viernes, 19 de diciembre de 2014

Cause e conseguenze dei prezzi bassi del petrolio. Gli USA all’attacco di Russia e Venezuela - Seconda parte


Attilio Folliero e Cecilia Laya (*), Caracas 17/12/2014

Seconda parte: La guerra degli USA contro la Russia



Gli USA con l’aiuto degli stati produttori lacchè stanno conducendo una guerra contro Russia e Venezuela.

La Russia è una potenza in ascesa, che alleatasi apertamente con la Cina sta minacciando da vicino gli interessi statunitensi. Il Venezuela è nella mira degli USA per essere la principale riserva energetica del pianeta e soprattutto per essere vicinissima agli Stati Uniti.

Si tratta chiaramente di una tattica politica. Secondo molti esperti petroliferi internazionali la mossa dell’Arabia, di non ridurre la produzione, sarebbe finalizzata ad indurre i produttori statunitensi del petrolio di scisto ad abbandonare questa produzione e tornare al petrolio; in sostanza se cade il prezzo del petrolio – dicono gli esperti petroliferi – gli statunitensi non avrebbero più convenienza a produrre il petrolio di scisto, il cui costo di produzione è molto più alto rispetto all’estrazione di petrolio e quindi tornerebbero ad acquistare petrolio agli arabi.

E’ una interpretazione con cui non concordo. Secondo me, gli USA – come detto – sono impegnati da un lato a stroncare il Venezuela, cambiare un governo non certo amico degli statunitensi e appoderarsi dei suoi ricchi giacimenti petroliferi e gassiferi e dall’altro stanno cercando di stroncare la Russia. Gli USA si stanno servendo di questi stati lacchè per far abbassare il prezzo del petrolio e buttare sul lastrico precisamente Venezuela e Russia. Questi stati lacchè, come visto sopra, possono anche permettersi prezzi bassi per un periodo di tempo relativamente lungo, mentre il Venezuela e la Russia non possono permetterselo.

Per il Venezuela il prezzo ottimale del petrolio è attorno ai 121 dollari, per la Russia è attorno ai 107 dollari, quindi molto più alto rispetto ai paesi delle monarchie arabe. 

L’attacco alla Russia è condotto sicuramente attraverso la riduzione del prezzo del petrolio, che mina fortemente la sua economia e difatti la Russia ha già dovuto rivedere il bilancio per il 2015, riducendo le spese del 10%. L’attacco è condotto anche attraverso altri strumenti, come le vendite alla borsa di Mosca, che il 16 dicembre è crollata in un solo giorno del 12%; tra il 24 novembre ed il 17 diciembre la borsa di Mosca è scesa di oltre il 31%; tra il 24 giugno ed il 17 diciembre è scesa del 48%; l’attacco al Rublo passato da un cambio di 34,34 del primo luglio a 67,50 del 16 diciembre, quindi una svalutazione del 97%.

Indice alla Borsa di Mosca 


Malgrado la decisione della Banca Centrale Russa di alzare i tassi d’interesse dal 10,50% al 17% per salvaguardare il potere d’acquisto dei cittadini e l’utilizzo di una gran quantità di dollari delle riserve valutarie per sostenere il rublo, 100 miliardi di dollari, la moneta russa continua a perdere terreno.

Per la Russia e per le sue aziende il 2015 sarà un anno difficilissimo; coi prezzi del petrolio a circa 60, la contrazione del PIL sarà del 4/5%; le aziende russe per il 2015 hanno obbligazioni in scadenza denominate in dollari per circa 150 miliardi e molte imprese, per via delle sanzioni USA ed Europee, non possono accedere al credito internazionale
(3).

In definitiva gli USA stanno facendo di tutto per spingere la Russia ad una mossa estrema (militare) e addossargli la colpa del primo sparo. Gli USA ed i paesi occidentali stanno vivendo una gravissima crisi economica, peggiore di quella del 1929 e come tutte le grandi crisi l’unica vera via d’uscita è una guerra e pertanto faranno di tutto per scatenarne una, magari facendo ricadere la colpa sugli altri.

Perchè l’attacco alla Russia?


Come diciamo da anni (4), il potere degli USA si basa sul dollaro; se il dollaro cessasse di essere la moneta di riferimento internazionale per gli scambi commerciali, in particolare per la compravendita di materie prime e prodotti petroliferi ed energetici, ci sarebbe il tracollo per gli Stati Uniti. Gli USA debbono impedire a tutti i costi che il dollaro cessi di essere la moneta di riferimento internazionale e pertanto tutti coloro che cercano di minare il dollaro sono presi di mira (5).

La Russia di Putin ha cercato di minare il potere degli USA conducendo un attacco al dollaro; per essere più esatti ha avviato azioni per il superamento del dollaro negli scambi internazionali: ha firmato vari contratti in giro per il mondo, senza utilizzare il dollaro; ha fondato la Banca dei BRICS; ha cercato di avvicinare alle proprie posizioni la Germania, le cui forniture di gas dipendono per il 40% dalla Russia; è di pochi mesi fa lo storico accordo per fornire gas alla Cina, utilizando per le transazioni le monete locali; inoltre, è del primo dicembre scorso l’altro storico accordo con la Turchia, paese NATO, ma emarginato dall’Unione Europea.

La Turchia, rifiutata dagli europei, si sta avvicinando sempre più al blocco dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, Indiia, Cina e Sudafrica) e della OSC, Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan; a questi stati membri si aggiungono i paesi osservatori, Afganistan, India, Iran, Mongolia e Pakistan e i paesi con cui sono in corso trattative per future adesioni, come Bielorrusia, Sri Lanka e la propia Turchia).

Lo scorso primo dicembre, la Russia ha firmato l’accordo con la Turchia per l’estensione del Blue Stream, l’oleodotto che trasporta gas direttamente dalla Russia alla Turchia, passando per il Mar Nero (6).

Dalla Turchia il gas arriverà ai paesi dell’Europa meridionale (Grecia ed Italia), all’Austria ed ai paesi dei Balcani. A questo oleodotto che porta il gas russo all’Europa, si unirà un ramo che porterà anche il gas dell’Iran e dell’Azerbaigian. I paesi dell’Europa che lo desiderano hanno totalmente assicurato l’approvvigionamento gassifero. Tutto ciò rappresenta una minaccia per la potenza USA, perchè tale gas non sarà certo fornito utilizzando il dollaro.

Ricordiamo anche che il petrolio già in passato è stato utilizzato come “arma di guerra” (7). Daniel Estulin e lo scrittore James R. Norman, autore del libro "The Oil Card. Global Economic Warfare in the 21st Century" (in italiano: "La carta del petrolio. La guerra economica mondiale nel 21° secolo") sostengono che gli Stati Uniti ed i suoi alleati, tra cui l'Arabia Saudita, hanno spinto verso il basso i prezzi del petrolio per tutto il decennio degli anni ottanta, con l’obiettivo di mandare in rovina l'ex Unione Sovietica.

L'Unione Sovietica dipendeva dalle vendite del suo petrolio per incamerare valuta estera necessaria per acquistare nel mercato internazionale grano ed alimenti per il popolo. Grazie ai bassi prezzi del petrolio, l'URSS è stata privata delle sue entrate in valuta estera e Gorbaciov, all'epoca presidente, per poter acquistare grano ed alimenti nel mercato internazionale ha dovuto fare ricorso al prestito internazionale; in cambio dei prestiti si è impegnato a non usare la forza nel caso in cui fossero esplosi movimenti separatisti in alcune repubbliche dell'ex Unione Sovietica e in alcuni stati dell'Europa dell'Est.

Effettivamente, quando i movimenti nazionalisti hanno alzato la voce nei vari paesi dell'Europa dell'Est e nelle distinte repubbliche della ex Unione Sovietica, il governo centrale dell'Unione Sovietica non è intervenuto per reprimerli. Alla fine tutti i regimi filosovietici sono caduti e la stessa Unione Sovietica si è dissolta. Secondo questa tesi, proprio i prezzi bassi del petrolio sono da considerarsi tra le cause della dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Sempre secondo James R. Norman i prezzi del petrolio, nell’ultimo decennio, sono stati spinti al rialzo per frenare l'ascesa della Cina, che necessita importare grandi quantità di petrolio per fomentare la sua industria, la sua produzione e quindi la sua ascesa. Petrolio e politica sono strettamente vincolati.

E la Cina? A proposito della Cina, indubbiamente è un alleato russo, ma almeno inizialmente, in questa contesa non prenderà posizione a favore della Russia e rimarrà indipendente. Una Russia indebolita farebbe comodo proprio alla Cina, che si ritroverebbe un partner importante in posizione di debolezza e dal quale rifornirsi di materie prime a prezzi scontati. Questo è in sostanza l’obiettivo commerciale della Cina, ossia rifornirsi di materie prime ai prezzi più bassi possibili, per cui inizialmente non si lascerà coinvolgere in questo conflitto, rimanendo ai margini.


Ma alla fine gli USA riusciranno a far fallire la Russia ed abbattere il governo di Putin, magari sostituendolo con un governo lacchè? Non ci riusciranno. Perchè alla fine della storia quello che conta realmente sono le materia prime, che servono a far funzionare l’economia reale e la Russia ne ha tante. Così come è altrettanto vero che i paesi europei, che si credono tanto superiori, mancano proprio delle materia prime e volenti o nolenti debbono rivolgersi ai russi. La Germania potrebbe mai rinunciare al gas russo, che rappresenta il 40% dei suoi approvvigionamenti? Dove mai potrebbe trovare un sostituto del gas russo ed in tempi brevi? Pensare che la Germania possa rinunciare totalmente al gas russo è fantascienza.

Ed i paesi del sud Europa, come l’Italia, la Grecia, i paesi dei Balcani e l’Austria possono realmente fare a meno della Russia? Con l’accordo del Blue Stream, firmato tra Russia e Turchia, questi paesi europei si ritrovano col gas russo alle proprie porte. Se i governi lacchè di questi paesi si sono lasciati trascinare – come sempre – dalle fisime statunitensi e pensano non solo alle sanzioni, ma anche di fare totalmente a meno della Russia, presto si ritroveranno a fare i conti con la realtà; la realtà è che non si può vivere senza gas e chi ha il gas sono i russi che lo stanno servendo agli europei su un vassoio d’argento.

Tra l’altro i russi, così come i cinesi, approfittando dei prezzi manipolati al ribasso dell’oro hanno accumulato ingenti riserve del metallo giallo; mentre la banca centrale statunitense e quella europea stampano denaro, i russi (ed i cinesi) hanno pensato ad accumulare oro, ossia ricchezza reale. Presto, statunitensi ed europei, che affogano sotto montagne di debiti (debito pubblico e debito privato) si ritroveranno a fare i conti con questa gran quantità di soldi stampati, ma quando se ne renderanno conto sarà troppo tardi.

Momentaneamente, gli statunitensi con le loro azioni, soprattutto col prezzo del petrolio al ribasso, stanno mettendo in difficoltà la Russia, ma alla fine queste azioni si ritorceranno contro. Il petrolio da francking è un progetto ormai falllito ed il fallimento non riguarda solo i produttori di gas di scisto, ma anche le grandi banche che hanno finanziato questi progetti con ingenti quantità di capitali e difficilmente riavranno indietro i loro soldi! Inoltre i bassi prezzi del petrolio stanno buttando sul lastrico proprio le multinazionali occidentali del petrolio; con prezzi del petrolio al limite dei 50 dollari queste multinazionali che estraggono petrolio nei costosi pozzi del Mar del Nord, in Alaska o nel Golfo del Messico non ci stanno coi prezzi e stanno già riducendo il personale, stanno licenziando tecnici e stanno chiudendo pozzi. Alla fine la guerra economica contro la Russia per statunitensi ed europei si rivelerà solamente una vittoria di Pirro.

Continua


Attilio Folliero e Cecilia Laya, Caracas 16/12/2014

(*) Attilio Folliero è un politologo italiano, residente a Caracas; laureato in Scienze Politiche all'Università "La Sapienza" di Roma ha insegnato tra l'altro "Teorie delle relazioni economiche internazionali" all'Università Militare di Caracas. Cecilia Laya è una economista venezuelana, laureata all'UCV di Caracas.


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Note e Fonti:

(3) Dati di fonte Paolo Cardena, “Cosa sta accadendo in Russia”, Url: http://www.vincitorievinti.com/2014/12/cosa-sta-accadendo-in-russia.html?spref=fb

(4) Vedasi ad esempio nostro articolo del 09/02/2004, “Il dollaro, l'euro, il petrolio e l'invasione nordamericana”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2004/02/il-dollaro-leuro-il-petrolio-e.html; oppure nostri articoli più recenti “Verso la fine del predominio del dollaro” del 23/03/2014, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/03/verso-la-fine-del-predominio-del.html o “Catastrofe annunciata per il dollaro e l’economia USA? “ del 08/04/2014, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/04/catastrofe-annunciata-per-il-dollaro-e.html

(5) E’ successo anche a Dominique Strauss Khan, ex segretario del FMI, finito in disgrazia per aver chiesto l’abbondono del dollaro come moneta di riferimento internazionale. Vedasi nostro articolo del 12/02/2011, “Verso il tramonto del dollaro: anche Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI, chiede l’abbandono del dollaro”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/02/verso-il-tramonto-del-dollaro-anche.html e “Lo strano caso di Dominique Strauss-Khan” del 20/05/2011, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2011/05/lo-strano-caso-di-dominique-strauss-kahn.html

(6) Vedasi ad esempio, “Russia-Turchia: le relazioni che cambiano il bilanciamento di forze in Europa e in Medio Oriente”, Url: www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9693

(7) Vedasi nostro articolo, “I bassi prezzi del petrolio hanno influito sulla dissoluzione della Unione Sovietica”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2012/11/i-bassi-prezzi-del-petrolio-hanno.html#more
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2 comentarios :

  1. Involontariamente ho cancellato questo commento lasciato da Madre Terra (https://plus.google.com/108262225257704741785)ha dejado un nuevo comentario en su entrada "Cause e conseguenze dei prezzi bassi del petrolio....":

    Molto bella anche questa seconda parte. Grazie.
    Gianni Tiziano

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