jueves, 8 de noviembre de 2007

Ancora una volta la manipolazione dei media italiani sul Venezuela: il caso de "Il Messaggero"

Attilio Folliero, Caracas 08/11/2007

Il Messaggero di oggi (08/11/2007), che prendiamo come esempio della ennesima manipolazione dei media italiani riguardo i fatti del Venezuela titola: “Venezuela, i sostenitori del presidente Chavez sparano sugli studenti in corteo: un morto e 6 feriti”, con la foto che ha fatto il giro del mondo, dove si vede uno studente (chavista) con una pistola in mano. 

Ancora più vergognosa e delirante la notizia del TG2 ore trediciChávez fa sparare contro gli studenti... In Venezuela la polizia ha fatto fuoco contro gli studenti che contestano il presidente Chávez”.

La realtà, però è ben diversa da quanto vogliono far credere i vari media del mondo, che manipolano le notizie, estrapolando una foto da un filmato. I fatti, come dimostrano i video che consigliamo di visionare, sono andati diversamente.

Si tratta dello stesso copione dell’11 aprile. A tal fine, invitiamo a vedere o rivedere Puente Llaguno: clave de una masacreInoltre:

Conspiración mortal

Crónica de un golpe de estado. capitulo 1: el secuestro de la verdad

Come al solito, da un filmato, o da un evento si estrapola un fotogramma e si costruisce la notizia: un chavista, un simpatizzante di Chávez con la pistola in mano diventa l'aggressore. Però, analizzando i filmati, integralmente ci si rende facilmente conto di come sono andati realmente i fatti.

I fatti sono questi.

In mattinata, un paio di migliaia di studenti di opposizione (la gran parte proveniente dalle università private) ha partecipato ad una marcia diretta al Tribunale Supremo (l’equivalente della nostra Corte Costituzionale), dove una delegazione è stata ricevuta dalla Presidente. Praticamente l’obiettivo era introdurre un ricorso con cui si chiedeva lo slittamento della data di realizzazione del referendum. Il Tribunale Supremo ha prontamente deciso oggi, rigettando la richiesta.

Il Messaggero parla di una marcia di ottantamila studenti! 

Possiamo tranquillamente affermare, senza temere di essere smentiti, che alla marcia c’erano qualche migliaio di studenti e forse stiamo anche esagerando. Tenendo presente che l'università che fornisce il numero più alto di partecipanti alle marce (qualche migliaio) è la l'Università “Simon Bolivar”, che in questa occasione però ha svolto regolare attività didattica e non era presente a questa marcia, se non con pochi rappresentanti; le università pubbliche hanno svolto tutte regolarmente attività didattica, per cui a questa marcia hanno partecipato solo le università private; di conseguenza, non solo visivamente, ma anche numericamente possiamo dire che potevano essere presenti alla marcia non più di un paio di migliaia di studenti, considerando qualche centinaio per ogni università privata. La deduzione logica coincide dunque con quanto analizzato visivamente.

Il dopo marcia

Una parte di questi manifestanti, qualche centinaio, dopo la marcia si è diretta all’Univerità Centrale, evidentemente per effettuare una riunione - immaginiamo - per analizzare gli eventi della giornata.

Questo gruppo si è imbattuto in una cinquantina di studenti, quasi tutte donne, che stavano facendo propaganda a favore della riforma.

Nel sito di Radio YVKE si possono visionare quattro interessanti video, che mostrano il reale svolgimento degli avvenimenti: l'arrivo degli studenti di opposizione, l'aggressione agli studenti simpatizzanti di Chávez, l'assedio ed il tentativo di dare fuoco all'istituto in cui erano rifugiati gli impauriti studenti chavisti, lo studente della opposizione ferito dalle pietre che lanciavano gli stessi studenti di opposizione contro gli studenti chavisti assediati, il tentativo di aggressione al ragazzo della Televisione "Avila TV" che stava filmando l'incendio di un autobus.

Un altro video realizzato con un cellulare all'interno dell'istituto assediato mostra gli studenti chavisti: nessuna mitragliatrice e nessuna bomba a mano (in questi termini si è espresso come al solito Globovision, la tv di opposizione), ma solamente tanta paura; tante ragazze spaventate a morte.

La TV Globovision per tutto il giorno precedente, ha chiamato alla marcia con messaggi incitanti alla violenza. In qualsiasi altro paese civile del mondo questa TV, che incita continuamente alla violenza, fino a proporre più o meno apertamente l'assassinio del presidente, sarebbe già stata chiusa dalle autorità giudiziarie. Qua, in Venezuela si aspetta lo scadere del contratto di concessione.


Alle parole deliranti del cronista di turno, a Globovision, è poi arrivato un filmato in cui si vede un chavista con la pistola in mano, lo estrapolano dal contesto ed ecco confezionata la notizia: i chavisti sparano sugli studenti di opposizione, come titola il Messaggero, che condisce la notizia con la presenza di un morto, per ottenere un maggior effetto. Smentiamo categoricamente quanto pubblicato dal Messaggero e dagli altri media, e possiamo assicurare che fortunatamente non c’e stato nessun morto. Il bilancio parla di 9 feriti, di cui uno per arma da fuoco; la maggior parte dei feriti si contano tra le file degli studenti simpatizzanti di Chávez.

Purtroppo in una società violenta, come quella venezuelana, sono molti ad andare in giro con le armi. Tra gli studenti simpatizzanti di Chávez, assediati c'era uno con la pistola. Vistosi assediato ed in pericolo, per aprire una via di fuga, ha tirato fuori la pistola (che vediamo nella foto) ed ha cominciato a sparare; gli aggressori si sono momentaneamente spaventati, si sono allontanati il tempo necessario per permettere agli studenti assediati di poter scappare e mettersi in salvo.

I fatti veri, dunque sono andati esattamente in senso contrario da come proposto dai media: c'è stata una aggressione, ma da parte degli oppositori ai danni degli studenti simpatizzanti di Chávez.

Come si vede nelle immagini gli studenti di opposizione non solo hanno aggredito, assediato e tentato di incendiare gli studenti simpatizzanti di Chávez, ma hanno anche provocato numerosi danni all'istituto preso d'assalto ed alla Università Centrale, dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco.

Non solo: sono stati presi d'assalto da questa orda, anche le vie adiacenti l'università e sono state incendiati numerosi alberi di palme.

Le autorità universitarie hanno una forte responsabilità nell'accaduto; il rettore in questione, l'italo-venezuelano Paris era all'estero ed il suo sostituto non ha mosso un dito: avrebbe dovuto chiamare le forze dell'ordine, che in virtù dell'autonomia esistente, possono entrare all'interno dell'università solo se chiamati dalle autorità universitarie. Le autorità universitarie hanno anche un'altra responsabilità: hanno invogliato gli studenti a partecipare alle marce ed alle proteste, agevolandoli anche negli esami, nel senso che non avendo potuto studiare per dedicarsi alle proteste, i professori sono stati invitati dalle autorità universitarie a concordare con gli studenti la data più confacente per la realizzazione degli esami.

Il problema di fondo esistente in Venezuela non è la riforma costituzionale in se; addirittura i media inventano una supposta elezione indefinita, a vita, di Chávez; mai falsità più grande di questa: la riforma non prevede alcuna elezione indefinita dell'attuale presidente, ma semplicemente, come esiste in tutti i paesi civili del mondo, Italia compresa, la possibilità per qualsiasi cittadino di potersi candidare alla Presidenza della Repubblica tutte le volte che lo desidera.

Ovviamente deve fare i conti con la elezione; sara eletto o rieletto presidente solo se la maggioranza del popolo lo desidera. In Francia Chirac o chi per lui può candidarsi tutte le volte che lo desidera, cosi come in Italia un deputato; poi, per essere eletto effettivamente è necessaria la maggioranza dei voti ad ogni elezione. Tra l'altro non dimentichiamo che in Venezuela esiste la figura del referendum revocatorio a metà del mandato.

Il vero problema dunque non è la riforma in se, ma la lotta di classe esistente: da un lato una maggioranza consolidata, che si raccoglie attorno ad Hugo Chávez che punta ad una società profondamente differente, fondata sui principi del socialismo; dall'altro lato, la minoranza oligarchica e le classi proprietarie si oppongono con tutte le forze e tutti i mezzi; sanno bene che elettoralmente non hanno alcuna speranza, per cui si appellano a qualsiasi mezzo, anche alla violenza ed al colpo di stato; ovviamente il tutto finanziato dalla CIA, dal Governo USA ed enti più o meno governativi (vedasi finanziamenti a Sumate, "Golpe" del 2002 e "Paro petrolero" del dicembre 2002-gennaio 2003).
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