Associazione Libera, Stato Quotidiano, 06/11/2015
Foggia. ”Il 6 Novembre 1992 veniva ucciso a Foggia Giovanni Panunzio, imprenditore edile. La storia di Giovanni Panunzio è nota: un costruttore che ha deciso di ribellarsi e rompere il silenzio che esisteva in quegli anni nel suo settore, uno dei più discussi e poco trasparenti della città. A Foggia la criminalità organizzata controllava pesantemente il settore dell’edilizia, in cui continua tutt’oggi a infiltrarsi.
Tanti conoscono la storia di Panunzio, ma sono ancora pochi quelli che seguono il suo esempio e denunciano. Sicuramente sono stati fatti tanti passi avanti e c’è un’attenzione particolare al tema del racket delle estorsioni, soprattutto da parte delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo. Ma c’è ancora tanto da fare.
Non si può abbassare la guardia contro una criminalità che continua a “fare affari” e che proprio di recente ha ripreso a sparare e a compiere attentati. In questo quadro l’unica soluzione è organizzarsi, mettere insieme le forze di tutti coloro che vogliono reagire sempre più fortemente alle catene costruite dalla criminalità e che bloccano la crescita e lo sviluppo del territorio.
Tanti conoscono la storia di Panunzio, ma sono ancora pochi quelli che seguono il suo esempio e denunciano. Sicuramente sono stati fatti tanti passi avanti e c’è un’attenzione particolare al tema del racket delle estorsioni, soprattutto da parte delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo. Ma c’è ancora tanto da fare.
Non si può abbassare la guardia contro una criminalità che continua a “fare affari” e che proprio di recente ha ripreso a sparare e a compiere attentati. In questo quadro l’unica soluzione è organizzarsi, mettere insieme le forze di tutti coloro che vogliono reagire sempre più fortemente alle catene costruite dalla criminalità e che bloccano la crescita e lo sviluppo del territorio.
C’è bisogno di una rete vera, un’unione che produca fatti e opere concrete, partendo dal riutilizzo sociale dei beni confiscati, dalla richiesta di trasparenza e di lotta alla corruzione all’interno di tutte le amministrazioni pubbliche. Non c’è più spazio per indecisioni o errori. Bisogna scegliere nettamente da che parte stare e canalizzare le energie verso la costruzione dell’antimafia sociale, ognuno con le proprie modalità, evitando spaccature e polemiche su questi temi. L’esempio di Giovanni Panunzio è il faro da seguire e la memoria della sua vita e della sua ribellione al sopruso del malaffare è profondamente radicata nelle nostre attività, l’unico modo che conosciamo per rendere vivo il ricordo di Giovanni e di tutte le vittime innocenti delle mafie.
(LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE – COORDINAMENTO PROVINCIALE DI FOGGIA)
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