Dopo Pritchard,
anche il prof. Sapir denuncia i recenti avvenimenti in
Portogallo, dove, in nome dei mercati e delle istituzioni europee, il
volere dell’elettorato è stato ignorato contro ogni norma democratica
(il Presidente ha deciso di non dare il mandato per formare il governo a
una coalizione di sinistra, nonostante questa abbia ottenuto la
maggioranza assoluta). Nel finale Sapir preme per un coordinamento a
livello europeo di tutte le forze che si battono per il recupero della
sovranità democratica.
Il Portogallo è stato vittima, nei giorni scorsi, di un colpo di stato silenzioso organizzato dalla classe dirigente europeista del suo paese [1]. Si tratta di un evento particolarmente grave. Esso si verifica in un modo che ricorda il golpe condotto contro il governo greco tramite la combinazione di pressioni politiche da parte dell’Eurogruppo e pressioni economiche e finanziarie da parte della Banca Centrale Europea. Esso conferma la natura profondamente anti-democratica non solo della zona euro, ma anche, e ce ne dobbiamo rammaricare, della stessa Unione Europea.
Il Portogallo è stato vittima, nei giorni scorsi, di un colpo di stato silenzioso organizzato dalla classe dirigente europeista del suo paese [1]. Si tratta di un evento particolarmente grave. Esso si verifica in un modo che ricorda il golpe condotto contro il governo greco tramite la combinazione di pressioni politiche da parte dell’Eurogruppo e pressioni economiche e finanziarie da parte della Banca Centrale Europea. Esso conferma la natura profondamente anti-democratica non solo della zona euro, ma anche, e ce ne dobbiamo rammaricare, della stessa Unione Europea.
È
stato ampiamente detto dalla stampa, specialmente in Francia, che la
coalizione di destra è uscita vincitrice dalle elezioni legislative
portoghesi. Ciò è falso. I partiti di destra, guidati dal primo ministro
Passos Coelho, non hanno totalizzato che il 38,5% dei voi, e hanno
perso 28 seggi in parlamento. La maggioranza degli elettori portoghesi
ha votato contro le recenti misure di austerità, per un totale del
50,7%. Questi elettori hanno dato il loro voto alla sinistra moderata,
ma anche al Partito Comunista Portoghese e ad altre formazioni politiche
di sinistra radicale. Infatti il Partito Socialista Portoghese ha
ottenuto 85 seggi, il Blocco di Sinistra (di sinistra radicale) 19
seggi, e il Partito Comunista 17 seggi. Sui 230 seggi del parlamento
portoghese, si tratta di 121 seggi ottenuti dalle forze anti-austerità,
una cifra superiore alla soglia assoluta, di 116 seggi [2].
Un
accordo si potrebbe trovare tra i partiti di destra e il Partito
Socialista. Ma questo accordo sarebbe chiaramente impossibile senza
rimettere in discussione il programma di austerità derivante
dall’accordo tra il Portogallo e le istituzioni europee. Questa
situazione non può che ricordare quella greca…
I Socialisti e il
“Blocco di Sinistra” hanno detto chiaramente che questo accordo deve
essere rivisto. È stato questo il motivo per il quale il Presidente
Cavaco Silva ha preso la decisione di respingere il progetto di
formazione di un governo presentato dalla sinistra. Ma le considerazioni
espresse nella sua dichiarazione vanno ancora oltre. Egli ha detto: “Dopo
tutti gli importanti sacrifici fatti nell’ambito dell’accordo
finanziario, è mio dovere, ed è entro le mie prerogative costituzionali,
fare tutto il possibile per impedire che vengano mandati falsi segnali
alle istituzioni finanziarie e agli investitori internazionali”
[3]. Questa dichiarazione pone decisamente dei grossi problemi. Che il
signor Cavaco Silva pensi che un governo di sinistra possa portare verso
uno scontro con l’Eurogruppo e l’Unione Europea è suo diritto, e
probabilmente è così. Ma in una repubblica parlamentare, come è il
Portogallo attualmente, non è certo suo potere interpretare le
intenzioni future degli elettori per opporsi alla loro volontà. Se una
coalizione di sinistra o di estrema sinistra ha la maggioranza al
parlamento, e se presenta – come è avvenuto – un programma di governo,
lui deve dargli una possibilità. Qualsiasi altra decisione non può che
apparire come un atto incostituzionale e un colpo di stato.
La situazione economica del Portogallo
Questo
“colpo di stato” arriva in un momento in cui la situazione economica
del Portogallo, presentata spesso dalla stampa – a torto – come un
“successo” delle politiche di austerità, è ancora estremamente precaria.
Il deficit di bilancio ha superato il 7% nel 2014, e resterà comunque
ben sopra la soglia del 3% quest’anno. Il debito pubblico è oltre il
127% del PIL. E se anche l’economia ha visto un po’ di crescita, è
ancora oggi, nel 2015, al livello in cui era nel 2004. Il paese è stato
portato indietro di 10 anni dalle politiche di austerità, con un costo
sociale (in termini di disoccupazione) davvero troppo alto.
Le
“riforme” che sono state imposte in cambio di un pacchetto di aiuti per
il rifinanziamento del debito e delle banche, non hanno risolto affatto
il problema principale del paese. Questo problema è la produttività del
lavoro. Essa è troppo bassa in Portogallo, per diversi motivi: forza
lavoro con poca e cattiva formazione, e investimenti produttivi
decisamente insufficienti. Il Portogallo degli anni ’80 e ’90 poteva
anche avere produttività bassa, perché poteva lasciar deprezzare la
moneta. Ma dal 1999 è entrato in vigore l’euro, e questo è diventato
impossibile. Non deve quindi sorprendere se la produzione si è fermata.
I
piani di austerità che si sono susseguiti avevano lo scopo di abbassare
i salari (in termini reali), sia che si parli di salari diretti o
indiretti. Tuttavia questo calo può portare beneficio solo alle
esportazioni, dato che deprime, al tempo stesso, i consumi interni [4].
Laddove un deprezzamento della moneta avrebbe lasciato invariato il
consumo interno, è ora invece necessario che i guadagni delle
esportazioni ottenuti tramite i piani di austerità compensino le perdite
dei consumi interni. Perciò i piani di austerità saranno sempre meno
efficaci rispetto alla svalutazione monetaria, e Patrick Artus su questo
potrebbe aggiungere una nota, che risale al 2012: “L’aggiustamento
dei tassi di cambio dà risultati rapidi; l’abbiamo già visto in Spagna e
in Italia nel 1992-1993, con la rapida scomparsa del deficit estero e
un aumento di durata molto limitata della disoccupazione. Lo abbiamo
visto anche, in diversi casi, nei paesi emergenti: in Corea e Tailandia
nel 1997, in Brasile nel 1998” [5].
La responsabilità che ha
l’euro per la situazione economica del Portogallo è innegabile. Ma la
responsabilità delle autorità europee per il caos economico e politico
che potrebbe verificarsi è altrettanto certa.
Le lezioni da imparare
Si
parla spesso di abitudine al disastro, di un arrendersi alla sofferenza
che porta i popoli ad abbandonarsi al peggiore dei destini. In realtà
qui non c’è nulla di tutto ciò. I portoghesi hanno cercato di applicare i
metodi ispirati dall’Eurogruppo e dalla Commissione Europea e, oggi,
sono costretti a constatare che questi metodi non hanno dato i risultati
sperati. Il voto alle elezioni legislative è il risultato di questo
bilancio. Ma la classe dirigente portoghese, servile verso il potere
straniero, vale a dire verso le istituzioni europee, ha deciso di non
tenerne conto. Ciò che sta accadendo oggi a Lisbona è altrettanto grave,
anche se meno appariscente, di quello che è già avvenuto in Grecia.
La
natura profondamente anti-democratica dell’Eurogruppo e dell’Unione
Europea si riafferma di nuovo. Sarebbe da ciechi non vederlo. Ma questa
potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Perché sia così, è
indispensabile che tutte le forze determinate a lottare contro l’euro
trovino delle forme di coordinamento delle loro azioni. Qui dobbiamo
ricordare ciò che La Boétie scrisse nel Discorso sulla Servitù
Volontaria, pubblicato nel 1574 [6]: “i tiranni sono grandi solo perché noi restiamo in ginocchio” [7]. Potremmo riprendere questa formula, che ci sembra contemporanea, e riformularla così: “Le istituzioni europee ci sembrano grandi solo perché noi (i sovranisti) siamo divisi“.
Ora
più che mai si pone la questione del coordinamento delle tante forze
sovraniste. Questo coordinamento non implica che ciò che distingue e
divide le varie forze tra loro sia annullato o messo tra parentesi. Si
tratta della logica dei “Fronti”, come il “Fronte Unito Antigiapponese”
realizzato in Cina dal PC e il Kuomintang: non si tratta di alleanze in
senso stretto, ma formazioni che permettono di marciare divisi per
colpire uniti. La realtà, per quanto spiacevole possa essere per alcuni,
è che fino a che noi non saremo capaci di coordinarci, un potere in
realtà minoritario continuerà ad esercitare la propria tirannia. E di
colpo di stato in colpo di stato, finirà per instaurare un regime di
colpo di stato permanente.
NOTE
[1] Evans-Pritchard A. «
Eurozone crosses Rubicon as Portugal’s anti-euro Left banned from power
», The Telegraph, 23 ottobre
2005, http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11949701/AEP-Eurozone-crosses-Rubicon-as-Portugals-anti-euro-Left-banned-from-power.html
[2]
Reuters, « LEAD 2-La gauche portugaise travaille à la formation d’un
gouvernement » 12 ottobre
2015,http://fr.reuters.com/article/idFRL8N12C47720151012
[3] Evans-Pritchard A. « Eurozone crosses Rubicon as Portugal’s anti-euro Left banned from power », op.cit.
[4]
Blanchard O. et D. Leigh, Growth Forecast Errors and Fiscal
Multipliers, FMI Working Paper WP/13/1, Washington DC, gennaio 2013.
[5] Artus P., « Dévaluer en cas de besoin avait beaucoup d’avantages », Flash-Economie, Natixis, n°365, 29 maggio 2012, p. 6.
[6] La Boétie E., Discours de la servitude volontaire, Paris, Mille et une nuits, 1997.
[7] Questa citazione ha avuto grande successo alla vigilia del 1789, ma in una forma diversa: “I grandi sono tali solo perché stanno in piedi sulle nostre spalle. Scuotiamoci e cadranno per terra“.
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io una cosa ho imparato a forza di esportare democrazia in occidentei non ne è rimasta nemmeno una goccia sono riusciti nell'intento di rendere "vuoto" il voto,e al popolo oltre alla passività rimane solo un unica opzione
ResponderEliminarAttilio,gusto saludarte,estamos esperandon un articulo sobre los carteles oficiales afines al gobierno de la droga vzlos.Y los bancos europeos implicados en el lavado de divisas procedentes de los mismos. Gracias, de un lector que cree en su capacidad de investigacion
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