Il Governo ha appena incassato il primo via libera alla legge di Stabilità che ora passerà al Senato per l’ultima approvazione. I deputati hanno lasciato invariata la struttura del testo di legge, che è stato piuttosto ritoccato dallo stesso Governo. Quest’ultimo, per allinearsi alle osservazioni formulate dall’Unione Europea, ha introdotto durante l’esame in Commissione Bilancio di Montecitorio misure aggiuntive per circa 4,5 miliardi riducendo così dal 2,9 al 2,6% l’indebitamento netto per il 2015. Una manovra da oltre 32 miliardi che alla fine produrrà misure espansive con un peggioramento dei saldi per 5,9 miliardi.
Dicevamo che la Camera non ha modificato nulla rispetto all’originaria bozza. Così resta confermato l’aumento dell’IVA che viene spinta fino al 25,5% con la famigerata clausola di salvaguardia.
Si tratta, in buona sostanza, di una previsione che scatta in automatico se non verranno raggiunti determinati obiettivi di bilancio e di spending review.
Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e quante probabilità ci sono che, una volta approvata la classica manovra di fine anno, scatti l’aumento IVA.
Il presidente Giorgio Napolitano ha firmato il Ddl e ne ha autorizzato la presentazione in Parlamento.
E oggi la Camera ha deciso positivamente.
Confermate, inoltre, anche le clausole di salvaguardia sull’intera impostazione della manovra con l’aumento dell’Iva dal 2016 e delle accise per altri 700 milioni.
Cos’è una clausola di salvaguardia?
Un tempo si usava fare, dopo l’approvazione della cosiddetta Finanziaria, anche le manovre correttive, ossia la famigerata Finanziaria-bis, che però riscuoteva scarsissima popolarità tra gli elettori.
Tenuto poi conto che i governi, in Italia, reggono spesso solo pochi mesi, la seconda manovra veniva scritta e approvata in un periodo di piena campagna elettorale, divenendo essa stessa inefficace.
Così, oggi, si ricorre alle “clausole di salvaguardia” che ipotecano, oggi per domani, i correttivi di bilancio, senza bisogno di tornare a scrivere una nuova legge di stabilità.
Purtroppo, al contrario di quanto alcuni commentatori hanno detto ieri, il Governo ha dimostrato in passato che, una volta inserita una clausola di salvaguardia, ad essa poi si fa puntualmente ricorso.
Era stato così già per l’ultimo aumento dell’IVA, ma anche per la Tasi e per la mancata previsione di detrazioni fiscali.
Dunque, la clausola di salvaguardia è un “se”, ma con un elevato grado di probabilità.
Un aumento sconsiderato, che porterà un aumento generalizzato di prezzi, una contrazione della domanda e, soprattutto, costituirà un incentivo ulteriore all’evasione fiscale.
Dicevamo, nella legge di stabilità per il 2015 è inserita la clausola di salvaguardia che contiene già tre aumenti dell’IVA, a partiredal 2016 per finire al 2018: se mancheranno o non verranno raggiunti gli interventi programmati di spending review,scatterà dal 2016 l’aumento delle aliquote Iva del 10% (che arriverà al 13% del 2017) e del 22% (che, partendo da 24% a partire dal 2016, toccherà il 25,5% dal 2018).
Aumenteranno anche (ma a queste ci siamo già abituati) le accise sui carburanti.
Una spada di Damocle per il Paese
Su cittadini e imprese incombono più di una clausola di salvaguardia ossia previsioni già divenute norme di legge che, qualora i conti non dovessero tornare in corso di anno (così come sempre succede), senza bisogno di costringere l’esecutivo a un’impopolare “Manovra bis”, scatteranno in automatico. Si tratta, insomma, di misure lasciate, per ora, solo in “stand by” e che prenderanno vita se non verranno raggiunti gli interventi programmati di spending review.
Le suddette clausole di salvaguardia prevedono l’aumento dell’IVA ordinaria (oggi al 22%) fino al 25,5% e l’aumento dell’IVA ridotta di 2 punti (dal 10% passerà al 12%). Secondo queste scadenze:
NEL 2016
– l’Iva ordinaria (che oggi è del 22%, ossia per gran parte dei beni di consumo) passerà al 24%;
– l’Iva agevolata (che oggi è al 10%) salirà al 12%.
NEL 2017
– l’Iva ordinaria salirà dal 24% al al 25%
– l’Iva agevolata sfiorerà il 13%.
NEL 2018
– l’Iva ordinaria arriverà dal 25% al 25,5%.
– l’Iva agevolata resterà al 13%.
La tagliola sull’Iva garantirà maggior gettito di 12,8 miliardi
Con l’aumento dell’Iva, l’Esecutivo ritiene di poter assicurare maggior gettito per 12,8 miliardi nel 2016 e 19,2 per il 2017, oltre a 700 milioni di maggiori accise.
Le altre clausole di salvaguardia
Oltre all’IVA, nelle pieghe del ddl Stabilità si nascondono altre clausole di salvaguardia di cui, evidentemente, il Governo si guarda bene dal parlare.
Dal 30 giugno potrebbe scattare l’aumento delle accise su benzina e gasolio (1,7 miliardi di aumenti) che dovrebbe garantire un incasso di 700 milioni di euro.
A tali clausole si aggiungono poi quelle sulla lotta all’evasione e in particolare sullo split payment e il reverse charge esteso anche alla grande distribuzione (oltre 1,7 miliardi di maggiori accise se i due regimi non saranno autorizzati da Bruxelles).
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