martes, 13 de junio de 2006

Ahmadinejad a proposito dell'Olocausto

Fonte: Der Spiegel, 30/05/2006
Pubblicato in italiano da Eurasia Rivista di studi geopolitici, 13/06/2006

"Noi siamo decisi"

SPIEGEL: L’annuncio del suo eventuale arrivo in Germania per il torneo mondiale di calcio ha sollevato una ventata di indignazione. Questo l’ha sorpresa?

Ahmadinejad: No, non è importante. Non ho del tutto capito come sia successo. Per me non ha avuto alcun senso. Non riesco a capire tutta questa agitazione.

SPIEGEL: Essa proviene dalle sue osservazioni a proposito dell’Olocausto. Il fatto che il presidente iraniano neghi l’assassinio sistematico degli ebrei da parte dei Tedeschi provoca inevitabilmente un movimento di rivolta.

Ahmadinejad: Non ne vedo il rapporto.


SPIEGEL: Per prima cosa, lei fa i suoi commenti sull’Olocausto. Poi viene annunciato che forse lei si recherà in Germania: questo ha scatenato un autentico tumulto. Questo la sorprende dunque del tutto?

Ahmadinejad: No, non del tutto perché la rete del sionismo è attivissima nel mondo intero e pure in Europa. Non sono stato dunque sorpreso. Noi non ci rivolgevamo al popolo tedesco. Non abbiamo nulla a che vedere con i sionisti.  

SPIEGEL: Negare la realtà dell’Olocausto è passibile di sanzioni in Germania. Le è indifferente che un movimento di indignazione si manifesti contro di lei?

Ahmadinejad: Io so che lo "Spiegel" è una rivista rinomata. Ma non so se a voi sia possibile pubblicare la verità a proposito dell’Olocausto. Avete l’autorizzazione a scrivere tutto su questo argomento?

SPIEGEL: Abbiamo, naturalmente, il diritto di parlare dei risultati delle ricerche storiche di questi ultimi 60 anni. Secondo noi, non vi è alcun dubbio sul fatto che i Tedeschi, disgraziatamente, portino la responsabilità dell’assassinio di 6 milioni di ebrei.

Ahmadinejad: Bene, abbiamo dunque aperto una discussione assai concreta. Poniamo due domande molto chiare. La prima è: l’Olocausto è realmente accaduto? Lei risponde a tale domanda in modo affermativo. La seconda domanda è allora la seguente: di chi è la colpa? La risposta a tale domanda va trovata in Europa e non in Palestina. È perfettamente chiaro: se l’Olocausto ha avuto luogo in Europa, si debba trovare la risposta in Europa. Invece, se l’Olocausto non ha avuto luogo, perché allora quel regime di occupazione ...

SPIEGEL: ... Lei vuole parlare dello Stato di Israele ... 

Ahmadinejad: ... è accaduto lì? Perché i paesi europei si ostinano a difendere quel regime? Mi permetta un’altra osservazione. Noi pensiamo che, se un avvenimento storico è conforme alla realtà, quella realtà sarà provata tanto più chiaramente moltiplicando le ricerche e i dibattiti sull’argomento.

SPIEGEL: E’ ciò che in Germania è stato fatto da molto tempo.

Ahmadinejad: Noi non vogliamo confermare o negare l’esistenza dell’Olocausto. Noi ci opponiamo ad ogni tipo di crimine contro qualsiasi popolo. Ma vogliamo sapere se quel crimine è effettivamente avvenuto o meno. Se sì, allora sono i responsabili a dover essere puniti e non i Palestinesi. Perché le ricerche su un atto commesso 60 anni fa non sono permesse? Dopotutto, altri avvenimenti storici, certi risalenti a migliaia di anni fa, sono oggetto di ricerche e anche i governi le sostengono.

SPIEGEL: Signor presidente, con tutto il rispetto, l’Olocausto è certamente avvenuto, ci sono stati dei campi di concentramento, esistono dossier sullo sterminio degli ebrei, è stato realizzato un gran numero di ricerche e non sussiste il minimo dubbio sull’Olocausto né sul fatto, e ci rincresce amaramente, che i Tedeschi ne siano i responsabili. Vorrei ora aggiungere una cosa: la sorte dei Palestinesi è una questione completamente diversa che ci riporta al presente.

Ahmadinejad: No, no, le origini del conflitto palestinese devono essere ricercate nella storia. L’Olocausto e la Palestina sono due argomenti legati direttamente l’uno all’altro. E se l’Olocausto ha avuto luogo, allora voi dovreste permettere a gruppi imparziali dal mondo intero di fare ricerche su tale argomento. Perché restringete queste ricerche ad un certo gruppo? Non parlo, naturalmente, di voi ma dei governi europei.

SPIEGEL: Lei sostiene che l’Olocausto non è che un "mito"?

Ahmadinejad: Io non accerto una cosa per veridica se non quando ne sono veramente persuaso.

SPIEGEL: Anche se nessun esperto occidentale esprime il minimo dubbio circa l’Olocausto?

Ahmadinejad: Ma in Europa esistono due punti di vista su questo argomento. Un gruppo di specialisti o di persone, in maggior parte con motivazioni politiche, dice che l’Olocausto è avvenuto. Poi c’è il gruppo degli specialisti che rappresentano la posizione opposta e che per questa ragione sono stati in gran parte imprigionati. Di conseguenza, si deve formare un gruppo imparziale per indagare e dare un parere su questo importantissimo argomento, perché il chiarimento su tale questione contribuirà alla risoluzione di problemi mondiali. Con il pretesto dell’Olocausto, si è creata nel mondo una fortissima polarizzazione e si sono formati dei fronti. Sarebbe dunque un’ottima cosa che un gruppo internazionale imparziale esaminasse questo affaire al fine di metterlo in chiaro una volta per tutte. Di norma, i governi incoraggiano e sostengono il lavoro di ricercatori su avvenimenti storici e non li gettano in carcere.

SPIEGEL: A chi si riferisce? Di quali ricercatori parla?

Ahmadinejad: Lei lo sa meglio di me; ne ha l’elenco. Sono persone originarie dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Francia e dall’Australia.

SPIEGEL: Lei parla, probabilmente, ad esempio, dell’inglese David Irving, del tedesco-canadese Ernst Zündel, attualmente processato a Mannheim, e del francese Georges Theil, che negano tutti l’Olocausto.

Ahmadinejad: Il semplice fatto che i miei commenti abbiano provocato così vive proteste pur non essendo io europeo, e anche il fatto che io sia stato paragonato a certi personaggi della storia tedesca, dimostrano fino a che punto nel suo paese l’atmosfera sia conflittuale per i ricercatori. Qui in Iran non c’è da essere inquieti.

SPIEGEL: Se con lei facciamo questa discussione storica, è per una ragione del tutto attuale. Lei contesta il diritto di Israele all’esistenza?

Ahmadinejad: Senta, la mia posizione è molto chiara. Noi diciamo che se l’Olocausto è avvenuto, allora l’Europa deve trarne le conseguenze e non è la Palestina a doverne pagare il prezzo. Se non è avvenuto, allora gli ebrei devono ritornare da dove sono venuti. Penso che oggi il popolo tedesco sia anch’esso prigioniero dell’Olocausto. Sessanta milioni di persone sono morte durante la seconda guerra mondiale. La seconda guerra mondiale è stata un crimine gigantesco. Noi lo condanniamo interamente. Siamo contro gli spargimenti di sangue, sia che il crimine venga commesso contro un musulmano che contro un cristiano o contro un ebreo. Ma la questione è: perché tra quei 60 milioni di vittime solo gli ebrei sono al centro dell’attenzione?

SPIEGEL: Non è così. Tutti i popoli piangono le loro vittime della seconda guerra mondiale, i Tedeschi, i Russi, i Polacchi e anche gli altri. Ma noi, in quanto tedeschi, non possiamo liberarci da una speciale colpevolezza, vale a dire quella dell’assassinio sistematico degli ebrei. Ma forse ora dovremmo passare all’argomento successivo.

Ahmadinejad: No, ho una domanda per voi. Quale ruolo i giovani d’oggi hanno avuto nella seconda guerra mondiale?

SPIEGEL: Nessuno.

Ahmadinejad: Perché dovrebbero avvertire questo senso di colpa nei confronti dei Sionisti? Perché dovrebbero pagarne loro il prezzo di tasca propria? Se delle persone in passato hanno commesso crimini, esse avrebbero dovuto essere giudicate 60 anni fa. Un punto è tutto! Perché il popolo tedesco deve oggi essere umiliato per il motivo che un gruppo di persone ha commesso dei crimini in nome dei Tedeschi nel corso della storia?

SPIEGEL: Certo oggi il popolo tedesco non può più farci nulla. Ma vi è una sorta di onta collettiva per quegli atti commessi in nome della Germania da parte dei nostri padri e dei nostri nonni.

Ahmadinejad: Come può una persona che all’epoca non era neanche nata essere considerata responsabile di diritto?

SPIEGEL: Non di diritto, ma moralmente.

Ahmadinejad: Perché sul popolo tedesco pesa un tale fardello? Il popolo tedesco di oggi non è colpevole di nulla. Perché il popolo tedesco non ha il diritto di difendersi? Perché mettere davanti così i crimini di un gruppo invece di valorizzare la grande eredità culturale tedesca? Perché i Tedeschi non avrebbero diritto ad esprimere liberamente la loro opinione?

SPIEGEL: Signor presidente, siamo ben consci che la storia della Germania non si riassume nei 12 anni del Terzo Reich. Comunque dobbiamo accettare che siano stati commessi degli orribili crimini in nome della Germania. Questo lo ammettiamo e aver affrontato in maniera critica il proprio passato si tratta di una grande realizzazione dei Tedeschi nella storia del dopoguerra.

Ahmadinejad: Siete anche disposti a dirlo al popolo tedesco?

SPIEGEL: Oh sì, noi lo facciamo.

Ahmadinejad: Accettereste allora che un gruppo neutrale chieda al popolo tedesco se condivide la vostra opinione? Nessun popolo accetta la propria umiliazione.

SPIEGEL: Tutte le domande sono autorizzate nel nostro paese. Ma, naturalmente, esistono in Germania dei radicali di destra che non solo sono antisemiti, ma anche xenofobi e noi in effetti li consideriamo un pericolo.

Ahmadinejad: Mi lasci chiedere una cosa: quanto tempo durerà questo? Per quanto tempo ancora, secondo lei, il popolo tedesco dovrà accettare di essere tenuto in ostaggio dai sionisti? Questo quando terminerà: tra 20, 50, 1000 anni?

SPIEGEL: Non possiamo parlare che a nome nostro. Lo "Spiegel" non è ostaggio di nessuno; lo "Spiegel" non si occupa solo del passato della Germania e dei crimini dei Tedeschi. Nel conflitto palestinese noi non siamo l’alleato incondizionato di Israele. Ma teniamo a farci capire bene: siamo critici, siamo indipendenti, ma non tollereremo, in ogni caso non senza proteste, che il diritto ad esistere dello Stato di Israele, dove vive un gran numero di sopravvissuti all’Olocausto, sia messo in discussione.

Ahmadinejad: E’ proprio qui che vogliamo arrivare. Perché dovreste sentirvi in debito di qualcosa nei confronti dei sionisti? Se veramente ci fosse stato un Olocausto, Israele dovrebbe situarsi in Europa, non in Palestina.

SPIEGEL: Lei vuole di nuovo spostare tutto un popolo, 60 anni dopo la fine della guerra?

Ahmadinejad: Da 60 anni, cinque milioni di Palestinesi non hanno terra. È assolutamente sconcertante: voi da 60 anni pagate delle riparazioni per l’Olocausto e dovrete pagare ancora per 100 anni. Perché qui la sorte dei Palestinesi è fuori tema?

SPIEGEL: Gli Europei sostengono attivamente i Palestinesi. Perché, naturalmente, noi dobbiamo anche assumerci una responsabilità storica affinché in quella regione s’instauri la pace. Ma lei non condivide questa responsabilità?

Ahmadinejad: Si, ma l’aggressione, l’occupazione e la ripetizione dell’Olocausto non conducono alla pace. Quella che noi vogliamo è una pace duratura. E questo comporta affrontare il problema alla sua radice. Sono lieto di constatare che voi siete delle persone oneste e ammettete di essere obbligati a sostenere i sionisti.

SPIEGEL: Non è questo che abbiamo detto, signor presidente.

Ahmadinejad: Voi avete detto « Israeliani ».

SPIEGEL: Signor presidente, noi parliamo dell’Olocausto perché vogliamo affrontare l’argomento di un eventuale armamento nucleare dell’Iran, ragione per cui l’Occidente vi considera un pericolo.

Ahmadinejad: A certi gruppi in Occidente piace definire pericolose le cose o le persone. Naturalmente, voi siete liberi di avere il vostro giudizio.

SPIEGEL: La questione fondamentale è: volete armi nucleari per il vostro paese?

Ahmadinejad: Mi permetta di aprire un discorso sul tema seguente: per quanto tempo voi credete che il mondo potrà essere governato dai discorsi di un pugno di potenze occidentali? Ogni volta che esse hanno qualcosa contro qualcuno, cominciano a diffondere propaganda e menzogna, diffamazione e ricatto. Quanto tempo durerà questo? (…) Io credo che quelli che incarcerano le persone che fanno ricerche sull’Olocausto preferiscano la guerra alla pace. (…)

Intervista raccolta il 22 maggio a Teheran da Stefan Aust, Gerhard Spörl e Dieter Bednarz.
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