Marinella Correggia, 16/02/2017
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Nota di Attilio Folliero: Molte ONG, Organizzazioni Non Governative, organizzazioni umanitarie e pseudo umanitarie che fanno finta di difendere i diritti umani, o l'ambiente, o fingono di lottare contro questa e quella ingiustizia sono al servizio della classe dominante, del sistema. Nei loro "rapporti" documentano o inventano violazioni dei diritti umani ed ingiustizie dove fa comodo. Nulla dicono per esempio delle violazioni dei diritti umani commessi dall'imperialismo statunitense, delle loro invasioni, dei colpi di stato, degli eccedi e di ogni sorta di violazione. Loro guardano solo in certe direzioni e trovano, spesso inventando, violazioni che fanno comodo a chi li finanzia. Cosa ci si può aspettare da Amnesty International e dal suo leader guerrafondaio, Zbigniew Brzezinski? Solamente accuse e violazioni di quei governanti che danno fastidio ai loro burattinai. Ogni tanto ci siamo occupati anche noi di queste organizzazioni pseudoumanitarie e dei suoi leader che abbiamo definito "Mercenari dei diritti umani": Amnesty International, Human Rights Watch, Reporteros sin Fronteras, AVAAZ, Greenpeace ed altre.
Amnesty International, la nota, grande e ricca organizzazione internazionale per i diritti umani, è infallibile come il papa? I suoi rapporti sono verità anche quando non hanno alcuna prova a supportarli? Se Amnesty fa una denuncia contro le carceri siriane dobbiamo crederle anche se perfino un oppositore rifugiato all’estero risponde punto per punto all’organizzazione smontandone metodologia, procedure e verosimiglianza dei fatti riferiti?
A guardare la storia dovremmo rispondere: NO. Amnesty sbaglia e anche spesso. E purtroppo, siccome tutti i media importanti riportano come oro colato le parole di Amnesty, il risultato è che, così, si finisce per legittimare guerre e aggressioni.
Facciamo due esempi storici di enorme gravità (perché hanno aiutato a legittimare guerre); prima di arrivare all’attualità.
Nell’autunno 1990, il mondo si stava avviando verso la guerra al’Iraq. In Consiglio di Sicurezza, solo Cuba e Yemen, membri quell’anno, resistevano... Ma Amnesty aiutò l’ultimatum che poi provocò i bombardamenti, e come? Dando credito a una falsa infermiera, in realtà principessa kuwaitiana, la quale aveva dichiarato che i soldati iracheni in Kuwait erano così’ crudeli che tiravano fuori i neonati kuwaitiani dalle incubatrici e li gettavano a morire a terra! Questa accusa pesò molto. Ma era falsa. Dopo qualche mese Amnesty lo ammise. Ma intanto l’Iraq era distrutto dalle bombe.
Un altro caso: nel 2011. In febbraio, all’inizio della rivolta in Libia, subito armata, e aiutata in tutti i modi dall’Occidente, la presidente di Amnesty International Francia dichiara che Gheddafi usa mercenari africani per uccidere i rivoltosi. Chi glielo ha detto? Appunto, i rivoltosi stessi, che avevano tutto l’interesse a ottenere l’appoggio della Nato. Solo dopo vari mesi, Amnesty ammette che non ha trovato sul posto alcuna di quell’accusa. Ma nel frattempo la Nato sta bombardando la Libia, con i risultati che conosciamo.
E veniamo a qualche giorno fa e alla Siria. Amnesty International pubblica un rapporto ormai famosissimo, che fa il giro del mondo. Secondo il quale nel carcere siriano di Saydnaya, fra il 2011 e il 2015 sarebbero stati impiccati dai 5.000 ai 13.000 detenuti, dopo essere stati torturati. E sarebbero stati gettati nelle solite “fosse comuni” di cui si parla sempre quando si tratta di giustificare azioni armate da parte dell’Occidente (ricordate le “fosse comuni di Gheddafi”?).
Allora, quali sono le prove di questo mattatoio, di questo “sterminio” per usare le parole dell’Ong? Quali le fonti? Sono verificate? Le fonti – anonime - sono 84 ex funzionari e guardie siriani, rifugiatisi in Turchia, Giordania, Stati uniti ed Europa. Senza nemmeno una foto, nemmeno con un cellulare. E con molte incongruenze. Tanto che anche un oppositore storico, che conosce bene la prigione in questione, ha spiegato punto per punto l’inattendibilità delle affermazioni. In precedenza, l’organizzazione concorrente di Amnesty, Human Rights Watch, aveva avanzato accuse simili con un rapporto, ugualmente senza prove, chiamato Caesar. Pieno sì di foto di morti, ma che non dicevano nulla su chi li avesse uccisi e su come fossero morti.
Non avrà forse ragione il governo russo a liquidare il rapporto dicendo: “E’ una provocazione senza evidenze, volta a buttare benzina sul fuoco proprio adesso che il conflitto ha possibilità di concludersi”? e la prova è che “questi numeri spaventosi sono il risultato di conteggi aritmetici sulla base di testimonianze anonime”.
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