Fonte: Selvas, 03/04/2017
La "Revoluciòn Ciudadana" iniziata dieci anni fa con la presidenza di Rafael Correa continuerà il suo corso. Il movimento bolivariano internazionale ha conservato uno dei suoi bastioni più solidi, respingendo le manovre sinuose dell'arroganza neoliberista che -sia dall'interno che dall'esterno del Paese sudamericano- fa ricorso alle consuete manovre illecite ed eterodosse. L'Ecuador si conferma come base strategica del Triangolo Bolivariano, al lato del Venezuela e Bolivia, conservando pertanto la capacità di praticare iniziative regionali anti-egemoniche. Non c'è posto per banchieri alla presidenza dell'Ecuador, così si sono espressi gli ecuadoriani.
L'Ecuador mantiene saldamente il timone sulla stessa rotta, e non seguirà l'esempio nefasto del governo di Macri in Argentina, né quello dell'attuale regime "post-costituzionale" del Brasile. Entrambi hanno rinunciato a qualsiasi autonomia geopolitica, sovranità economica e indipendenza.
Lenin Moreno, ex vice presidente dal 2007 al 2013, ha vinto le elezioni al secondo turno, dopo che mancò la vittoria al primo turno per meno di 0,7% dei voti. Continuità, pertanto, dei programmi intrapresi dal presidente Rafael Correa. Un monito, inoltre, per coloro che hanno caratterizzato l'indubbia controffensiva globalista sudamericana come "restaurazione" o "chiusura del ciclo" del sovranismo con equità sociale.
“E’ un momento decisivo per la regione per la reazione dell’estrema destra in questi anni. Le elezioni in Ecuador sono molto importanti”, aveva dichiarato Correa poco prima di votare.
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