Attilio Folliero, Caracas 02/02/2016
Vedasi anche:
- Le azioni di protesta ed articoli di Marinella Correggia
- Kerry non si tocca più nemmeno con un cartello
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Momento in cui Marinella Correggia tenta di alzare il cartello |
Dalla stessa Marinella Correggia abbiamo appreso che sul cartello bifronte di colore giallo che voleva esporre c’erano scritte, in lingua inglese, le seguenti frasi: “Daesh, figlio delle vostre guerre, del vostro denaro e delle vostre armi”; “Siria, Libia, Iraq, Yemen: le vostre vittime”; “Arabia Saudita, Stati uniti, Turchia: stati sponsor del terrorismo”.
L’accaduto è passato totalmente sottosilenzio e sicuramente nessun media di regime, giornale o TV, lo riporterà.
In Italia ed in occidente la repressione della libertà di manifestare il proprio pensiero è arrivata al punto da impedire perfino l’esposizione di un semplice cartello di protesta.
In Italia ed in occidente la repressione della libertà di manifestare il proprio pensiero è arrivata al punto da impedire perfino l’esposizione di un semplice cartello di protesta.
Fortunatamente l’evento è stato ripreso e pubblicato da IRIB News Agency, l’Agenzia Giornalistica della Repubblica Islamica dell’Iran, in cui si mostra il tentativo di protesta dell’attivista italiana. Di seguito riportiamo il video in questione.
Ricordiamo che Marinella Correggia non è nuova a questi tentativi di manifestare la propria indignazione verso i potenti della Terra. Il 19 ottobre 2015, all’Aeroporto Militare di Trapani, durante la conferenza stampa di presentazione delle manovre “Trident Juncture 2015”, Marinella Correggia è riuscita ad effettuare una manifestazione di protesta davanti al Vicesegretario Generale della NATO, Alexander Vershbow, esponendo un cartello che diceva: "La Nato va disciolta".
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molti si indignano a parole e tanti troppi latitano nei fatti,Marinella è brava e coraggiosa una dei pochi giornalisti che fa onore alla sua categoria.Dove sono quei "braviragazzi"e quelle "braveragazze" che riempono pagine di indignazione alla parola "frocio"per poi sparire quando si tratta di difendere non solo una collega,non solo una donna ma il diritto al dissenso che è di tutti, al dubbio,alla ricerca della verità che dovrebbe essere il fine ultimo di chiunque si professi giornalista.
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