Gian Luca Valentini, 26/09/2014
Fonte: Inchiesta on line - Edizioni Dedalo
Invito a leggere un articolo di Ennio Montesi: Storia Criminale del Cristianesimo
Consigliamo il blog: Habla con Gian
Invito a leggere un articolo di Ennio Montesi: Storia Criminale del Cristianesimo
Consigliamo il blog: Habla con Gian
Gian Luca Valentini ha intervistato Carlo Modesti Pauer. Chi è Carlo Modesti Pauer? E’ il curatore editoriale del monumentale “Storia Criminale del Cristianesimo”, dieci volumi del grande “illuminista” Karlheinz Deschner (editrice Aniele, Milano). Si occupa di televisione, di sacro e di Cristianesimo. Cercate su internet i suoi lavori.
D. Dottor Pauer, lei è anche un curatore editoriale, uno, a mio giudizio, dei mestieri più importanti dell’editoria. Che cosa fa? Qual è il suo compito?
R. Nella mia esperienza, la saggistica, si tratta di fare in modo che la traduzione e l’apparato delle note siano coerenti con l’opera in lingua originale. È piuttosto difficile riassumere quanto queste due operazioni essenziali siano poi collegate all’argomento del libro, che si deve conoscere in modo approfondito. Nel caso di Deschner, con l’editore, abbiamo optato per una soluzione soft, altrimenti i libri sarebbero usciti con una cadenza assai più diradata.
D. Mi sembra che questo, ripeto, fondamentale mestiere, sia sottovalutato in Italia. Perché? E’ d’accordo?
R. Parzialmente. L’editoria italiana ha una grande tradizione e vanta decine di esempi eccellenti, di ieri e di oggi. Certo è che negli ultimi 25 anni abbiamo assistito a una profonda trasformazione – o scomparsa – di tanti mestieri in virtù della “rivoluzione digitale”. Primo fra tutti il correttore di bozze. Come tutti quelli che hanno i capelli bianchi, leggo saggi e narrativa da tanti anni e devo dire che la quantità di refusi (e non solo) è considerevolmente aumentata, anche molto di più nella stampa quotidiana e periodica. Detto questo, la responsabilità più grande è certamente del “mercato”. Anche per i curatori…si risparmia. A scapito della qualità, e questo non è già più un problema della sola editoria…
D. A che punto è il mondo dell’editoria in un momento come questo … intendo con internet e tutto quello che ne deriva. E poi con i vari e-book e book reader.
R. Dal mio punto di vista, che è principalmente socio-antropologico, siamo nel cuore di una mutazione tanto radicale quanto veloce e questo lo definirei “doloroso” per l’umanità contemporanea, ma le ragioni sono troppo complesse per riassumerle qui. Come ricorderanno in molti, anche Eco è inciampato in questo scenario. Della sua enciclopedia in cd-rom oggi c’è solo una lontana…eco. Questo perché il supporto si è rivelato assai più transitorio del previsto e la velocità di cui parlava già Paul Virilio alla fine degli anni 70 è deflagrata; lui stesso nel ’98 scrive “La bomba informatica”. Ora abbiamo Wikipedia che risponde a domande in millisecondi. Proporre a un 15enne di inserire un cd-rom, aprire il menu, cercare la voce e navigare in pochi mega di memoria è impossibile. Per questa generazione, ormai nota come dei “nativi digitali”, quei trenta secondi sono come l’attesa in un piano sequenza “sul nulla” di Antonioni. Tuttavia, come fa notare giustamente Eco, Wikipedia non offre la sicurezza di un’enciclopedia come la UTET o la Treccani, su cui siamo cresciuti noi del ‘900. L’Internet è una rivoluzione “comunista”, ma non nel significato cui tutti penseremmo immediatamente. La facilità di accedere a qualunque informazione e contenuto, se non si sa cercare e filtrare, può essere molto pericolosa. Faccio un esempio: le informazioni pseudo-scientifiche (quando non sono menzogne bell’e buone) che circolano sui vaccini e gli inviti a non somministrarli ai propri figli, sono neo-superstizioni che ci dicono quanto le basi culturali dei “navigatori” siano assai fragili. Per quanto riguarda i nuovi supporti di lettura, siamo davanti alla domanda che in molti si fanno da tempo: sopravvivrà la carta? Se devo proprio fare una previsione, direi che nel lungo periodo no. Non saremo noi a vederne la scomparsa, ma i nostri nipoti penso proprio di sì.
D. Lei è stato il curatore editoriale italiano dei 10 volumi “Storia criminale del Cristianesimo” di Karlheinz Deschner, recentemente scomparso e, sicuramente, il lavoro più importante della storia, a mio giudizio. Mi spiega e mi racconta il suo rapporto con il grande Karlheinz Deschner? Ha fatto anche da “talent scout” con lui? Come l’ha scoperto? Che rapporto aveva. Mi dia una bella risposta lunga.
R. Deschner comincia a lavorare alla “Kriminalgeschichte des Christentums” nei primi anni 70 e il primo volume esce in Germania presso Rowohlt nel 1986. Io ne sono venuto a conoscenza attraverso una traduzione spagnola degli anni ’90, realizzata da un gruppo di anarchici. In Germania, fra le altre cose, lo scisma Luterano ha determinato lo sviluppo delle diverse teologie, cioè a dire, proprio quello che la Chiesa cattolica temeva come la peste. Nel corso di 500 anni, che si celebreranno a Wittemberg nel 2017 (http://www.wittenberg2017.org ), la dialettica tra chiese riformate e chiesa cattolica, al di fuori dei nostri confini blindati a Trento, ha prodotto un terreno più fertile, nel quale alla fine si può trovare anche Karlheinz Deschner. Alla fine delle presentazioni dei suoi volumi, molti credenti – anche cattolici – si avvicinavano per ringraziarlo di questo lavoro di scavo che consentiva di “rivedere” la propria fede. E non solo nel senso di perdita, ma sovente di rafforzamento, giacché la conoscenza dei “crimini” illuminava altri sentieri del “sacro”, liberati dall’impalcatura medievale e barocca della tradizione romana. A partire da questo, era quanto mai opportuno che il suo lavoro doveva essere pubblicato anche in Italia, così abbiamo pensato alla traduzione. Dopo aver bussato alle porte dei grandi editori che per varie ragioni, in coincidenza con il giubileo 2000, hanno declinato (Rowohlt, nata nel 1908, è paragonabile a Einaudi o Laterza, e ha pubblicato fra i tanti Musil e Hemingway), grazie a Viviano Cavagnoli e alla sua piccola Ariele di Milano, i dieci volumi sono stati pubblicati a cadenza regolare dal 1999 al 2013, quando è uscito il decimo, più breve perché Deschenr era già molto affaticato. Per avviare il mio lavoro, sono stato in Germania e l’ho incontrato nella sua casa, invasa di libri, in compagnia dei suoi cani. Deschner aveva avuto un infarto e i medici gli avevano sconsigliato di viaggiare e fare conferenze troppo impegnative, per questo non ho mai potuto invitarlo in Italia. Sono perciò diventato una specie di suo portavoce, andando io, in giro da Torino a Cosenza, in questi dieci anni a presentare i vari volumi, nelle più diverse occasioni. Con lui ho sempre mantenuto un rapporto epistolare e non ha mai mancato di apprezzare il nostro lavoro, anche perché l’uscita italiana, nella terra dei papi, è stata, ormai lo possiamo dire, un piccolo evento culturale. Quando siamo usciti col primo volume, il dibattito languiva, i grandi articoli su MicroMega e i best seller di Odifreddi sono venuti subito dopo. Forse abbiamo dissodato il terreno…non so…
D. Ci vuole un gran coraggio a pubblicare una “enciclopedia” con tali contenuti ...
R. In Italia, nonostante le due recensioni positive del primo volume, di Filoramo sul Corriere della Sera e Placido su Repubblica, il “silenzio stampa” è stato efficientissimo… L’autocensura su temi come questi funziona in automatico. Certo è che dalle parti di Civiltà Cattolica, la rivista pontificia dei Gesuiti, la notizia è arrivata. Saggiamente non si sono prestati a fare da megafono con una “stroncatura”. Così i libri sono circolati in un percorso sotterraneo, alimentando la conoscenza della storia della Chiesa cattolica specialmente in chi era già fuori da essa e magari la combatteva. Questo è già un fatto positivo, ma immagino che le ragioni le diremo più avanti…
D. Chi era Deschner?
R. L’ultimo degli illuministi tedeschi, se posso sintetizzare con una battuta, ricordando i suoi grandi meriti e gli inevitabili limiti umani.
D. Lei non si occupa solo di fare il curatore editoriale. Mi racconta dei suoi altri lavori? Che spaziano in molti settori …
R. No anzi. Principalmente mi occupo di mass media e sacro, e questo mi ha portato a unire le mie conoscenze scientifiche, i miei studi di filosofia e antropologia, con la mia passione per il cinema e la letteratura. Sono un autore televisivo e di documentari, parallelamente scrivo di cinema e televisione, non solo interessandomi di temi connessi alle religioni o alla sfera del sacro, anche se questi argomenti si ritrovano più frequentemente di quanto si pensi comunemente…
D. Cattolicesimo e onestà intellettuale …
R. È un nodo fondamentale. Nel vangelo di Matteo si può leggere il celebre Discorso della montagna, un pilastro dell’etica cristiana, dove fra le altre cose Gesù dice: “Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno”. È un invito alla verità, che in quell’ambiente storico era ovviamente misurata con il metro della legge biblica. Infatti, nel Discorso si legge anche: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.” Ora, il crimine più grande della Chiesa di Roma, tra quelli che ha raccontato Deschner, è probabilmente proprio la negazione operativa del passo di Matteo, rappresentata dalla stessa teologia cattolica, che è rapidamente andata molto oltre le intenzioni e la predicazione del Gesù storico, malgré lui. L’intreccio con il mondo romano, la progressiva osmosi con le sue leggi, fa della teologia uno strumento dello stato, un potente discorso che organizza la quotidianità di una società che ormai è diventata quella medievale. È il regno della teologia politica e la “verità” si schianta definitivamente contro la “necessità”. Quando Lutero arriva a Roma nel 1510 e vede non i mercanti davanti al tempio, ma proprio il mercato nel tempio, l’effetto è sconvolgente. Lui, che è un raffinato monaco agostiniano, cerca conforto nelle Scritture e sette anni dopo pubblica le 95 tesi avviando il motore della riforma e, senza intenzione, stravolgendo radicalmente la storia europea. Bisogna ricordare che Lutero in questo periodo, tra il viaggio a Roma e lo scontro del 1517, inizia a insegnare esegesi biblica, studia i Salmi e lavora alle lezioni sulla Lettera ai Romani. È dunque un figlio, anche piuttosto dotato, della Chiesa cattolica, ma le conclusioni delle sue meditazioni ne faranno di lì a breve il più grande nemico. Lutero è in cerca di verità, della fede vera e non può che trovarla nelle origini, prima che l’edificio mondano del papato prendesse il controllo di tutto. La reazione romana è violentissima, s’istituzionalizza l’inquisizione, si organizza l’indice dei libri proibiti, nascono i seminari moderni, si rafforza la blindatura della teologia verso il precipizio dell’infallibilità per dogma. Da questo momento, con Roma assediata e costretta a difendersi dall’incedere veloce della secolarizzazione, il tasso di “disonestà intellettuale” della macchina cattolica cresce rapidamente, ovviamente è una disonestà ben confezionata. Di fatto, in Vaticano sono convinti di possedere la Verità definitiva e per difenderla si può anche mentire, perfino uccidere, relativizzando così il quinto comandamento. È difficile da capire, lo so, ma Giordano Bruno in quest’ottica teologica è stato bruciato per il suo e il nostro bene. È in questo scenario che l’ex militare Ignazio di Loyola mette insieme il gruppo di fedeli che diverrà la Compagnia di Gesù. Il loro motto è notoriamente “ad Maiorem Dei Gloriam”, ma nelle segrete stanze si dice che sia insegnata una versione più efficacie: “pia fraus ad Maiorem Dei Gloriam”…
D. Ha qualche film da consigliarmi che dia addosso alla religione? A parte “Agora” che, pur molto bello, è stato costretto a virare sul finale più “for all” evitando di parlare della vera morte di Ipazia.
R. Sul tema della satira, sicuramente Life of Brian dei Monty Python. È un capolavoro, un film divertentissimo e profondamente documentato, frutto del lavoro di un gruppo di veri geni della comicità. Ma attenzione, per la versione in italiano si deve visionare esclusivamente quella con il doppiaggio originale per le sale cinematografiche (https://www.youtube.com/watch?v=4z-cr4_9JV0 ), non l’inutile rifacimento proposto nella recente edizione in dvd.
D. Torniamo a Deschner. Già nel suo libro “200 ragioni contro le Chiese e a favore del mondo” diceva che le chiese si stavano svuotando. Oggi lo vediamo nell’afflusso di manodopera migratoria che va a riempire gli altari ecclesiastici. Gli italiani si sono rotti di fare i preti? Quanto Bergoglio sta risollevando la setta criminale assassina? Quale futuro prevede per la Chiesa?
R. La crisi delle vocazioni in Italia – e non solo – è un fenomeno ampiamente documentato, un’emorragia che disegna una Chiesa fratturata da un punto di vista geografico. C’è la Chiesa latinoamericana, con un seguito popolare ancora ragguardevole eppure fortemente insidiata da altri cristianesimi “rivali”; c’è la Chiesa africana, in secolare attrito con i popoli islamizzati; c’è la chiesa asiatica, schiacciata dai “giganti culturali” India e Cina, forte in Filippine e inconsistente in Giappone; c’è la chiesa Italiana e degli altri Paesi “ricchi”, con il problema del “relativismo” contro il quale s’è scagliato con veemenza Ratzinger. Dunque, grandi differenze che si vorrebbero contenere all’interno del recinto cattolico con un uomo solo al comando, sedicènte infallibile. Direi che il futuro è anche questo: il pensionamento del papa. Abbiamo visto che uno scenario globale, dopo una certa età è ingovernabile, troppo faticoso. Allo stesso tempo non si può rischiare di ritrovarsi un papa attaccato alle macchine, vivo ma incapace, circondato da un “cerchio magico”. Quanto a Bergoglio, mi sembra che il successo derivi da un appeal simile a quello dell’inarrivabile maestro Woytjla, anche se nel caso dell’argentino c’è una nuancepauperista maliziosamente coerente con il momento di crisi globale. Detto questo, non ci sono certo segnali di riforma, nessuno sega il ramo sul quale è seduto, neppure un papa italo-argentino.
_________________
Para un blog es muy importante que el lector haga el esfuerzo de clicar en los botones sociales "Me gusta", "Tweet”, “G+”, etc. que están por debajo o a lado. Gracias.
Per un blog è molto importante che il lettore faccia lo sforzo di cliccare sui tasti social "Mi piace", "Tweet", “G+”, etc. che trovate qui sotto o a lato. Grazie
Di sicuro, ci sono ancora fortissimi interessi, e su questi non si discute.
ResponderEliminarOrazio