizionatamente
Chavez. C’è scontento tra i militari su
come sta attuando il governo ed il presidente lo sa benissimo, tant’è vero
che per cercare di placare il settore militare, a settembre mentre aumentava gli
stipendi di pensionati e lavoratori del 15%, alle forze armate concedeva un
aumento del 40%.
Per
contro, mentre aumentano i proclami a favore del governo da parte
dell’oligarchia (11), aumentano sempre di più le critiche della sinistra e
dell’estrema sinistra (12); nel popolo c’è malcontento e questo
malcontento si è evidenziato nella marcia convocata dal governo il 15 diciembre
scorso, in occasione dei 15 anni della costituzione bolivariana. La
partecipazione alla marcia è stata alquanto deficitaria.
Le
grandi marcie si concludono tutte nel centro di Caracas, e solitamente invadono
la grande Avenida Bolivar e tutte le strade adiacenti, trasversali e
perpendicolari. La marcia di lunedi non è riuscita a riempire neppure a metà la
sola avenida Bolívar; stimiamo la partecipazione in non più di 70/80.000
persone, a dimostrazione che il popolo si sta allontanando dal governo (13).
Le azioni del governo
venezuelano per contrastare la caduta del prezzo del petrolio
Ovviamente
il governo venezuelano non è stato a guardare. Innanzitutto ha cercato di
convincere i paesi OPEC e la Russia a ridurre la produzione e far risalire i
prezzi; ma il tentativo è fallito e non poteva essere differentemente perchè –
come visto sopra – una parte dei paesi OPEC (Arabia, Qatar, Emirati Arabi
Uniti, Kuwait, Iraq e Libia) sono coivolti a lato degli USA nella guerra contro
Russia e Venezuela. Che gli USA stiano conducendo una “guerra” contro Venezuela
si comprende anche dalle recenti sanzioni imposte dal Parlamento statunitense a
funzionari degl Governo e dell’Amministrazione pubblica venezuelana.
Il
governo non volendo tagliare le spese sociali ed alla ricerca di nuove entrate,
per il momento ha deciso di tassare settori fino ad ora esenti, come
associazioni e fondazioni; ha deciso di tassare anche il ricco settore bancario,
che dalla crisi bancaria del 1994 non ha più pagato tasse; è allo studio anche un
possibile aumento delle aliquote IVA e del prezzo della benzina; ci saranno
aumenti di tariffe in molti servizi; ad esempio a partire dal 27 dicembre ci
sarà un aumento del 167% (da 1,5 bs a 4,0 bs) delle tariffe dei trasporti
metropolitani.
Da
qualche mese si discute anche l’aumento del prezzo della benzina, la più
economica in assoluto al mondo e praticamente ragalata; il prezzo della benzina
è fermo da decenni, quindi in teoria sarebbe giusto aumentarlo, almeno per
coprire i costi di produzione. Il problema, però è che un aumento della benzina
in questo momento già difficile farebbe aumentare i prezzi di tutti i beni e
servizi, scatenando una ulteriore ondata inflazionistica. Quindi, con l’aumento
della benzina a fronte di un vantaggio immediato che farebbe affluire soldi
nelle casse dello stato, il governo per far recuperare potere d’acquisto a
pensionati e salariati sarebbe poi costretto ad aumentare pensioni e stipendi,
producendo alla fine un esborso maggiore degli introiti. Non aumentando eventualmente
pensioni e salari si ritroverebbe a fare i conti con possibili disordini
sociali. Dopo una lunga riflessione, Maduro ha deciso di congelare per il
momento l’aumento del prezzo della benzina.
L’istituzione delle
Zone Economiche Speciali
Il
provvedimento più importante adottato fino al momento è un decreto legge del 18
novembre scorso (14) e finalizzato ad attirare capitali stranieri, in
particolare cinesi.
Si
tratta di una legge con la quale si istituiscono “Zone economiche speciali”, denominate
“Zone di sviluppo strategico nazionale”; ogni zona avrà un coordinatore,
nominato direttamente dal governo ed i guadagni generati dall’attività
produttiva e commerciale di queste zone non confluiranno nel bilancio dello
stato, ma saranno amministrati in modo speciale.
Chavez
ha dovuto vibrare una lunga lotta contro l’oligarchia per far in modo che i
guadagni di PDVSA (l’industria statale del petrolio) confluissero direttamente
nel bilancio dello stato e non fossero amministrati in modo speciale; ha subito
un colpo di stato che lo ha estromesso dal potere per due giorni (11/13 aprile
2002) e quasi ci rimetteva la vita; adesso, il suo successore trasforma intere zone
del paese in aree ad amministrazione speciale, i cui introiti non confluiranno
nel bilancio dello stato.
Inoltre,
per favorire l’afflusso e l’esportazione di capitali, in queste zone sarà
abolito il controllo del cambio; si potrà modificare l’aliquota della tassa sul
reddito, l’IVA e le tasse d’importazione ed esportazione. Tra gli incentivi
alle multinazionali che investiranno in queste zone è stato previsto anche un regime
speciale e straordinario per la contrattazione dei lavoratori. Insomma le
multinazionali che decideranno di investire in queste zone speciali del
Venezuela oltre a pagare meno tasse ed imposte, potranno contrattare forza
lavoro economica e da sfruttare come meglio credono, senza alcun limite.
Nel
mondo esistono oltre 400 zone in cui il
capitalismo attua impunemente, al di fuori di ogni diritto per il
lavoratore. In Venezuela si stanno installando queste zone speciali nello stato
Aragua, Carabobo, Tachira e possibilmente in altre regioni.
La
Zona speciale di Puerto Cabello, regione Carabobo, si trasformerà in un immenso
fornitore di materie prime (benzina, gas, plastica, resine, elettricità ed
acqua) per le multinazionali cinesi che si installerano in questa zona.
La
zona di Aragua offre alle multinazionali le miniere di nichel e di quarzo; anche
alle multinazionali del settore tessile ed elettronico che si installeranno in
questa zona sono offerte grandi agevolazioni.
Nel
Tachira, si sta avviando la Zona Economica Speciale di San Antonio e Ureña, ai
confini con la Colombia; in questa zona speciale l’attività commerciale sarà
diretta soprattutto ai colombiani che potranno entrare in Venezuela ed effettuare
acquisti direttamente in peso colombiano o dollaro.
A
queste zone produttive speciali, si affiancheranno zone destinate all’alloggio
dei nuovi schiavi, gli operai, ovvero le città costruite dalla “Gran Mision
Vivienda”, finanziata con debito estero. Tale legge prevede infine anche la
formazione tecnica di base degli operai. In sostanza alle multinazionali (cinesi)
si offriranno le materia prime e tutte le agevolazioni, tra cui forza lavoro estremamente
economica e formata per svolgere attività ripetitive con basso conoscimento
tecnico.
La
legge è disegnata su misura per il capitalismo cinese che quindi potrà estendere
lo sfruttamento anche in Venezuela. E’ in definitiva una legge molto criticata
da parte della sinistra marxista e chavista (15) perchè in effetti consegna la
sovranità nazionale alle multinazionali che faranno confluire i propri capitali
a cambio di sfruttamento, forza lavoro economica ed inquinamento.
Il governo venezuelano di fronte all’attacco dell’imperialismo statunitense aveva due alternative: fallire o diventare una colonia cinese. Ha scelto quest’ultima strada. All’imperialismo statunitense ha preferito l’imperialismo cinese.
Il governo venezuelano di fronte all’attacco dell’imperialismo statunitense aveva due alternative: fallire o diventare una colonia cinese. Ha scelto quest’ultima strada. All’imperialismo statunitense ha preferito l’imperialismo cinese.
Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 16/12/2014
(*) Attilio Folliero è un politologo italiano, residente a Caracas; laureato in Scienze Politiche all'Università "La Sapienza" di Roma ha insegnato tra l'altro "Teorie delle relazioni economiche internazionali" all'Università Militare di Caracas. Cecilia Laya è una economista venezuelana, laureata all'UCV di Caracas._______________________
Note e Fonti:
(8) Fonte dei prezzi del petrolio: Ministero del petrolio del Venezuela, Url: http://www.menpet.gob.ve/secciones.php?option=view&idS=45
(9) La legge sull’indebitamento per il 2015 è contenuta nella Gazzetta Ufficiale n. 40.559 del 10/12/2014, URL: www.datossobreeconomia.com/2014/12/consulte-la-gaceta-oficial-numero-40559.html
(10) Vedasi per esempio articolo “José Vicente Rangel advierte que la derecha prepara un golpe parlamentario similar al de Paraguay“, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/08/jose-vicente-rangel-advierte-que-la.html
(11) Rafael Poleo, editore, político, esponente di spicco della destra venezuelana e riconosciuto agente della CIA che in passato aveva “avvertito” Chavez che sarebbe finito impiccato a testa in giù come Mussolini (Il suo intervento in Globivision, Url: www.youtube.com/watch?v=Sgkeo0Dl3lk), il 17 novembre ha dichiarato che “rimuovere Maduro porterebbe al caos”, Url: www1.unionradio.net/exitosfm/visornota.aspx?id=17676, insomma sta dicendo ai suoi, alla destra che Maduro debe rimanere al suo posto; l’oligarga Lorenzo Mendoza si è seduto con Maduro per dialogare sulla pacificazione del paese (Mesas de paz); Maduro inoltre, per sua stessa ammissione, ha dichiarato di incontrare spesso il costruttore di origine ebrea Salomón Cohen (Impresa di costruzioni Sambil).
(12) Vedasi ad esempio i numerosi articoli di critica al governo che appaiono ogni giorno su Aporrea, url: www.aporrea.org o la critica espressa da chavisti come TobyValderrama ed il collettivo Antonio Aponte, autore della famosa rubrica “Grano de mais” nel diario Vea, o la attenta marxista Rosa Natalia.
(13) La Avenida Bolivar è lunga 2.000 metri e larga 60, per cui sono 120.000 metri quadri e considerando 4 persone per metro quadro, ai tempi di Chavez questa strada era capace di accogliere non meno di 480.000 persone; oggi erano abbastanza pieni i primi 300/400 metri dopo di che c’erano ampi vuoti; su questa base le nostre stime.
(14) Decreto Legge n. 1.425 pubblicato in Gazzetta Ufficiale Straordinaria della Repubblica Bolivarina del Venezuela n. 6.151 del 18/11/2014.
(15) Vedasi ad esempio articolo “La ley de zonas económicas especiales entrega la soberanía de la patria”, Url: http://trincheraderosas.blogspot.com/2014/11/la-ley-de-zonas-economicas-especiales.html
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ResponderEliminarMeravigliosa terza parte dell'articolo.
Grazie.
Tiziano Gianni