Era il 15 aprile, con le sale del Quirinale tirate a lustro per omaggiare la Commissione Plenaria della Trilaterale...
L'Italia è in piena crisi di rigetto del Pd (e alleati), dei suoi giochi di potere, del suo ultimo inquilino, Matteo Renzi, pupillo di Giorgio Napolitano portato a Palazzo Chigi per dare l'ultimo assalto alla democrazia italiana. Un disegno rovinato dal referendum del 4 dicembre con una pioggia di No sui palazzi del potere e le ambizioni delle oligarchie.
I registi dell'ultimo assalto alla diligenza, che vagano ora sul ring come pugili suonati, non se l'aspettavano. Non c'è niente di peggio per simili personaggi di un paese che dia segni di risveglio. Uno schiaffo anche alla stampa genuflessa e alla Rai, inchinatasi, mai come in epoca renziana, al potente di turno. Ma il palazzo non vuole vedere, non vuole sentire, non s'interroga, tanto da suggerire al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, preoccupato più della presenza italiana al Consiglio Europeo del 15 dicembre che della salute del paese, un Renzi-bis. "Vuole la guerra civile?" ha commentato più d'uno, fuor di metafora.
È l'Italia, bellezza: uno stratega americano sopravvalutato, come Jim Messina, fra gli ospiti del Bilderberg nel 2015, che diventa il consigliere del primo ministro per la sua campagna referendaria, ma che il guardiano della Costituzione omaggi la Trilaterale...
È accaduto la scorsa primavera, in piena epoca renziana, tutti al Quirinale, accolti da Mattarella, padrone di casa. Un caldo saluto, strusciando sui tappeti, a Carlo Secchi, presidente del gruppo italiano, a Jean-Claude Trichet, ex Bce, presidente del gruppo europeo, a Vincenzo Amendola, renziano del Pd, allora sottosegretario di Stato agli Esteri. Era il 15 aprile, con le sale del Quirinale tirate a lustro per omaggiare la Commissione Plenaria della Trilaterale e con Mattarella, presa la parola, a fare da sacerdote, benedicendo la grande intuizione di David Rockefeller, padre della commissione.
Tutti al Quirinale: in prima fila il sottosegretario Amendola, l'ex premier Mario Monti, con moglie, Enrico Letta, suo successore, qualche sieda più indietro, Monica Maggioni, presidente Rai, anche lei della Trilaterale, come Monti e Letta. Un paese che Megachip aveva raccontato, svelando i giochi di società dell'Italia da bere sotto il regno di Matteo da Rignano. Quell'Italia di gente che piace alla gente che piace, che passa da un incarico all'altro, che presiede fortini di potere e ora benedetta da Mattarella.
Intervento del Presidente Mattarella all’incontro con i partecipanti alla Riunione Plenaria della Commissione Trilaterale (Fonte: Quirinale)
Palazzo del Quirinale 15/04/2016
Presidente Trichet,
Presidente Secchi,
Sottosegretario Amendola,
Illustri delegati,
Signore e Signori,
Sono davvero lieto di ricevere al Palazzo del Quirinale i partecipanti alla riunione Plenaria della Commissione Trilaterale. Quando, oltre quaranta anni fa, David Rockfeller ebbe l'intuizione di dar vita alla Commissione, si mosse nell'intento di capitalizzare le risorse e le energie degli ambienti imprenditoriali, culturali e sociali in America, Europa e Giappone, per superare le rigidità che sovente accompagnano le relazioni ufficiali tra Governi, così da fornire interpretazioni non formali ma originali di fenomeni complessi e dalle ampie ramificazioni. Già nel 1973, anno di fondazione della Trilaterale, la Guerra del Kippur e la susseguente crisi energetica avrebbero posto l'Occidente industrializzato di fronte a scelte difficili, confermando la centralità del concetto di interdipendenza politica ed economica anche in un mondo meno "globalizzato" rispetto a quello che attualmente viviamo.Proprio il tumultuoso sviluppo della "globalizzazione" conferisce nuova validità a quell'intuizione. Riunire personalità provenienti da esperienze professionali diverse e da differenti contesti geografici acquista oggi un significato ancor più pregnante. I problemi - e non solo di politica internazionale - necessitano, infatti, di essere affrontati in un'ottica multidimensionale. Da qui la perdurante utilità di un foro di dialogo che possa favorire, avvalendosi di una ampia varietà di esperienze, una prospettiva strategica, di lungo periodo, sganciata da ogni ufficialità. Oggi la crisi dei prezzi dei prodotti energetici e' di segno opposto e colpisce Paesi produttori ed emergenti, rischiando di rallentare la timida ripresa che pur si manifesta nell'economia europea.
Il terrorismo, che ha trovato terreno di coltura nell'instabilità di molte aree nel mondo, sta portando il suo messaggio di morte e orrore ovunque. Povertà, fame, repressioni e persecuzioni soffocano le speranze di tante migliaia di persone e alimentano il drammatico fenomeno delle migrazioni che investe e scuote, prima ancora che i nostri Paesi, le nostre coscienze. E, accanto alle migrazioni, l'inquinamento e lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali si presentano come minacce trasversali sulle quali è urgente elaborare strategie di lungo periodo. Si tratta di sfide che superano le capacità dei singoli Stati. Il fenomeno delle migrazioni (sul quale si soffermerà nei prossimi giorni la Plenaria della Commissione) ne è un esempio lampante. Le risposte che alcuni Paesi, anche membri dell'Unione Europea, cercano di dare su base individuale sono spesso inadeguate e miopi.Soluzioni durature possono essere individuate soltanto attraverso un esame spassionato e obiettivo delle cause alla base del fenomeno e del suo progressivo sviluppo e debbono trovare un solido ancoraggio nei valori e nei principi che permeano le nostre democrazie.Luoghi di incontro come la Trilaterale sviluppano un metodo di lavoro che consente, attraverso il confronto tra sensibilità presenti nei gruppi dirigenti, la comprensione delle sfide che le nostre società si trovano a dover affrontare. I rapporti elaborati dalla Trilaterale costituiscono, da più di quarant'anni, un interessante stimolo per i policy makers.
Signore e Signori,
naturalmente le condizioni del mondo sono mutate e continuano a mutare. Nuovi protagonisti si sono proposti e si affermano sulla scena globale, e altri vi si affacciano. Penso particolarmente all'Africa, che non è più sinonimo dell'eterno domani, bensì un'area in cui singoli soggetti sono grado di assumere oggi responsabilità.
Signore e Signori,
non posso terminare questo breve saluto senza un cenno all'Italia. Alle sfide alle quali poc'anzi ho accennato, il nostro Paese intende rispondere con coerenza. Senza nasconderci la crisi in atto, continuiamo ad essere pienamente convinti che occorre, anzitutto, più Europa, maggior integrazione, anche su temi sensibili. Sono necessarie strutture comuni per rafforzare regole comuni. Va sviluppata ulteriormente la forza del legame transatlantico, che rappresenta da sempre un asse portante della politica estera italiana. Nei vostri lavori avete potuto confrontarvi con una classe dirigente giovane, fortemente impegnata in un cammino di riforme e nel riannodare i rapporti con la comunità internazionale.
E' all'interno di questo impegnativo cantiere che auguro buona continuazione ai vostri lavori, dai quali potranno certamente emergere preziosi contributi e spunti di importante riflessione.
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