Fonte: Paolo D'Arpini, 16/05/2016
...anno dopo anno, abbiamo registrato spiaggiamenti di cetacei, morie impressionanti ed improvvise di pesci, calamari giganti emersi dal profondo degli oceani e poi defunti sulle spiagge e poi ancora foche e uccelli acquatici trovati morti a centinaia e a migliaia su tutte le spiagge del pianeta. Per meglio capire il fenomeno abbiamo fatto una ricerca dal 1800 ad oggi per documentarci su questi disastri ecologici. Abbiamo scoperto che soprattutto a partire dal 1900 si sono registrate improvvise morie di pesci in molti mari della Terra, ma questi eventi erano attribuibili ad inquinamenti locali, esperimenti nucleari in atolli oceanici e ad improvvise variazioni di temperatura delle acque dell’Oceano Pacifico lungo la corrente di Humboldt.
Tutto però collocabile ad eventi ben definiti localmente e avvenuti in maniera episodica e non continuativa. Uno o due fenomeni di consistenti morie di pesci ogni decennio al massimo. Dal 1980 ad oggi invece abbiamo notato che questi eventi nefasti hanno cominciato ad essere più frequenti, fino a passare negli ultimi 10 anni non più come fatti episodici, ma costanti in cui spiaggiamenti di cetacei, risalita e morte di creature abissali, stragi di milioni di pesci sulle spiagge di tutto il mondo si sono manifestati in un crescendo preoccupante anno dopo anno, mese dopo mese.
Si calcola che per questi motivi, molti dei quali attribuibili al surriscaldamento delle acque della Terra e all’inquinamento di origine antropica, gli abitanti di questo pianeta dal 2000 ad oggi hanno perso circa il 20% del pescato potenziale. Se poi aggiungiamo la rapina dei mari attraverso la pesca intensiva e criminale, si calcola che l’umanità abbia distrutto un altro 30% dell’alimentazione proveniente dai mari.
Viene spontanea la domanda: “ Ma fino a quando i mari del pianeta potranno garantire cibo alla crescente umanità? Cosa avverrà quando i mari avvelenati e caldi non sosterranno più la pesca e la vita delle sue creature? “ Qualcuno se lo è chiesto?
Intanto i mass media in questi giorni affrontano il problema dell’impressionante disastro ecologico lungo le coste del Cile, come un fatto di scarso interesse, come una curiosità effimera. In prima pagina invece impazzano notizie su quanto ha detto, fatto e mangiato Renzi ed altri politici italiani, sui capricci di questo o quell’altro parlamentare o vip del cinema. I nostri mass media dimostrano che sui questi disastri, che minano alla base il futuro dell’umanità, hanno una profonda insensibilità, nonché impreparazione, e superficialità. Questo fatto invece preoccupa molto perché contro queste anticipazioni di disastri globali non abbiamo nessuno dei “big” della politica nostra e internazionale capace di pensare come fermare questa inesorabile corsa verso l’ecocatastrofe.
Noi cosa possiamo fare, oltre che informare il pubblico su questi reali rischi presenti e futuri? Al massimo continuare a fare la nostra parte e, in questo caso, raccontando la “parabola” scientifica del “Ventunesimo giorno”. La conoscete? Gli studenti universitari delle facoltà scientifiche - naturalistiche la conoscono bene, perché è anche un tema di studio, peccato che non sia altrettanto per i nostri giornalisti e politici. Allora eccovi la storia, che ha una base scientifica provata, e che ci riguarda drammaticamente molto da vicino:
"Accade che in limpido lago ricco di vita acquatica, dalla quale traggono beneficio alcuni paesi costieri, un giorno in una sua insenatura appaiono dei giaciti d’acqua, portati da qualcuno. Che bello! Esclamano le persone. Un anziano del villaggio però non è altrettanto felice della presenza di questi vegetali acquatici, quindi invita le autorità locali a controllare il fenomeno. Viene deriso dagli amministratori dei comuni ai quali si è rivolto. Anzi, gli dicono, che questi giacinti d’acqua con i loro fiori rappresentano un’attrazione turistica. Il giorno seguente i pochi metri quadrati di superficie del lago coperti da questa vegetazione acquatica, si raddoppiano e così, giorno dopo giorno. Il solito anziano del villaggio si reca ancora dagli amministratori e dice loro: “ Sapete che queste piante assorbono l’ossigeno del lago sottraendolo ai peschi di cui poi noi ci nutriamo? Perché non limitate la loro crescita?” - Anche questa volta la risposta che riceve è la solita: “ Ma che vuoi saperne tu? Chi sei per dirci queste stupidaggini? I giacinti d’acqua rendono più bello il nostro lago” – Intanto giorno dopo giorno, in progressione geometrica, i giacinti d’acqua si raddoppiano. Si arriva così al 29esimo giorno quando questa vegetazione ha coperto esattamente metà lago. A quel punto il solito personaggio mette in allerta autorità e cittadini dicendo loro che la superficie lacuale il giorno dopo sarebbe potuta finire completamente ricoperta di vegetazione e così il lago si sarebbe eutrofizzato uccidendo tutti i suoi pesci. Nessuno, ancora una volta, lo prende sul serio. Il giorno dopo tutto il lago viene coperto e soffocato dai giacinti d’acqua e così tutti i pesci muoiono asfissiati."
Oggi se non proprio al 29imo ci troviamo tra il 27esimo e il 28esimo giorno. Il problema è che con l’insensibilità dei nostri politici e con la “distrazione” di molti scienziati presto arriveremo al 29esimo giorno e allora non ci sarà più spazio per evitare la catastrofe.
SULLE COSTE DEL CILE UN DISASTRO ECOLOGICO IMPRESSIONANTE
Dall’inizio del 2016, si è registrata nella zona centromeridionale del Cile una proliferazione anomala di micro-alghe, in particolare nella regione di Los Lagos, che ha portato prima alla morte per asfissia di 40mila tonnellate di salmone, ovvero circa il 12 per cento della produzione annuale del Paese. La “marea rossa”, così viene chiamata, ha nelle ultime settimane provocato ancora una moria di sardine e di frutti di mare, coinvolgendo soprattutto la regione di Los Lagos, nelle zone di Puerto Mont e dell’isola di Chiloé, e la regione dell’Araucania. Sono morti anche mammiferi marini come foche e delfini. E’ questa la più grande marea rossa della storia. Così tante alghe non si erano mai viste nel Sud del Cile, dove le fioriture algali sono un fenomeno naturale. La causa di questo fenomeno per gli scienziati è attribuibile sia i cambiamenti climatici che El Niño che questa volta si è manifestato con una forza estremamente forte, tale da aver condizionato il clima in molte aree del pianeta.
Non solo un disastro ecologico, ma anche economico per tutto il Cile, infatti migliaia di pescatori sono disperati perché impossibilitati a pescare e, quindi, a guadagnare. A causa di ciò su molti porti del Cile stanno esplodendo violente manifestazioni di piazza, che chiedono al governo indennità economiche per superare la crisi.
Filippo Mariani - Accademia Kronos
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