Arrigo Cervetto, Omaggio a Lumumba, in «Azione Comunista» n. 59 del 25 marzo 1961
Arrigo Cervetto nato a Buenos Aires, Argentina, il 16 aprile del 1927 e morto a Savona il 23 Febbraio 1995 è il fondatore, nel 1965, del Partito Lotta Comunista. Vedasi nostro dossier "50 anni di Lotta Comunista"
Patrice Émery Lumumba, assasinato il 17 gennaio 1961
"Con l'assassinio di Lumumba e di alcuni dirigenti del MNC un altro atto si aggiunge alla sanguinosa tragedia colonialista. I "civilizzatori" hanno dimostrato ancora una volta al mondo quanto sia violenta la loro "democrazia". […] Il dramma di Patrice Lumumba, la sua premeditata soppressione, il suo sacrificio ci ispirano più che un sincero omaggio. Lumumba è un combattente della rivoluzione coloniale sulla cui tomba il proletariato, un giorno, deporrà il fiore rosso. Noi che, marxisticamente, abbiamo criticato e critichiamo il suo confuso operato politico, lo difendiamo dagli insulti di chi ha imparato a scrivere solo per avere una penna - in mancanza d'altro- da prostituire e dai lamenti ipocriti di chi ha imparato a piangere solo per vendersi le lacrime. Lumumba ha saputo morire combattendo per rendere indipendente il suo paese.
Noi internazionalisti difendiamo il suo nazionalismo contro chi fa del nazionalismo (bianco!) una professione. Questa gente che si riempie tutto il giorno la bocca di "patria" per poter internazionalmente sfruttare il proletariato, questa gente che banchetta storia ed idee al centenario del Risorgimento borghese, questa gente che, tra uno scandalo squillo e l'altro, sorge indignata a proclamare l'inviolabilità dei "sacri confini", anche una misera patria, anche un misero confine, anche un misero Risorgimento vuol negare al nero Lumumba.
Lumumba ha lottato per un ideale che aveva raccolto nelle sofferenze del suo popolo e nella babele della democrazia borghese eretta dai bianchi. I democratici borghesi, i teologi del moderno capitalismo e dello sfruttamento perfetto, gli imbonitori dell'ordine democratico nazionale, i "persuasori occulti" di una società che tanto è democratica quanto più perfeziona e lubrifica la macchina del profitto e della rapina imperialistica, questa "corte dei miracoli democratici" nemmeno un pò di "ideale democratico" vuol concedere al nero Lumumba. Eppure Lumumba è morto perché ha creduto a loro e al "Tempio di Vetro". Non era abbastanza "selvaggio" Lumumba per poter rimanere incontaminato dalla "democrazia". Ha creduto alla tavola rotonda, al Parlamento, alla "Tavola Rotonda" di tutte le "Tavole Rotonde": l'ONU. La "civiltà cattolica" del "cattolicissimo" Belgio aveva creato un abisso tra i feticci dei suoi antenati ed il suo banco di scuola. Il passato era sepolto nel sangue, alle sue spalle. Non gli restava che credere ai nuovi feticci e ai nuovi stregoni. Andò alla "Tavola Rotonda" ed ebbe anche lui finalmente il "battesimo democratico", quella grazia sublime per cui si può eleggere ed essere eletto. Fu eletto, fece una Costituzione, creò un governo, imitò nel miglior modo possibile il rito degli stregoni bianchi. Ma, ingenuo neofita, non ne comprese il segreto. Eppure se avesse letto più a fondo le pagine della storia dei bianchi, se avesse sbucciato il pomo dorato della "democrazia", se fosse veramente andato a scuola dall'Occidente, trovarne il segreto sarebbe stato un gioco da bambini.
Primo: usare decisamente il massimo della violenza organizzata per rompere le vecchie strutture economiche ed i vecchi ordinamenti giuridici, per detenere tutte le forze produttive, per dominare tutto il processo di accumulazione e di concentrazione del capitale.
Secondo: assicurare le reali leve del potere nelle mani della classe dirigente non importa se analfabeta (di quanti prìncipi analfabeti è fatto il regno del Capitale!), instaurare il "libero gioco" democratico a cui debbono credere le masse sfruttate e non certo gli sfruttatori. Questo avrebbe dovuto fare Lumumba se fosse stato un democratico perfetto, cioè un borghese completo. Il male è che della democrazia aveva assorbito i prodotti levigati, ben confezionati, luccicanti, standardizzati, modernissimi, uso export e non i buoni prodotti antichi, artigianali, grezzi ma solidi. Forse aveva letto gli editoriali di Lippman ma non i discorsi di Robespierre. Forse aveva sentito i messaggi di Kruscev ma non gli appelli di Lenin. E soprattutto aveva dato ascolto agli Nkrumah, ai Séku Touré, ai Nehru. Pensò come questi, di salvarsi giocando tra i due blocchi e non si accorse che era troppo debole per poter uscire dal loro gioco con un certo vantaggio. Gli americani ad un certo punto lo abbandonarono, i russi ad un dato momento non lo appoggiarono: divenne, in pochi giorni, un semplice "pedone" della scacchiera diplomatica. E quando il gioco si allargò con l'ONU, persino i neutrali lo abbandonarono alle fluttuanti correnti degli intrallazzi internazionali. E all'ombra della gigantesca ONU, di questo democraticissimo monumento dell'ipocrisia imperialista eletto universalmente a salvaguardia dei "diritti" e della pace dei popoli, Patrice Lumumba poteva essere sputacchiato, martoriato, macellato, da un Ciombe qualsiasi.
In carcere, prima di morire, senz'altro Lumumba ebbe modo di meditare la prima grande lezione di "democrazia" della sua lunga vita, tanto che lasciò un dignitoso ricordo nel rifiutare il compromesso di Kasavubu e Mobutu. Era il primo e più coerente gesto della sua carriera politica e non già perché nella lotta di liberazione nazionale non siano necessari, a volte, determinati compromessi, bensì per la semplice ragione che tali compromessi vanno ancorati ad una costante linea politica e a ben precisi obiettivi. La lotta coloniale contro l'imperialismo non è il risultato di patteggiamenti, di tavole rotonde e di Costituzioni. Essa deve essere il frutto di una lunga attività di organizzazione, di sacrificio, di volontà. La situazione oggettiva del Congo doveva favorire il trucco della decolonizzazione belga. Il frazionamento, la balcanizzazione, l'immaturità dovevano partorire la incapacità e la debolezza del movimento nazionalista. Lumumba credette di poter saltare questi enormi ostacoli con la diplomazia e rimase stritolato dalla macchina infernale dei sorrisi, dei discorsi, del diritto internazionale e dei colpi alla schiena, inventata e manovrata dai "paesi avanzati". E' stato una vittima della democrazia, né la prima né l'ultima. Dall'altra parte nessuno lo ha avvisato. Nessuno, lo ha illuminato. Il socialismo ufficiale, socialdemocratico o krusceviano, è "democratico" anch'esso, cioè imperialista. Anche per questo noi marxisti siamo i soli a rendere omaggio a Lumumba, figlio di un'Africa che da sola, nella confusione e senza l'aiuto del proletariato internazionale deve portare avanti la sua dolorosa battaglia.
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