Fonte: Stati di agitazione, 05/01/2017
Vedasi anche: 15 gennaio 1919: «Io ero, io sono, io sarò». L'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht
Molto di quello che sarebbe potuto essere si giocò, in questi stessi mesi, nella Germania sconvolta del 1919, quando le strade di Berlino e delle maggiori città tedesche furono invase ripetutamente da legioni di operai armati determinati a fare il salto della storia. Decisi a “fare come in Russia”, a ribaltare definitivamente il tavolo dei signori degli affari, dei capitalisti, dei grandi proprietari, dei borghesi padroni dello Stato. Decisi a farsi classe vendicatrice, classe dominante.
Auf, auf zum Kampf zum Kampf - Hannes Wader (In onore a Rosa Luxemburgo)
Cosa avrebbe significato una rivoluzione tedesca, nel cuore dell'Europa, nel livello più alto dello sviluppo industriale continentale, nel paese dove più forte era la classe operaia organizzata? Probabilmente la nascita del polo rivoluzionario e comunista fondamentale a cui Lenin aveva legato le sorti positive dell’Ottobre e della rivoluzione internazionale: una Germania sovietica che avrebbe dato respiro alla rivoluzione russa a Est, evitando probabilmente lo stato d’assedio permanente – fattore responsabile non poco della scomparsa della democrazia operaia dei consigli, della degenerazione burocratica bolscevica e della svolta staliniana seguente – e contribuito indubbiamente all’espandersi e all’intensificarsi dei focolai di conflittualità operaia e popolare all’Ovest – che stavano stravolgendo tutta l’Italia, la Francia, l’Austria, la Spagna, perfino l’Inghilterra – in modi e con risvolti che possiamo solo ipotizzare.
In quei giorni i grandi padroni borghesi tremavano per le loro ricchezze e per i loro privilegi, per le loro proprietà e per il potere che ne ricavavano. Ma le loro mani, macchiate del sangue di milioni di proletari trucidati nell’immane massacro imperialista della Grande Guerra, si stringevano con quelle – altrettanto sporche – dei leader del movimento operaio opportunisti e contro-rivoluzionari, sconvolti tanto quanto le classi dirigenti borghesi dalla prospettiva di un sollevamento violento dei proletari.
L'insurrezione di Berlino del 4-5 gennaio 1919 degli Spartachisti guidati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht venne schiacciata solo dopo molti giorni di furiosi combattimenti strada per strada, fabbrica per fabbrica, quartiere per quartiere, dal governo socialdemocratico “amico” degli Ebert e dei Noske, infami traditori e rinnegati della classe che dicevano di rappresentare, reclutatori e organizzatori di quei fucilatori di operai che furono i corpi franchi, ovvero soldati sbandati, piccolo-borghesi impoveriti e disoccupati accomunati da posizioni ultranazionaliste, anti-bolsceviche e di estrema destra, che in gran parte finiranno negli anni Trenta nelle bande hitleriane. Gli stessi Karl e Rosa furono barbaramente catturati, torturati e trucidati come bestie al termine degli scontri, il 15 gennaio. I morti operai si conteranno a migliaia e migliaia.
Questa non sarà che la prima di innumerevoli occasioni storiche in cui le forze riformiste e socialdemocratiche si presenteranno con la loro vera faccia, adempiendo con scrupolo al loro compito storico: essere la prima trincea della contro-rivoluzione in tempi di possibilità rivoluzionarie, le disciplinatrici della classe operaia e le garanti del controllo sui proletari, le ultime tutrici della stabilità dello Stato borghese e dell’ordine sociale nei momenti di estrema crisi del potere capitalista.
E allora teniamo a mente le ultime parole di Rosa Luxemburg sul fare di ogni sconfitta un anello della catena di disfatte storiche da cui fiorirà la prossima vittoria. Impariamo dalle sconfitte di ieri, studiamole, non dimentichiamole, tramandiamole, facciamone patrimonio della classe e trasformiamole in un bagaglio estremamente utile per le situazioni in cui si svolgeranno le battaglie di domani.
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